Figli dei martiri e figli della Chiesa (Novembre 2018)

«Sancte Míchael Archángele, defénde nos in próelio». «San Michele Arcangelo, difendici nella lotta». Con questa preghiera di intercessione, redatta da Papa Leone XIII, unitamente alla recita del Sub tuum praesídium, il Santo Padre chiede ai fedeli di tutto il mondo di pregare il Santo Rosario «per respingere gli attacchi del diavolo che vuole dividere la Chiesa» (Angelus, 7 ottobre). «La preghiera – ha affermato il Pontefice – è l’arma contro il grande accusatore. Solo la preghiera lo può sconfiggere» (Comunicato stampa, 29 settembre). A questo proposito il Santo Padre ha ribadito la necessità di «non annacquare l’annuncio del Vangelo» (Santa Marta, 10 settembre), e ricordando la posizione di San Paolo davanti a coloro che «si vantavano di essere “cristiani aperti”, dove la confessione di Gesù Cristo andava di pari passo con un’immoralità tollerata» (Santa Marta, 11 settembre), il Pontefice ricorda che «la novità del Vangelo è assoluta, è totale, perché trasforma lo spirito, il corpo e la vita quotidiana» (11 settembre). Per tutto questo il Papa raccomanda la preghiera per i nostri Vescovi, che dovranno rispondere «al più urgente dei loro compiti di Pastori: quello della santità!» (Ai vescovi di recente nomina, 13 settembre). Il Santo Padre si è poi recato in visita in Lituania, Estonia e Lettonia. In questi luoghi ha ricordato le tante generazioni che «hanno impresso a fuoco il tempo dell’occupazione». Ha quindi invitato ad «accogliere Gesù nella Parola, nell’Eucaristia, affinché Egli riconcili la nostra memoria e ci accompagni in un presente che continui ad appassionarci per le sue sfide» (Lituania, 23 settembre). «Siete figli di martiri – ha affermato il Papa ai giovani di Vilnius –, questa è la vostra forza. E lo spirito del mondo non venga a dirvi qualche altra cosa diversa da quella che hanno vissuto i vostri antenati» (23 settembre). Ai consacrati ha poi rivolto l’esortazione a «non permettersi mai di perdere quel gemito, quell’inquietudine del cuore che solo nel Signore trova riposo» (Lettonia, 24 settembre). Riconciliarsi quindi con la memoria, anche con chi ci ha generati: «il comandamento onora il padre e la madre non parla della bontà dei genitori, non richiede che i padri e le madri siano perfetti. Parla di un atto dei figli, a prescindere dai meriti dei genitori, e dice una cosa straordinaria e liberante: il raggiungimento di una vita piena e felice dipende dalla giusta riconoscenza verso chi ci ha messo al mondo. Molti santi dopo un’infanzia dolorosa hanno vissuto una vita luminosa, perché, grazie a Gesù Cristo, si sono riconciliati con la vita» (Udienza generale, 19 settembre). Così in occasione del pellegrinaggio a Roma della diocesi di Cracovia ha additato San Giovanni Paolo II come colui che, dopo un’infanzia segnata dalla perdita della madre, «ha imparato la sconfinata dedizione a Cristo e la grande sensibilità per ogni uomo», ereditati «dal tesoro di fede e di santità di un «popolo, quello polacco, che nelle vicende dolorose della sua storia «non ha mai perso la fiducia in Dio e la fedeltà alle proprie radici cristiane» (Udienza generale, 10 ottobre). Amore quindi a chi ci ha generato e amore alla vita: «tutto il male operato nel mondo si riassume in questo: il disprezzo per la vita. Come può essere terapeutico, civile, o semplicemente umano un atto che sopprime la vita innocente e inerme nel suo sbocciare per risolvere un problema?» (10 ottobre). Infine, rispetto alla delicata situazione dei vescovi cinesi il Pontefice ha dichiarato: «davanti al Signore e con serenità di giudizio, in continuità con l’orientamento dei miei immediati Predecessori, ho deciso di concedere la riconciliazione ai rimanenti sette Vescovi “ufficiali” ordinati senza Mandato Pontificio e di riammetterli nella piena comunione ecclesiale. In pari tempo, chiedo loro di esprimere, mediante gesti concreti e visibili, la ritrovata unità con la Sede Apostolica e di mantenervisi fedeli» (Ai cattolici cinesi, 26 settembre).
Monache dell’Adorazione eucaristica – Pietrarubbia