Guidati dal Papa sui sentieri della pace

Viaggio apostolico in Bahrein

«Quest’anno – ha dichiarato il Papa in occasione dell’Incontro di preghiera per la pace con i leader delle religioni mondiali – la nostra preghiera è diventata un “grido”, perché oggi la pace è gravemente violata, ferita, calpestata: e questo in Europa, cioè nel continente che, nel secolo scorso, ha vissuto le tragedie delle due guerre mondiali – e siamo nella terza. Purtroppo, da allora, le guerre non hanno mai smesso di insanguinare e impoverire la terra, ma il momento che stiamo vivendo è particolarmente drammatico, infatti l’uso delle armi atomiche viene ora apertamente minacciato» (Colosseo, 25 ottobre).
Difronte a tutto questo, cosa fare? «Prima di tutto occorre disarmare il cuore – risponde il Papa -. Sì, perché siamo tutti equipaggiati con pensieri aggressivi, uno contro l’altro, con parole taglienti, e pensiamo di difenderci con i fili spinati della lamentela e con i muri di cemento dell’indifferenza. Tutti desideriamo la pace, ma spesso quello che noi vogliamo è piuttosto stare in pace, non avere problemi. Noi vorremmo infatti che la pace piovesse dall’alto, invece la Bibbia parla del “seme della pace”, perchè essa germoglia dal terreno della vita, dal seme del nostro cuore» (Angelus, 1° novembre).
«Mentre accadono fatti di male che generano povertà e sofferenza, il cristiano si chiede: che cosa, concretamente, io posso fare di bene?». «Non scappiamo per difenderci dalla storia, ma lottiamo per dare alla storia che stiamo vivendo un volto diverso. E dove trovare la forza per tutto questo? Nel Signore. Nella fiducia in Dio, che è Padre, che veglia su di noi» (Giornata dei poveri – S. Messa, 13 novembre).
Anche il Viaggio Apostolico in Bahrein, in occasione dall’invito del Re a un Forum sul dialogo tra Oriente e Occidente,  è stato l’occasione per ricordare come «il dialogo sia l’ossigeno della pace». «Così, la prima visita di un Papa in Bahrein ha rappresentato un nuovo passo nel cammino tra credenti cristiani e musulmani: non per confonderci o annacquare la fede – ha sottolineato il Pontefice -, ma per costruire alleanze fraterne» (Udienza generale, 9 novembre).
Anche ai giovani dell’Azione Cattolica italiana, il Santo Padre ha rivolto parole di esortazione a riguardo: «Voi volete contribuire a far crescere la Chiesa nella fraternità. Vi ringrazio! Ma come farlo? La fraternità non si improvvisa e non si costruisce solo con emozioni, slogan, eventi… No, la fraternità è un lavoro che ciascuno fa su di sé. La fraternità nella Chiesa è fondata in Cristo, nella sua presenza in noi e tra noi, attraverso l’Eucaristia». Ha poi aggiunto: «Mi piace molto un’espressione che voi usate: “essere impastati in questo mondo”. È il principio di incarnazione, la strada di Gesù. Ma a una condizione: che il lievito sia lievito, che il sale sia sale, che la luce sia luce. Se, stando nel mondo, ci mondanizziamo, perdiamo la novità di Cristo e non abbiamo più niente da dire o da dare» (29 ottobre).
Il Santo Padre ha dunque esortato a vivere con perseveranza la propria fede, non lasciandoci dominare da sentimenti negativi. «Purtroppo – ha messo in luce – alcuni decidono di abbandonare la vita di preghiera, o la scelta intrapresa, il matrimonio o la vita religiosa, spinti dalla desolazione, senza prima fermarsi a leggere questo stato d’animo, e soprattutto senza l’aiuto di una guida. Una regola saggia dice di non fare cambiamenti quando si è desolati. Sarà il tempo successivo, più che l’umore del momento, a mostrare la bontà o meno delle nostre scelte» (Udienza generale, 26 ottobre).
«Viviamo dunque la crisi come cristiani, non trasformandola in conflitto, perché ogni crisi è una possibilità e offre occasione di crescita» (13 novembre).
«Nella vita spirituale la prova è un momento importante. Se sappiamo attraversare solitudine e desolazione con apertura e consapevolezza, possiamo uscirne rafforzati sotto l’aspetto umano e spirituale. Ma – esorta ancora il Papa – non fuggire dalle prove!» (26 ottobre).

Monache dell’Adorazione Perpetua
Pietrarubbia, dicembre 2022