Carnevale (Febbraio 2019)

Pieter Bruegel il vecchio, Lotta tra Carnevale e Quaresima, 1559 (118×164,5 cm), olio su tavola, Kunsthistorisches Museum, Vienna
Non compare tra il ciclo dei mesi questo dipinto di Bruegel il vecchio, tuttavia s’inserisce molto bene nel contesto di una società che poneva attenzione al ciclo delle stagioni a partire da eventi religiosi e non. Febbraio, lo sappiamo, è caratterizzato per tutti dal Carnevale. Il Carnevale, da carnem levare (o anche carni vale!), segnava, nel medioevo, l’addio alle carni. E quest’opera ne celebra gli eccessi e le licenziosità cui ci si abbandonava prima di entrare nel clima austero della Quaresima. Oggi, avendo perso il senso profondo della Quaresima e dell’astinenza in generale, non possiamo neppure capire il senso profondo del Carnevale. Bagordi e licenziosità, infatti, caratterizzano quasi ogni periodo dell’anno nella società odierna. Non così per Bruegel che data questo dipinto 1559, esattamente 460 anni or sono. Dieci anni dopo il grande pittore moriva e si celebra, in effetti, quest’anno l’anniversario della morte (450 anni: 1569-2019). In questa tela dal titolo Lotta tra Carnevale e Quaresima, si affrontano in primo piano un uomo obeso, a cavallo di una botte circondato da cibi e gente festante, e una donna magrissima, dal volto triste che, seduta sopra un rudimentale carrello, viene trainata a forza da una monaca e un frate. Sullo sfondo una locanda e una chiesa evidenziano i due fronti ove avviene lo scontro. Disseminati lungo la tela appaiono piccole scene e ritratti che, nell’uno o nell’altro settore, senza scadere nella condanna amara, registrano una grande ipocrisia generale. C’è chi sostiene che l’artista voglia, in questa tela muovere una sottile denuncia allo scontro, così vivo in quel momento, fra la Chiesa cattolica (rappresentata dalla Quaresima e la Chiesa Riformata rappresentata dal Carnevale) quasi a sostenere che la Chiesa di Cristo non si può identificare con l’uno o con l’altro fronte ma va ricercata altrove. Alcune scene, del resto, ci orientano in questa lettura. Nell’angolo basso di sinistra ad esempio è ritratto un uomo di mondo vestito di azzurro e rosso, colori del peccato e dell’inganno, che in prossimità della chiesa (e dunque in Quaresima) dona alcune monete a una povera cenciosa mestamente seduta col suo bimbo lungo il ciglio della strada. Un gesto di pietà fatto senza carità, ma con il solo intento di espiare i propri peccati. Ma soprattutto la scena situata nel cuore del dipinto dove una coppia si avvia lentamente verso una meta ignota guidata da un buffone. La donna porta sulla schiena una lanterna spenta. Attorno a loro il vuoto, che contrasta con il pullulare delle attività in piazza. Bruegel, cattolico, vive e opera in un’Olanda divisa fra cristiani e protestanti (soprattutto luterani e calvinisti. Nei Paesi Bassi la Chiesa calvinista diventerà Chiesa di Stato nel 1566). In questa coppia, che avanza nel buio affidata unicamente alla guida di un buffone, l’artista vede la parodia delle due confessioni religiose che si contendevano il primato di religione di Stato. A febbraio, dunque, mese di riposo nei campi, la vita dei contadini si concentrava in città e, se si aveva più tempo per il dibattito sulle questioni politiche, per le pratiche religiose, offerte dalla Quaresima, c’era anche più spazio per momenti festaioli e sregolati come il Carnevale. Un mese, dunque, adatto per la riflessione e per il bilancio. Non si può ridurre la fede in generale, (o la Quaresima in particolare) a un tempo per sistemarsi la coscienza e scendere a patti con un’etica religiosa che è, forse, un po’ troppo esigente per i tempi moderni. Tuttavia, in nome di una libertà e di un’esaltazione della corporeità umana e della positività dei suoi sensi, non ci si può abbandonare ciecamente agli istinti e agli impulsi, perché neppure questo dà ragione alla vera bellezza dell’essere uomini e persone. Per il credente, la Quaresima con le sue pratiche di pietà, i digiuni e le astinenze mira a molto di più. Offre uno spazio entro il quale riappropriarsi del battesimo ricevuto e della propria adesione a Cristo. Nel suo dipinto Bruegel denuncia una lotta tra male e bene solo apparente che segna, invece, il trionfo della superficialità e della tiepidezza. Per la Chiesa, infatti, la lotta tra Carnevale e Quaresima non è lotta tra un male, identificato con il piacere, e un bene, assimilato all’austerità, ma è piuttosto scontro tra un bene illusorio che uccide l’uomo e il vero Bene che edifica la persona. Cristo stesso con la sua venuta ha reso evidente questa lotta. Egli, dopo il battesimo, fu spinto dallo Spirito nel deserto per giungere preparato alla sua ora. Nel deserto affinò la nostra carne perché imparasse a distinguere tra il mondo delle illusioni, teatro di Satana, e il mondo bisognoso di misericordia, regno del Padre. Nei due settori, sono interessanti le scene sullo sfondo. A sinistra, nell’area del Carnevale, alcuni ragazzi in girotondo giocano al Re bevitore (che insegue la salvezza senza mai raggiungerla appieno) e, più in là, brucia il fantoccio dell’inverno per ingraziarsi la speranza della stagione nuova, la primavera. Dall’altro lato, invece, all’interno di una chiesa le statue coperte denunciano già la settimana santa e un sacerdote, al confessionale, brucia i peccati di un penitente offrendo la stagione nuova della grazia. Così si compie la riflessione tra il vero e il falso bene: contro un fuoco incapace di bruciare l’inverno del cuore c’è un altro fuoco, quello che Cristo è venuto a far divampare, che scalda i cuori e apre il destino dell’umanità a una primavera eterna, di cui febbraio è come il grande portale.
suor Maria Gloria Riva