La Confermazione nei suoi riti: la presentazione dei cresimandi (Luglio e Agosto 2016)

La forma ordinaria della celebrazione della Confermazione è quella durante la Messa, “perché risalti meglio l’intimo nesso di questo sacramento con tutta l’iniziazione cristiana, che raggiunge il suo culmine nella partecipazione conviviale al sacrificio del corpo e del sangue di Cristo. Così i cresimati possono partecipare all’Eucaristia, che porta a compimento la loro iniziazione cristiana” (Rituale della Confermazione). Il Rituale, tuttavia, prevede la possibilità di conferire la Confermazione fuori dalla Messa, con la Liturgia della Parola. In entrambi i casi la Liturgia del Sacramento si svolge allo stesso modo. Benché nel Rituale della Confermazione la Liturgia del Sacramento inizi con la professione di fede battesimale, si deve dire che il primo atto della stessa si scorge nel rito della presentazione dei cresimandi che avviene subito dopo la proclamazione del Vangelo. Secondo il n. 24 del Rituale “se è possibile, i singoli cresimandi vengono chiamati per nome, e fatti entrare a uno a uno nel presbiterio; i fanciulli sono accompagnati da uno dei padrini o da uno dei genitori; tutti si fermano davanti al celebrante. Se i cresimandi sono molto numerosi, non vengono chiamati per nome; tutti però si dispongono in luogo opportuno davanti al Vescovo”. Non si tratta di un gesto formale né di cortesia né tanto meno facoltativo, bensì un elemento facente parte integrante della celebrazione, e dunque normativo, a forte significato simbolico. Esso stabilisce una volta ancora il nesso esistente tra la Confermazione ed il Battesimo che precede. In particolar modo quando i cresimandi vengono chiamati ciascuno per nome. Occorrerebbe ricuperare qui tutto il discorso sul significato del dare il nome oppure chiamare per nome nella Bibbia e nei sacramenti cristiani, specialmente nel Battesimo (si veda ciò che è stato detto a proposito, nel «Montefeltro» di maggio 2016). Il chiamare i cresimandi davanti al Vescovo esprime la valenza vocazionale della Confermazione e di ogni Sacramento. È un dono dell’amore gratuito di Dio che i ragazzi sono appunto chiamati ad accogliere generosamente per valorizzarlo nella propria vita. Si può quindi dire che la chiamata di ogni cresimando è una sua personale chiamata in causa, che poi esige una risposta altrettanto personale: eccomi! Questa risposta, come la stessa presentazione, ha la sua particolarità che è quella propria della tradizione liturgica, che ci rimanda a sua volta a quella biblica. La Bibbia, infatti, racchiude tutta la storia della salvezza che è una storia di chiamata-risposta. Dio chiama e l’uomo o il popolo risponde. Il modello per eccellenza dell’eccomi è Maria! Nella sua risposta al messaggero divino noi troviamo il significato profondo dell’eccomi. È una risposta di fede che vuole esprimere l’adesione totale e fiduciosa al progetto del Signore pur senza comprenderlo umanamente e razionalmente fino in fondo. Eccomi non è solo dire sono presente, ma anche e soprattutto ci sto, Signore a giocarmi la vita con te! In tal modo, sull’esempio di Maria, il cresimando manifesta già di poter fidarsi del Signore che lo chiama sulle vie della testimonianza cristiana, anche se non sa né comprende ancora fino in fondo in che cosa ciò consista. Dal momento che tutto il progetto viene dal Signore, Egli è degno di fede e di fiducia. Sulla sua parola ci si può buttare nella mischia senza riserva!

don Raymond Nkindji Samuangala*
* Assistente collaboratore Ufficio diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti