“Fratelli e sorelle” anche nel lezionario?

Domanda: Siccome la CEI ha adottato un linguaggio più inclusivo nel nuovo Messale aggiungendo a “fratelli” anche “e sorelle”, non si potrebbe pensare di aggiornare anche il Lezionario? Oppure c’è differenza tra un testo del Messale e del Lezionario? Nel caso, può farlo direttamente il lettore oppure occorre una ristampa aggiornata? Grazie per la delucidazione. Antonio

La risposta a questa domanda di Antonio va recuperata a più livelli, che cerco di sintetizzare. Una ristampa del Lezionario, a pochi anni dalla sua entrata in vigore, non pare ipotizzabile considerando quanto impegno un tale lavoro richiederebbe. D’altra parte ogni libro liturgico rappresenta anche una espressione dell’unità e comunione ecclesiale. Lasciare al singolo lettore la facoltà di introdurre la dicitura “Fratelli e sorelle” nel Lezionario comporterebbe un rischio di evidenti differenze, sorgente di confusione, tra comunità vicine e perfino in seno a una stessa comunità dal momento che ogni lettore lo potrà fare o no secondo la sensibilità personale. Va ricordato che “La superficiale propensione a costruirsi una liturgia a propria misura, ignorando le norme liturgiche, non solo pregiudica la verità della celebrazione ma arreca una ferita alla comunione ecclesiale” (CEI, Presentazione alla terza edizione del Messale Romano, n. 7). “Oggi appare con nuova chiarezza l’importanza e l’esigenza di ripresentare con il Messale Romano un modello rituale unitario e condiviso, dal quale possa prendere forma ogni celebrazione, in modo che le singole assemblee eucaristiche manifestino l’unità della Chiesa orante” (Idem). Si può dire lo stesso del Lezionario!
Certamente l’attenzione richiesta con maggiore insistenza dalla cultura odierna sul tema dell’inclusione non andrebbe sottovalutata. Tuttavia, non dobbiamo correre il rischio dell’ossessione di una “inclusione traviata” che non renda giustizia al vero intento dei Vescovi. Tutti siamo consapevoli che nella precedente edizione del Messale Romano il termine fratelli (fratres) includeva anche le sorelle, così come le parole uomo-uomini, secondo il contesto, esprimono non solo il maschio ma l’intera umanità. In tale senso la terza edizione ha conservato tali parole. Il linguaggio inclusivo dell’attuale Messale intende essere un trasferimento a livello liturgico di una sensibilità per l’importanza del laico in genere e della donna in particolare che, dal Concilio Vaticano II a Papa Francesco, è venuta via via crescendo nella Chiesa. L’aggiunta di “fratelli e sorelle” vuole anche sottolineare la valorizzazione che la stessa Sacra Scrittura, in particolare il Nuovo Testamento, fa della donna. Quindi si tratta di un dato teologico che invita a mettere più in luce la presenza e il ruolo della donna nella Chiesa, nonché il suo ministero attivo nella liturgia. Si tratta, in definitiva, di un linguaggio che rimanda alla dimensione più profonda della ministerialità liturgica laicale e femminile. La vera sfida dell’inclusione si gioca quindi su questo versante, perciò hanno suscitato grande interesse e attesa i due documenti in forma di Motu proprio di Papa Francesco circa l’accesso delle donne ai ministeri istituiti di lettorato e accolitato, nonché l’istituzione del nuovo ministero di catechista. La loro attuazione rappresenterà certamente un passo concreto in questa logica di inclusione che non si limiti alle sole parole.

don Raymond Nkindji Samuangala
Assistente collaboratore Ufficio diocesano
per la Liturgia e i Ministri Istituiti