Il triplice segno di croce al Vangelo

Domanda: Durante la S.Messa, prima della lettura del vangelo, con il dito pollice facciamo un segno di croce sulla fronte, sulle labbra e sul cuore. Mi piacerebbe sapere qual è il significato di questo gesto (Simone).

Nel Montefeltro di giugno 2021 sono stati presentati i vari momenti della celebrazione eucaristica in cui è previsto il segno della croce. Viene chiesto ora di approfondire uno dei tre momenti in cui i fedeli fanno il segno della croce, specificatamente il triplice segno di croce al vangelo. È un rito antico d’origine franco-germanica, entrato nella liturgia romana tra i secoli VIII e X. Con il tempo si è diffuso nei fedeli che, molto probabilmente, cominciarono ad imitare il sacerdote che lo faceva con le preghiere di preparazione alla proclamazione del vangelo. Il n. 134 dell’OGMR prescrive: All’ambone il sacerdote [o il diacono] apre il libro e, a mani giunte, dice: Il Signore sia con voi, mentre il popolo risponde: E con il tuo spirito; quindi: Dal Vangelo secondo N., tracciando con il pollice il segno di croce sul libro e sulla propria persona, in fronte, sulla bocca e sul petto, gesto che compiono anche tutti i presenti…Questa indicazione è una novità della terza edizione del Messale Romano. Nell’edizione precedente il gesto è prescritto solo per il ministro che proclama il Vangelo. La norma del Messale attuale riconosce e recepisce semplicemente una pratica già diventata quasi universale tra i fedeli nel corso dei secoli.
Il triplice gesto della croce chiede al Signore di benedire la nostra mente perché comprenda la Parola, il nostro cuore perché ne sia degna dimora e ci renda capaci di annunciare a tutti il Vangelo di salvezza. Così Cristo viene ad abitare e ad agire attraverso di noi. La fronte rinvia all’intelligenza, quindi invita a comprendere la Parola ascoltata. Predisponendosi a questo ascolto, ogni fedele è così chiamato ad attivare al meglio le sue facoltà intellettive, affinché nulla del buon seme della Parola vada perduto. Il gesto fatto sulle labbra ci ricorda che veniamo purificati dall’opera salvifica della Croce di Cristo. La bocca rinvia al cibo che nutre, esprime una stretta relazione d’amore con l’amato, è luogo della parola che comunica, che trasmette, che emette voce; diventa l’impegno di ogni cristiano di annunciare il Vangelo. Il petto rinvia alla ricchezza e alla forza dei sentimenti. È il battito del nostro cuore che viene invitato a essere una sola cosa con il respiro di Gesù, un invito ad avere “gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2, 5). È il sigillo da porre sul cuore, nel momento dell’ascolto della Parola, della nostra amicizia con Cristo.
Non basta semplicemente pensare alla Parola, non basta solo evangelizzare con la nostra parola, ma è necessario vivere nel cuore, nel nostro intimo, gli insegnamenti del Vangelo. Questo, deve essere amato e custodito nell’intimo, nel cuore per diventare poi vita, da donare ai fratelli. Il triplice segno di croce ha la stessa valenza di ogni segno della croce, ossia è una professione di fede nella Trinità e nella redenzione attraverso la Croce di Gesù. È anche una proclamazione di fede che la parola che riceviamo è veramente quella di Cristo. Infatti, è Gesù stesso che ci parla, e desideriamo che egli prenda completo possesso delle nostre esistenze, pensieri, parole, volontà, sentimenti e opere. Tutto ciò dimostra come un semplice gesto come questo può contenere significati spirituali più profondi.

don Raymond Nkindji Samuangala, marzo 2022
Assistente collaboratore Ufficio diocesano
per la Liturgia e i Ministri Istituiti