Chiamati a seguire le orme di Cristo

Ascensione di Cristo, Hans Süss von Kulmbach, olio su tavola c. 1513. Metropolitan Museum of Art.

Il libro degli Atti è l’affascinante storia della prima comunità cristiana. Una comunità che, faticosamente, ma continuamente sorretta dallo Spirito Santo, si ricompatta e si rafforza dopo gli eventi drammatici della passione del Signore. Se la storia degli Apostoli e dei discepoli inizia nei tre anni di vita apostolica di Gesù e con la sua azione educativa, è solo dopo la Risurrezione che prende il via a pieno titolo la vita della Chiesa. Per l’evangelista Luca, che scrive il testo degli Atti, la prima comunità cristiana è un modello sempre vivo e sorgivo cui attingere per ogni esperienza comunitaria. Il momento ufficiale del suo inizio si colloca proprio nel giorno dell’Ascensione del Signore, quando cioè Gesù si sottrae dalla vista dei discepoli, educandoli a percepire la sua Presenza nell’anima. Cosa cui li renderà familiari lo Spirito Santo (cfr Atti, 1, 6-9).

 Venutisi a trovare insieme
Chi sono coloro che si sono venuti a trovare insieme? Non sono persone che casualmente si sono trovate ad essere spettatori dell’Ascensione di Gesù, sono piuttosto coloro che si erano messi a tavola con Lui (come si legge in At 1,4). Oppure, secondo un’altra traduzione possibile, quelli che il Signore Gesù aveva radunato attorno a sé, quei discepoli, cioè, che hanno mangiato col Risorto. La comunità cristiana non è perciò costituita da persone che si frequentano attratte da simpatia reciproca o da ideali affini ma è composta da persone chiamate dal Signore. Persone che hanno fatto esperienza di lui e che a lui affidano la loro vita. Inizia a far comunità colui che compie il passaggio dal “cercare la comunità per me”, all’essere “io per la comunità”. Luca nel suo Vangelo descrive questo passaggio attraverso i due discepoli di Emmaus i quali, se in un primo momento avevano guardato alla comunità dei discepoli come al luogo della realizzazione delle loro attese messianiche, dopo l’incontro col Risorto tornarono a Gerusalemme dai fratelli a testimoniare la loro esperienza di fede. L’assemblea cristiana (e pensiamo soprattutto alle nostre assemblee liturgiche), è sempre una convocazione, si è sempre cioè chiamati e radunati dal Signore per essere inviati.

“È questo il tempo in cui ricostruirai il regno d’Israele?”
I discepoli pur essendo stati chiamati, convocati dal Signore rimangono imprigionati da alcuni condizionamenti che impediscono loro di essere comunità e di vivere in pienezza la loro missionarietà. La domanda rivolta al Signore prima dell’Ascensione, rivela una delle preoccupazioni principali per l’uomo: quella per il futuro. Per quanto la domanda sia nobile, essa infatti non riguarda la restaurazione politica di Israele, bensì la manifestazione del Regno dei Cieli promessa dal Signore, pur tuttavia nasconde l’ansia per il futuro, o meglio, la volontà, così tipica per l’uomo (specie per l’uomo moderno), di impossessarsi del futuro, di poterlo in qualche modo circoscrivere. Gesù risponde in modo drastico togliendo loro ogni sicurezza umana in merito al futuro: Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta. Così facendo spalanca l’orizzonte stesso del futuro: Mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra. Gesù offre un’unica certezza: avrete forza dallo Spirito Santo, li riporta cioè a quello che fu il fulcro della sua esistenza terrena e che è, nel contempo, l’oggetto della promessa del Padre, lo Spirito Santo. Lo scopo della Chiesa, e quindi di ogni comunità cristiana, è generare figli di Dio, rinati dall’acqua e dallo Spirito, perciò Gesù sottrae i discepoli alla preoccupazione del futuro e spalanca la loro esistenza all’azione dello Spirito. Essi saranno testimoni, cioè martiri, disposti a dare la vita per il Regno piuttosto che attenderne passivamente la manifestazione.

L’Ascensione di Cristo di Hans Süss von Kulmbach
Hans Süss von Kulmbach fu allievo di Dürer e proprio da una Xilografia del grande maestro di Norimberga trasse questa tavola dedicata all’Ascensione. Il pannello faceva parte di una pala d’Altare dedicata alla vita della Vergine, le cui parti, smembrate arricchiscono oggi la collezione di vari Musei. A differenza di altre opere Kulmbach ci vieta di vedere il Monte dell’Ascensione ma l’obiettivo è concertato sulla comunità dei discepoli. Essi sono la vera terra dalla quale il Cristo si diparte per tornare al Padre e a questa terra di anime Egli promette il suo ritorno e la sua Presenza tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Come vuole il libro degli Atti i discepoli e gli apostoli si radunano di nuovo attorno alla Madre di Gesù che diventa il punto di unità e comunione con il loro Maestro. Sarà lo Spirito Santo che discendendo sotto forma di fuoco e di vento penetrerà nelle loro anime rendendoli consapevoli dell’unione indissolubile con Cristo e con il Padre. Ciò che si vede del loro Maestro sono i soli piedi. Sono i piedi piagati che, nonostante la certezza della Risurrezione, ricordano alla Chiesa come debba seguire le orme del suo Fondatore.
Se i volti e gli sguardi sono tutti rivolti al Cielo, quei piedi riportano gli Apostoli alle necessità della terra. Di nessun discepolo si vedono i piedi se non dell’apostolo accanto a Maria. Due piedi in primissimo piano che educano noi a comprendere di essere in cammino e di dover obbedire a colui che non si è mai abbassato alle dinamiche del male. Per la vicinanza con Maria e il color ocra del suo mantello, potrebbe, quell’apostolo, essere lo stesso Pietro. Non lo sappiamo, certo è che quei piedi rimandano a un passo del Principe degli apostoli che sintetizza il senso stesso della Chiesa e della sua presenza fra gli uomini: se facendo il bene sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme (1 Pt 2,20-21).

suor Maria Gloria Riva
Pietrarubbia, settembre 2022