“Gettare la vita”

Missione, corresponsabilità e servizio

Il mese di novembre è stato caratterizzato da cambiamenti nella cura pastorale di alcune comunità. «Ogni cambiamento – commenta il Vescovo – segna sempre un punto critico, di sofferenza e di distacco, ma può diventare motivo di crescita per tutti». Il Vescovo Andrea ha accompagnato con la sua paternità sacerdoti e fedeli. Come vivere bene questi passaggi? «Con una visione di fede – risponde mons. Andrea – in particolare sul ministero sacerdotale». Un invito a riflettere su chi sia veramente il prete e su quale rapporto instaurare con lui. «Questo momento è da vivere – prosegue – aperti alla realtà della Chiesa locale e della Chiesa intera, con le sue fragilità, i suoi cammini, le sue risorse. Da parte di ognuno occorre intelligenza, responsabilità, collaborazione e servizio» (Riunione con il Consiglio Pastorale Parrocchiale di Borgo Maggiore, 3.11.2021).
Il rito di immissione canonica di un nuovo parroco prevede alcune consegne solenni. Innanzitutto, la consegna delle chiavi della chiesa parrocchiale e del tabernacolo. «Ma la chiave dei cuori – precisa il Vescovo rivolgendosi ai parrocchiani – solo voi potete consegnarla al vostro parroco». Il nuovo parroco viene accompagnato dal Vescovo al fonte battesimale, «dove si nasce alla vita nuova dall’acqua e dallo Spirito Santo»; poi al confessionale, «luogo della riconciliazione e del perdono»; infine, all’altare, «simbolo di Cristo, dove egli, Cristo Gesù, si dà a noi come cibo». «Sono riti – spiega il Vescovo – che richiamano il legame che il parroco ha con il suo Vescovo e con la comunità, ma dicono anche la sacralità con cui il parroco viene affidato ai fedeli e i fedeli al parroco: un affidamento reciproco, con un vero legame pastorale, spirituale, giuridico». «Siamo tutti sotto l’azione dello Spirito Santo – rassicura il Vescovo – che crea, conforta, ispira». «L’effusione dello Spirito Santo non è un semplice “accessorio” che il Signore dona – chiarisce –; lo Spirito Santo è l’amore del Padre per il Figlio ed è l’amore del Figlio per il Padre, quindi dire che il Padre e il Figlio effondono lo Spirito su di noi certifica che noi facciamo parte della famiglia di Dio!». Mons. Andrea confida un’intuizione: «Io dico: “Vieni Spirito Santo!” e lo Spirito mi dice: “Vai!”». È la missione, l’impegno che ci sta coinvolgendo anche come Diocesi (Discorso nel conferimento della cura pastorale della parrocchia di Borgo Maggiore a don Alessandro Santini, Borgo Maggiore RSM, 14.11.2021).
«In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo…». Sono le parole di Gesù che precedono il suo discorso sulla fine, o meglio sul fine, della vita. Quando i discepoli chiedono a Gesù: «Quando accadrà questo?», la risposta di Gesù è: «Il Padre sa». «Non vuol dire che il Padre sa tutto – precisa il Vescovo –, perché è l’onnisciente; il Padre sa, perché è vicino a te, conosce quello che hai nel cuore, conosce tutto lo svolgimento della tua vita» (Omelia nella XXXIII domenica del Tempo Ordinario, San Marino Città, 14.11.2021).
Emblema della fiducia nel Padre che sa è la vedova povera su cui Gesù richiama l’attenzione nel suo gesto di gettare nel tesoro del tempio appena «due monetine che fanno un soldo», a rappresentare «l’amore a Dio e l’amore al prossimo, un unico amore». «Il verbo “gettare” – commenta mons. Andrea – non è disprezzo della vita, ma decisione risoluta di dare tutto senza nulla trattenere per sé», proprio come ha fatto Gesù, con piena fiducia nel Padre (Omelia nella XXXII domenica del Tempo Ordinario, #FlashdiVangelo).
Nella I domenica di Avvento ha risuonato con forza l’invito ad essere vigilanti, «perché la venuta del Regno di Dio è improvvisa, come una folgore». «Il Signore troverà in me un credente?»: domanda aperta «a cui ognuno può rispondere solo per sé». «Le difficoltà, le delusioni, le persecuzioni ci scoraggeranno, renderanno tiepida la nostra attesa?». «La preghiera perseverante – osserva mons. Andrea – è il vero antidoto all’avvilimento e al raffreddamento del nostro fervore». Ma spesso abbiamo l’impressione – prosegue – di non essere esauditi e pensiamo: “Dio mi ascolta o no?”». «Il fatto vero – conclude – è che non abbiamo capito che cos’è veramente la preghiera. Non si tratta di scansare i nostri problemi, di trovare rimedio alle nostre disgrazie, ma piuttosto di vivere con Qualcuno il nostro quotidiano, condividere con lui le nostre gioie e le nostre pene». E segnala un pericolo: «Se fossimo esauditi a modo nostro, trasformeremmo il Dio vivente in un distributore automatico e la nostra preghiera diventerebbe come una magia di cui ci serviremmo nelle nostre necessità e anche nei nostri capricci». «Ogni volta che siamo tentati dal considerare che la preghiera è inefficace – aggiunge –, dobbiamo mettere a fuoco il nostro sguardo. È la nostra fede che deve crescere per comprendere la realtà del Dio incarnato di Gesù che vive con noi e che è presente al di là del nostro sentire» (Omelia nella S.Messa con la comunità dei Servi del Paraclito, Maciano RN, 13.11.2021).

Paola Galvani, dicembre 2021