“Frontiere di responsabilità”

Sostenibilità, patto di fraternità e Teologia

Nella Giornata Nazionale per la Custodia del Creato il vescovo Andrea si sofferma sul tema della sostenibilità – l’attenzione all’impatto sociale e ambientale da parte del mondo dell’economia – a partire da tre diverse prospettive. La sostenibilità come attenzione all’ambiente, volta a «ridurre l’impiego di materie prime nei processi produttivi, incentivare l’utilizzo di fonti rinnovabili, ottimizzare i consumi». La sostenibilità come attenzione al sociale, che «dedichi attenzione alla salute e alla sicurezza dei dipendenti, che favorisca la conciliazione tra le esigenze lavorative e gli impegni di famiglia, la formazione permanente e gli incentivi non monetari». La sostenibilità come controllo sui fornitori. Il titolo della Giornata: «Vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà» (Tt 2,12) mostra che «la Dottrina Sociale Cristiana non è altra cosa rispetto alla spiritualità». «So che qualche cattolico è a disagio – confida mons. Andrea – quando il Papa parla di conversione ecologica, di attenzione al creato, quando dedica ben due Lettere in cinque anni a questi temi». «C’entra moltissimo – risponde –, riguarda noi, chiamati ad una responsabilità straordinaria: “Essere collaboratori di Dio per custodire il creato”». «I grandi cambiamenti ci sono – conclude – se cambiamo il nostro personale atteggiamento: “Vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà” significa maturare stili di vita conformi alla volontà del Signore» (Omelia nella Giornata Nazionale per la Custodia del Creato, Valdragone RSM, 1.9.2020).
Proprio in questi giorni si stanno concludendo le iscrizioni all’Istituto Superiore di Scienze Religiose interdiocesano Rimini/San Marino-Montefeltro. Mons. Vescovo ha incontrato il Collegio plenario dei Docenti riuniti in preparazione al nuovo anno accademico. «Dio ha posto alcuni come maestri…» (1Cor 12,28). Riprendendo queste parole di san Paolo, così si è rivolto ai docenti: «Quando avete detto “sì”, avete accolto un vero e proprio ministero». Mons. Andrea vede gli insegnanti dell’Istituto come uomini di Chiesa, uomini nella Chiesa, uomini della Chiesa, uomini a servizio della comunità». Fa, poi, alcune sottolineature per quanto riguarda il loro “ministero”. I teologi, proprio perché uomini della Chiesa, sono «coinvolti nel suo oggi. Ma ne amano anche il passato, ne venerano e ne esplorano la Tradizione, e questo non per un vezzo, e neppure perché disprezzano o sottovalutano la Chiesa nel nostro tempo. Amano ricordare col pensiero i tempi della Chiesa nascente perché in essa riecheggiano ancora le parole di Gesù». Seconda sottolineatura: «Il teologo, uomo della Chiesa, sa che Cristo è sempre presente, oggi come ieri, per continuare la sua vita, non per ricominciare ad ogni epoca o ad ogni anno accademico». Ma perché orientarsi allo studio della teologia? «Non ci si forma alla teologia per un godimento intellettuale o a titolo di curiosità, la stessa con cui si visitano i monumenti. Il teologo è a totale servizio della comunità. Non esita ad impegnarsi per la difesa e per l’onore della fede». Lo studio porta il teologo a «non essere estremista, a diffidare degli eccessi»; egli «ci tiene a pensare non solamente con la Chiesa, ma nella Chiesa e questo implica una fedeltà profonda, una partecipazione intima. La fedeltà alla Chiesa non si tradurrà mai in durezza, in disprezzo degli altri, in aridità di cuore. L’attaccamento alle verità della fede non sopprime in lui il dono dell’accoglienza». Infine, mons. Vescovo invita i docenti ad avere una grande cura affinché «non ci sia mai un’idea che a poco a poco prenda il posto di Gesù Cristo» (Intervento al Collegio plenario dei Docenti dell’ISSR interdiocesano “A. Marvelli”, Rimini, 14.9.2020).
«Polmonite interstiziale: processo infiammatorio del tessuto connettivo che riveste gli alveoli polmonari. L’alveolo polmonare è il luogo dello scambio di gas tra l’organismo e l’ambiente, che rende possibile la respirazione». Mons. Andrea parte da una metafora insolita, ma molto pertinente in questo periodo di pandemia, per parlare della “respirazione spirituale” degli esseri umani nel loro rapporto con gli altri e col mondo. «Se non ci sono infezioni, tutto ok. Se ci sono infezioni sono guai!». «Abbiamo constatato – rileva il Vescovo – come, in questi giorni dominati dal dramma del contagio e dal contagio del dramma, ci siano stati due estremi. Da una parte il congedo solitario di una generazione di persone anziane; dall’altra si è constatato come gli esseri umani siano capaci di replicare all’eccesso di male con un eccesso di bene, che si è tradotto nella dedizione e nella cura, spinte fino al dono di sé!». Riprendendo l’analogia con la respirazione umana, ravvisa il pericolo che «il contagio globale dell’individualismo trasmetta l’attaccamento ai propri egoismi anche negli “alveoli” dove avviene lo scambio tra pubblico e privato, tra noi e gli altri». «Non si può essere “globali” nella finanza e non nella fraternità, nella circolazione delle merci e non nel riconoscimento della dignità, nel profitto e non nel welfare, nella libertà e non nella giustizia. Se siamo autonomi lo siamo non per essere soli, ma per ampliare in estensione ed in profondità le nostre capacità relazionali (autonomia e corresponsabilità)». Ciascuno ha il compito di «allungare le frontiere della responsabilità e liberare le risorse dell’amore scambievole». Rinnoviamo tutti questo «patto di fraternità» (Intervento alla Cerimonia di inaugurazione dell’opera commemorativa per l’emergenza Covid-19, Borgo Maggiore RSM, 8.9.2020).

Paola Galvani, ottobre 2020