La Confermazione nei suoi riti: Imposizione delle mani con la preghiera del vescovo (Novembre 2016)

Alla rinnovazione delle promesse battesimali segue il gesto epicletico dell’imposizione delle mani con la preghiera sui cresimandi. Il gesto biblico dell’imposizione delle mani, o della mano, è fortemente espressivo dell’invocazione dello Spirito Santo in vista della consacrazione delle persone o delle cose. Nella monizione del Vescovo che lo precede si coglie già il significato nonché la finalità di esso. Dopo avere ricuperato il rapporto stretto col Battesimo ricordando che ci troviamo di fronte a dei “rigenerati alla vita eterna mediante il Battesimo” ed “incorporati” nella famiglia di Dio, il Vescovo spiega che la presenza invocata dello Spirito ha lo scopo di “confermare” questi battezzati con “la ricchezza dei suoi doni”. In altri termini i battezzati vengono radicati, resi saldi in quella fede e quella identità che hanno già ricevuto nel Battesimo. È la stessa azione dello Spirito nella vita e nella missione di Gesù che viene invocata qui su questi suoi fedeli.
Paolo VI, nella Costituzione Apostolica sul sacramento della Confermazione del 15 agosto 1971, dopo aver ricordato l’azione dello Spirito Santo nella vita e nella missione di Gesù e le sue promesse di inviare lo Spirito sui discepoli sintetizza così la visione neotestamentaria e la prassi ecclesiale: “In realtà, nel giorno della festa di Pentecoste, lo Spirito Santo discese in forma del tutto straordinaria sopra gli Apostoli, riuniti con Maria, Madre di Gesù, e con il gruppo dei discepoli: essi allora a tal punto ne furono pieni (At 2, 4) che, infiammati dal soffio divino, cominciarono ad annunciare le meraviglie di Dio. Pietro, poi, ritenne che lo Spirito disceso in quel modo sopra gli Apostoli, fosse il dono dell’età messianica (cf At 2, 17-18). Allora furono battezzati coloro che avevano creduto alla predicazione apostolica, e anch’essi ricevettero il dono dello Spirito Santo (At 2, 38). Fin da quel tempo gli Apostoli, in adempimento del volere di Cristo, comunicavano ai neofiti, attraverso l’imposizione delle mani, il dono dello Spirito, destinato a completare la grazia del Battesimo (cf Αt 8,15-17; 19,5 ss).
Questo spiega perché nell’Epistola agli Ebrei viene ricordata, tra i primi elementi della formazione cristiana, la dottrina dei battesimi e anche dell’imposizione delle mani (cf Eb 6, 2)”. È appunto questa imposizione delle mani che giustamente viene considerata dalla tradizione cattolica come la prima origine del Sacramento della Confermazione, il quale rende, in qualche modo perenne nella Chiesa la grazia della Pentecoste. “Il Rito precisa che i sacerdoti che aiutano il Vescovo impongono con lui le mani sui cresimandi, ma la preghiera viene recitata dal Vescovo. Il contenuto di questa preghiera rammenta come l’effusione dello Spirito mediante l’imposizione delle mani procuri dei doni necessari per la piena maturità dell’identità cristiana nei battezzati sia nel loro rapporto con il Signore che nella testimonianza che a Lui devono dare nel mondo.

don Raymond Nkindji Samuangala
Assistente collaboratore Ufficio diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti