La porta e la locanda

Arcabas, Accoglienza, (1994), opera tratta dal ciclo sui discepoli di Emmaus

Non si vorrebbe mai smettere di ascoltare: questo è il punto sorgivo della missione. Il primo missionario fu il battista, non solo perché venne per battezzare, anticipando un altro battesimo, ma anche per la sua predicazione. Erode Antipa, infatti, malgrado Giovanni parlasse contro la sua situazione irregolare, lo ascoltava volentieri. C’è un fascino nella verità che chiede luce fino al punto da aprire definitivamente la porta dell’anima. L’anima di Erode rimase chiusa, soffocando la voce della verità, mentre non fu così per i due pellegrini di Emmaus. Arcabas lascia la visione oscura del seme della Parola che feconda la terra del cuore con le sue verità, e ci mostra, nel terzo pannello, i discepoli di Emmaus di fronte a una porta aperta. È la porta della fede che si varca per mezzo del battesimo. Cleopa e l’amico, ora li vediamo bene, hanno i volti sereni, con gli occhi spalancati per lo stupore. Non si saziano di ascoltare quel misterioso compagno, il quale resta però ancora sconosciuto. Anzi la sapienza nel suo discorrere, nel rileggere la vita del Cristo alla luce della Scrittura, ha infittito il suo Mistero piuttosto che chiarirlo. Gesù, infatti, è in contro luce, resta evidente solo il suo bastone, segno del suo essere pastore, e la mossa di curvarsi tipica di chi, avendo altre mete, decide di cambiare i programmi aderendo alle richieste dei due compagni di viaggio. Essi, invece non sono più piegati come prima, con il passo disarticolato; ora sono ritti e tutti protesi verso il loro misterioso amico. Il titolo che Arcabas ha dato all’opera è Accoglienza. Cristo chiede di essere accolto, desiderato e, come si esprime la Redemptoris Missio: Accogliendo Cristo, voi vi aprite alla parola definitiva di Dio, a colui nel quale Dio si è fatto pienamente conoscere e ci ha indicato la via per arrivare a lui. È la missione di salvezza della Chiesa: La salvezza consiste nel credere e accogliere il mistero del Padre e del suo amore che si manifesta e si dona in Gesù mediante lo Spirito. Così si compie il regno di Dio, preparato già dall’antica alleanza, attuato da Cristo e in Cristo, annunciato a tutte le genti dalla Chiesa, che opera e prega affinché si realizzi in modo perfetto e definitivo. La porta aperta di Arcabas, inondata di luce, rivela una tavola accogliente con un vassoio colmo di frutta. C’è una mensa promettente in quella dimora e ci sono tre pellegrini che cercano casa. Di questi solo uno ha nome: Cleopa; l’altro amico è anonimo e, il terzo (il Signore Gesù) solo alla fine rivelerà la sua identità. Tutto ciò ha un profondo significato. Cleopa era uno noto ai dodici; un discepolo; uno che aveva seguito Gesù, ma che ora ne aveva perso le tracce. Cleopa anticipa il cristiano senza fede, tale solo per tradizione. Il documento Redemptoris Missio già additava la piaga della scristianizzazione prevedendo che entro le aree di antica cristianità è necessario rievangelizzare. Nel discepolo anonimo possiamo, invece, rileggere la cifra di quelli che ancora non conoscono pienamente il Signore Gesù e che ne hanno solo sentito parlare. Risultano quanto mai attuali, in tal senso le parole del documento già citato: I popoli sono in movimento; realtà sociali e religiose che un tempo erano chiare e definite oggi evolvono in situazioni complesse. Basti pensare ad alcuni fenomeni come l’urbanesimo, le migrazioni di massa, il movimento dei profughi, la scristianizzazione di paesi di antica cristianità. E ancora: La difficoltà di interpretare questa realtà complessa e mutevole in ordine al mandato di evangelizzazione si manifesta già nel «vocabolario missionario»: ad esempio, c’è una certa esitazione a usare i termini «missioni» e «missionari», giudicati superati e carichi di risonanze storiche negative; si preferisce usare il sostantivo «missione» al singolare e l’aggettivo «missionario» per qualificare ogni attività della Chiesa. C’è dunque un riserbo nell’affrontare il rapporto con i non cristiani, preferendo la parola dialogo a quella di missione, al punto da indurre alla domanda se veramente il battesimo è la porta della salvezza. Ancora la Redemptoris Missio ci illumina, senza dimostrare i suoi trent’anni di età: Alla luce dell’economia di salvezza, la Chiesa non vede un contrasto fra l’annuncio del Cristo e il dialogo interreligioso; sente, però, la necessità di comporli nell’ambito della sua missione ad gentes… «Anche se la Chiesa riconosce volentieri quanto c’è di vero e di santo nelle tradizioni religiose del buddismo, dell’induismo e dell’islam riflessi di quella verità che illumina tutti gli uomini, ciò non diminuisce il suo dovere e la sua determinazione a proclamare senza esitazioni Gesù Cristo, che è “la via, la verità e la vita”… il fatto che i seguaci di altre religioni possano ricevere la grazia di Dio ed essere salvati da Cristo indipendentemente dai mezzi ordinari che egli ha stabilito, non cancella affatto l’appello alla fede e al battesimo che Dio vuole per tutti i popoli». Cristo stesso, infatti, «inculcando espressamente la necessità della fede e del battesimo, ha confermato simultaneamente la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano mediante il battesimo come per una porta». Il pellegrino senza nome è dunque un cercatore della verità, cui Cristo ha scaldato il cuore aprendogli lo spiraglio di vita nuova; è uno che, nella porta aperta della locanda, ha incontrato una via. Riconosciamo allora meglio come nella tavola che si impone tra noi e i tre viandanti sia nascosta una mensa carica di promesse. I frutti sono quelli della Pasqua che tra poco i gesti del Risorto riveleranno. La locanda è dunque la Chiesa che è davvero una via necessaria all’uomo, una porta di salvezza aperta a tutti, non per un proselitismo interessato ma per l’umile certezza del bene incontrato e della storia meravigliosa ereditata: quella di un Dio che ama ogni uomo, desiderando che tutti siano salvati giungendo alla pienezza della verità.

suor Maria Gloria Riva, dicembre 2020