Anticipare lo scambio della pace?

Ho visto in una chiesa diversa dalla mia che il sacerdote celebrante ha invitato i fedeli allo scambio della pace anticipandolo. Gli ho chiesto il perché. Mi ha detto che il segno di pace, soprattutto tra i bambini e i ragazzi crea molta confusione e toglie la preparazione alla Comunione.
Un lettore, Sauro

La questione dello scambio del segno della pace è stata già trattata nel numero di novembre 2019 del “Montefeltro”, al quale rimando per il significato teologico e il posto di questo gesto nella liturgia romana rispetto, per esempio, a quella ambrosiana. Mi limito a fare alcune considerazioni. Per questo ed altri elementi di ogni celebrazione liturgica, il celebrante è autorizzato a fare solo quegli adattamenti permessi dal libro liturgico stesso nella sua autonomia. Circa l’argomento specifico è da ricordare che già Papa Benedetto XVi, nell’Esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum caritatis, aveva posto il problema ed affidato alla Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti il compito di esaminare la questione per salvaguardare il senso sacro della celebrazione eucaristica e il senso del mistero nel momento della Comunione sacramentale (cfr. n. 49). La Congregazione, dopo avere interpellato le Conferenze dei Vescovi nel maggio 2008 e dopo approfondita riflessione ha “ritenuto conveniente conservare nella liturgia romana il rito della pace nel suo posto tradizionale e non introdurre cambiamenti strutturali nel Messale Romano” (Lettera circolare L’espressione rituale del dono della pace nella Messa, 8 giugno 2014, n. 5). La stessa circolare dà le seguenti indicazioni pratiche, sempre al n. 5c): Ad ogni modo, sarà necessario che nel momento dello scambio della pace si evitino definitivamente alcuni abusi come: 1) l’introduzione di un “canto per la pace”, inesistente nel Rito romano; 2) lo spostamento dei fedeli dal loro posto per scambiarsi il segno della pace tra loro; 3) l’allontanamento del sacerdote dall’altare per dare la pace a qualche fedele; 4) che in alcune circostanze, come la solennità di Pasqua e di Natale, o durante le celebrazioni rituali, come il Battesimo, la Prima Comunione, la Confermazione, il Matrimonio, le sacre Ordinazioni, le Professioni religiose e le Esequie, lo scambio della pace sia occasione per esprimere congratulazioni, auguri o condoglianze tra i presenti.
Quindi, il problema degli abusi nelle celebrazioni liturgiche non si risolve con lo spostamento o l’eliminazione di eventuali elementi difficoltosi. La soluzione risiede nel rispetto delle norme liturgiche e nella formazione liturgica di tutti, sacerdoti e laici. Lo afferma la circolare della Congregazione: “si esortano, pertanto, i Vescovi e, sotto la loro guida, i sacerdoti a voler considerare e approfondire il significato spirituale del rito della pace nella celebrazione della Santa Messa, nella propria formazione liturgica e spirituale e nell’opportuna catechesi ai fedeli” (n. 5).

don Raymond Nkindji Samuangala, aprile 2020
Assistente collaboratore Ufficio diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti