Il buio arretra quando arriva la luce

Pasqua 2021

È notte. Nicodemo – secondo il racconto dell’evangelista Giovanni – va furtivamente ad incontrare Gesù. È evidente: il buio è soprattutto dentro al suo cuore. Nicodemo è un cercatore della verità, va a tastoni, per tentativi. Quando Gesù gli annuncia la possibilità di una vita nuova, mette avanti tutte le perplessità: «Come può?… Può forse?… Come può accadere questo?». Gesù fa capire che la nuova nascita sarà un avvenimento unico, ma anche un processo. Nicodemo indietreggia: non capisce, o forse si sente troppo vecchio per intraprendere un cammino sconosciuto ed avanzare in esso. Nicodemo è tutti noi. La notte è calata su molte intelligenze e su molti cuori. L’oscurità rende incerti e paurosi. Le ombre fanno trasalire e l’ignoto è in agguato. Nel buio anche le voci si spengono e il passo si fa più incerto. La luce – è stato detto – crede di viaggiare più veloce di ogni altra cosa, ma si sbaglia. Per quanto veloce viaggi, la luce scopre che l’oscurità arriva sempre prima, ed è lì che l’aspetta. Da più di un anno è scesa sull’umanità una coltre di sofferenza, di preoccupazione e di stanchezza mortale. Tarda a farsi giorno sui tanti perché e sugli altrettanti tentativi. Nella notte di Nicodemo – e anche nella nostra – scende accecante ed improvviso, come un bengala, il bagliore che segnala ed illumina la posizione di luoghi, cose e persone. Si tratta dell’annuncio che Gesù fa al suo interlocutore notturno, uno shock per lui e per tutti quelli che lo udranno: «Dio ha tanto amato il mondo da donare suo Figlio». È una luce che sorprende Nicodemo e, da allora, miliardi di cuori: è la luce della Pasqua!
Il verbo non è al futuro, non presuppone un’attesa, ma dice una sicurezza, un fatto. E, subito dopo, il verbo amare è tradotto col verbo dare. Ritroveremo Nicodemo alla fine del Vangelo: è lui che insieme a Giuseppe di Arimatea va da Pilato a chiedere il corpo del Crocifisso e sborsa il prezzo di cento libbre di mirra e aloe per la sepoltura. L’annuncio che Dio dona il Figlio l’ha messo in cammino. Evidentemente ha compreso che la verità portata da Gesù non è una teoria, ma una provocazione ad entrare nella realtà. C’è tanto chiarore da fargli attraversare indenne il Venerdì Santo e lo scandalo della croce. Il buio arretra quando arriva la luce! Abbiamo ritrovato la forza di quella energia pasquale nel recente viaggio di papa Francesco in Iraq. In tanti ci siamo commossi per il suo incedere affaticato ma sicuro tra le macerie di Mosul e di Erbil, tra cristiani perseguitati, comunità martiri, popolazioni stremate da anni di violenza, guerra e terrorismo. “Fraternità” è stata la parola chiave e ricorrente di quelle giornate. «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio»: un Figlio “dato” per creare un mondo di fratelli. «Siamo passati da morte a vita perché amiamo i fratelli» (1Gv 3,14). È spuntata la speranza tra quelle macerie e in questo mondo ferito.
È la realtà della Pasqua. Della speranza è stato detto che è sentimento utile e necessario. Qualcuno l’ha paragonata ad una pietosa bugia. Molti la riconoscono come una risorsa per l’azione. Il cristiano sa che ha un fondamento nella risurrezione di Gesù. Una bella lezione per questi nostri giorni, per i nostri progetti e le nostre strategie per affrontare il momento presente. Abbiamo capito che i programmi non possono essere frutto dei nostri pensieri e dei nostri schemi mentali. Siamo stati drasticamente richiamati alla realtà, anche se scomoda e dolorosa: è qui che la Pasqua ci raggiunge e il Risorto ci parla. Ci vorrà tempo per capire dove ci vuole portare: non dobbiamo temere. La comprensione ha bisogno di tempo e di pazienza. Conviene soprattutto praticare l’ascolto. Del resto, è quello che stiamo cercando di fare.

+ Andrea Turazzi, aprile 2021