La giornata buia e la tempesta in arrivo (Marzo 2019)

Pieter Bruegel il vecchio, La giornata buia, all’inizio di primavera, 1565 (117×162 cm), olio su pannello, Kunsthistorisches Museum, Vienna, Austria
S’ intitola La giornata buia, ma a quale mese si riferisca difficile dirlo. Le ipotesi sono diverse. Certo è che in questa tela si ritraggono i primi mesi dell’anno. Alcuni elementi indurrebbero a collocare il paesaggio fra i mesi di febbraio-marzo. Marzo pazzerello guarda il sole apri l’ombrello: piogge torrenziali e venti improvvisi caratterizzano il mese di marzo, dove le giornate buie tendono a schiarirsi, ma il tempo incerto lascia sempre in imbarazzo sul da farsi e su come vestirsi. In primo piano una coppia sembra godere degli ultimi bagordi del Carnevale prima di addentrarsi nell’austerità della Quaresima. La donna tiene per mano un bambino mascherato che porta una lampada spenta. Le giornate più corte dell’anno sono ormai alle spalle, così pure il periodo del Natale, che si chiude definitivamente con la festa della Candelora (il 2 febbraio). Il bambino, infatti, è agghindato con la corona di carta dei Magi quasi a rievocare le feste natalizie terminate e l’oscurità del mese di gennaio. l’uomo, da par suo, mangia le ultime cialde carnevalesche e barcolla sotto i fumi dell’alcol. Non è il solo. Nella parte sinistra della tela, ecco un altro uomo ubriaco che, preso per mano da una donna e un bambino (moglie e figlio?), è accompagnato a una locanda significativamente denominata «Sotto le stelle». Un secondo uomo brillo appoggia la testa contro il muro, guardato con ironia dal violinista che ha terminato il suo lavoro. La quaresima non poneva fine solo ai bagordi e alle ubriachezze, ma anche la musica abbassava i toni e ogni strumento era vietato. Si entra, con marzo, nel grande silenzio dei quaranta giorni che preparano alla Pasqua. In forte contrasto le scene goliardiche c’è l’alacre sollecitudine di chi non perde tempo. Uomini e donne in primo piano approfittano del tempo buono per potare le piante e raccogliere dell’altra legna al fine di superare gli ultimi freddi dell’anno. Un altro uomo in cima a una lunga scala a pioli, là in mezzo al villaggio, si appresta a riparare il tetto rovinato dalle nevicate. Si coglie il lavoro frettoloso perché, come sempre dice il proverbio, l’acqua di marzo è peggio delle macchie ne’ vestiti, sopraggiunge in fretta ed è violenta. In effetti si prepara la bufera e, si sa, il vento di marzo non termina presto. Le acque del fiume si sono ingrossate e alcune imbarcazioni già rovinano nell’acqua gelida. Le montagne sono piene di neve e in mezzo allo stato brullo della campagna brillano alcuni bianchi improvvisi come il solaio della casa in primo piano, la cuffia della donna che raccoglie legna e i grossi sacchi sui due carri. Anche il cielo plumbeo è illuminato da un uccello bianchissimo, probabilmente un gabbiano. L’insegnamento sotteso è chiaro: viene sempre nella vita il momento della tribolazione. Occorre vigilare e star preparati. Appesantirsi nelle ubriachezze e in abitudini sregolate impoverisce anche il senso della gioia e del godimento che sono elementi importanti nella vita dell’uomo. Gli uomini che lavorano e si prendono cura delle loro case, sono il segno di una umanità che si preoccupa del futuro, non quello penultimo, ma quello ultimo e definitivo. Gli alberi caduti, le barche semi inghiottite dall’acqua, il tetto rotto della casa accanto ai carri, raccontano l’abbattersi improvviso della tempesta che non può essere fermata, né preventivata. Viene alla mente San Paolo: quando si dirà «pace e sicurezza», ecco allora d’improvviso la rovina (1Tess 5,3). D’altro canto c’è chi si affida alla luce divina, una luce bianchissima come quella dell’uccello in volo, rimando a quello Spirito invisibile ma presente, che guida la storia. Sono gli accorti, i parsimoniosi, sono quelli che, fedeli agli insegnamenti ricevuti, svolgono il loro lavoro di routine. Bruegel invita i suoi contemporanei a tenere in considerazione i proverbi e le buone abitudini dei contadini, quelle antiche, che nella loro semplicità possono salvare la vita. Tra queste la quaresima, un tempo che la Chiesa raccomanda proprio per allenare lo Spirito, senza dare tutto per scontato ma considerando invece la necessità di prepararsi perché, presto o tardi, la Pasqua arriva con i suoi chiaroscuri. Il monito vale anche per il nostro tempo: anche noi, che contadini non lo siamo più o lo siamo raramente, abbiamo da considerare l’arrivo della croce tribolazione per gli impreparati, ma, per chi è fedele, risurrezione e gioia vera.
suor Maria Gloria Riva