La più urgente delle opere (Gennaio 2019)

La consapevolezza che rende forte l’appartenenza ecclesiale. Sull’onda della meditazione ignaziana introduco nella preghiera, insieme alle preoccupazioni, alle ansie, agli slanci, la fantasia. Eccomi sulla cima del monte Carpegna (1400 mt s.l.m.). Dall’alto abbraccio gli 860 chilometri quadrati della diocesi di San Marino-Montefeltro. Mentre sono in preghiera mi ritorna una domanda: in che modo e quanto la comunità cristiana sa vivere e annunciare “l’essenziale” della fede? Ha una responsabilità: le è stato affidato l’annuncio del Signore Gesù morto e risorto per la gente del Montefeltro. È una comunità significativa, convinta e convincente o appare come una pia confraternita? Domanda totale: siamo sicuri che i suoi membri siano stati realmente raggiunti dal kerygma? Il convincimento che il Cristo è vivo e presente e che si prende cura “di persona” delle nostre vicende cambia radicalmente il modo di essere, il nostro stato d’animo e il nostro stile. La risurrezione di Gesù non è la sopravvivenza del suo pensiero o del suo ricordo: troppo poco! È questa consapevolezza – che Cristo è “persona viva” – che rende forte e soave l’appartenenza ecclesiale. Sono grato per il servizio che viene svolto in molti ambiti: la proclamazione dei valori, l’impegno delle opere sociali e della promozione culturale… Quasi sto per dirmi compiaciuto: «Ci siamo!». Ma torna, più acuta, penetrante ed insistente la domanda: «Non è l’annuncio di Gesù morto e risorto la più urgente delle opere?». Non mi chiedo se alla gente interessa, ma quanto la comunità cristiana ne sia convinta e consapevole e, soprattutto, se sa scoprire nuovamente la pertinenza di questo annuncio con la vita reale. Gli organismi diocesani hanno espresso sinodalmente questa come la priorità. C’è bisogno di robuste iniezioni di spiritualità pasquale. In molte comunità c’è, infatti, amarezza: si soffre per il calo delle presenze e per l’abbandono di tanti giovani e di giovani famiglie nella pratica della fede. In altre c’è un senso di spavento e di sospensione tra il cristianesimo sociologico da cui proveniamo per tradizione (attualmente in crisi) e un cristianesimo nuovo della libertà e della grazia che stenta a venir fuori. Saper stare in questa frattura non è facile: ci vuole un forte investimento formativo. Molta gente trascorre la domenica nei centri commerciali, che offrono di tutto e di più: si può passeggiare, comprare, guardare, pranzare… Si arriva a sera stanchi, arrabbiati, pentiti d’aver speso più del previsto. E poi lunedì si ricomincia. La domenica, festa di Gesù Risorto, Pasqua settimanale, dov’è finita? Questo è soltanto uno dei segni… Dire parole di risurrezione… ma bisogna averla dentro! Allora si vince la paura; si sente che vale la pena parlare; si è a proprio agio nell’attesa e sorprendentemente lieti! A settembre è stato affidato alle comunità, ai gruppi, alle persone impegnate nella pastorale, il programma d’azione. A metà gennaio viene proposta una prima verifica. Per facilitare la partecipazione la verifica sarà condotta per vicariato: 21 gennaio vicariato di San Marino (a Domagnano); 22 gennaio vicariato di Valmarecchia (a Novafeltria); 23 gennaio vicariato Val Foglia/Val Conca (a Macerata Feltria). Tutti invitati (invito speciale ai membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale): sarà un’esperienza di sinodalità (camminare insieme). Libertà di parola: sarà un momento di discernimento comunitario. Sforzo comune: sarà occasione per imparare nuove parole, per aprirsi a nuovi orizzonti, per cavare fuori esperienze di risurrezione.
✠ Andrea Turazzi