“Credo sulla tua Parola”

Dalla guarigione alla salvezza

24 gennaio 2021: Domenica della Parola. Perché Papa Francesco ha indetto una domenica per celebrare la Parola di Dio? Ogni domenica, in tutte le comunità, si proclama e si medita la Parola di Dio… «Può succedere – constata il Vescovo – che nel nostro cuore, nella nostra vita spirituale, nella nostra pastorale perdiamo il contatto con la Parola di Dio». Va precisato come il recupero della dimensione biblica non sia da pensare «una volta all’anno, ma una volta per tutto l’anno» (AI 8), cioè per una maggiore consapevolezza di che cos’è la Parola di Dio e di quanto sia determinante per la vita delle nostre comunità. «La Parola non è una filosofia – esplicita mons. Andrea – e neppure una religione; la Parola è Dio stesso che agisce in noi e ci rende Chiesa, comunità, famiglia». Poi presenta due diverse prospettive con cui approcciarsi alla Parola. La prospettiva esperienziale di chi «parte dalla vita con le sue interpellanze e le risolve chiedendosi: che cosa dice Gesù a proposito di questo? Cosa dice la Parola di Dio su questa cosa che mi accade? E obbedisce alla Parola». La prospettiva kerygmatica di chi «parte dal testo sacro e prova a declinarlo nelle situazioni di vita. Per far questo legge la Parola di Gesù, dei profeti e dei Salmi, fa tesoro dei brani ascoltati nella celebrazione domenicale, sottolinea una frase in particolare e, durante la settimana, fa l’esercizio di averla presente: la rumina (in senso metaforico), la pensa, cerca di iniziare la giornata alla luce di quella Parola e di viverla». «L’una e l’altra prospettiva – conclude – si basano sulla convinzione che la Parola sia efficace, che abbia una potenza propria, se accolta con fede». E questo è importante! Mons. Vescovo invita a «far nascere in ogni parrocchia un “gruppo della Parola”, sia pure piccolo, ma generativo: un frutto del Programma pastorale di questo e del prossimo anno» (Omelia nella III domenica del Tempo Ordinario, Murata RSM, 24.1.2021).
Non è stata una coincidenza che la Domenica della Parola sia stata incastonata nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio) ad indicare «un cammino da perseguire alla luce della Sacra Scrittura». Uno dei momenti culminanti è stato, infatti, quello della preghiera ecumenica celebrata dal Vescovo Andrea, insieme a rappresentanti della Comunità Valdese, ortodossa e cattolica di rito bizantino, nella Basilica del Santo Marino. Un passaggio importante dell’intervento del Vescovo in quella occasione richiama il Concilio Vaticano II: «La divina Rivelazione è Dio che, per la ricchezza del suo amore, parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con loro per invitarli e ammetterli alla comunione con sé (DV 2)». «Per noi – prosegue – leggere le Sacre Scritture non è come leggere un classico, un capolavoro che emoziona ed entusiasma. No. Quando apriamo il libro delle Sacre Scritture è Dio che si intrattiene con ognuno di noi come con un amico. Un Dio amico! Allora dietro le parole, cerchiamo la Parola, il Verbo che “si è fatto carne” (Gv 1,14)» (Discorso durante la Preghiera ecumenica, Basilica del Santo Marino RSM, 25.1.2021).
Qualcuno sostiene che la Chiesa non abbia detto parole significative in questo tempo di pandemia. «Per dire parole nuove, parole vere, bisogna vivere; le parole non si inventano, scaturiscono dalla vita», afferma il Vescovo rivolgendosi ai giornalisti e agli operatori della comunicazione riuniti in occasione della festa di San Francesco di Sales (patrono dei giornalisti). «Quello che ci è chiesto – continua – è la vicinanza alle persone. Occorre trovare parole che diano fiducia. Oltre a denunciare ed evidenziare il male, è importante far vedere tutto il positivo che c’è in questo tempo. È compito di noi comunicatori portare alla luce quello che paradossalmente non fa notizia». E conclude: «Per quello che io sento, le parole nuove nascono dal Vangelo vissuto. […] Il Signore metterà parole giuste sulle nostre labbra, parole che possono toccare, servire, prendersi cura dei fratelli. Sarà accanto a noi nelle nostre delicate responsabilità» (Omelia nella Festa di San Francesco di Sales, Murata RSM, 25.1.2021).
Le parole più significative la Chiesa le pronuncia davanti alle «domande più radicali: “Che è questa vita a cui siamo irresistibilmente attaccati, se poi è destinata a finire, tante volte sul più bello?”». «È frequente nei Vangeli (nei racconti di miracoli fatti da Gesù) – fa notare mons. Andrea – il rincorrersi di due verbi, due verbi diversissimi, anche se noi li prendiamo come sinonimi: “guarire” e “salvare”. Sono due cose diverse: uno può guarire, temporaneamente, ma la salvezza è una cosa più grande, più profonda. La salvezza è essere in comunione sempre con il Signore Gesù».
«Una volta alla Certosa della mia città – racconta – ebbi un’esperienza di grande buio spirituale. Era il mese di luglio e il sole picchiava forte; ero stato chiamato per un rito funebre. C’era un necroforo che stava riesumando i resti di una persona e con una cazzuola da muratore tirava via la terra dal teschio. Mi fermai un attimo a guardare. Dissi a Gesù: “Credo sulla tua Parola di risurrezione, perché tante volte ho fatto esperienza che la tua Parola è vera”». «Se Gesù dice che dobbiamo guardare il paradiso – conclude –, dove saremo con Lui, possiamo fidarci. Chiediamo di essere guariti, ma chiediamo soprattutto la salvezza eterna. Abbiamo una eternità smisurata di gioia e di vita davanti a noi» (Omelia nella festa di San Biagio, Piandimeleto, 3.2.2021).

Paola Galvani, marzo 2021