La preghiera è il respiro della vita!

Un fuoco ardente e inestinguibile

Nel corso delle ultime Udienze, il Papa ci ha guidati nel cammino alla scoperta della preghiera cristiana, fino a ridestare in noi una domanda fondamentale: «Quando gli uomini pregano con cuore sincero, quando domandano beni che corrispondono al Regno di Dio, perché a volte sembra che Dio non ascolti? Anche la preghiera che Gesù rivolge al Padre nel Getsemani sembra rimanere inascoltata. Il Figlio infatti dovrà bere fino in fondo il calice della passione» (Udienza generale, 26 maggio).
«I Vangeli testimoniano come la preghiera di Gesù si sia fatta ancora più intensa e fitta nell’ora della sua passione e morte. Egli prega anche sulla croce, oscuramente avvolto dal silenzio di Dio. Eppure sulle sue labbra affiora ancora una volta la parola Padre». E questo perché «ognuno di noi possa dire: Gesù, sulla croce, ha pregato per me» (Udienza generale, 16 giugno).
«Quelle ultime ore vissute da Gesù a Gerusalemme sono il cuore del Vangelo non solo perché a questa narrazione gli Evangelisti riservano, in proporzione, uno spazio maggiore, ma anche perché l’evento della morte e risurrezione – come un lampo – getta luce su tutto il resto della vicenda di Gesù. Egli non è stato un filantropo che si è preso cura delle sofferenze e delle malattie umane. In Lui non c’è solamente la bontà: c’è la salvezza! E non una salvezza episodica – quella che mi salva da una malattia o da un momento di sconforto – ma la salvezza totale, quella messianica, quella che fa sperare nella vittoria definitiva della vita sulla morte» (Udienza generale, 16 giugno).
Inoltre, è proprio «nella notte in cui viene tradito che Gesù ci dà il Pane della vita. Ci regala il dono più grande mentre prova nel cuore l’abisso più profondo. Al no di Giuda risponde con il sì della misericordia. Non punisce il peccatore, ma dà la vita per lui, paga per lui. Quando riceviamo l’Eucaristia, Gesù fa lo stesso con noi» (Angelus, 6 giugno).
Il Santo Padre ha poi precisato come «per essere discepoli di Gesù, non basta credere che Dio c’è, che esiste, ma bisogna mettersi in gioco con Lui. La fede comincia infatti dal credere che non bastiamo a noi stessi, dal sentirci bisognosi di Dio» (Angelus, 20 giugno).
«Il dramma di oggi – ha sottolineato il Papa – è che spesso la sete si è estinta. Si sono spente le domande su Dio, si è affievolito il desiderio di Lui. Dio si fa piccolo come un pezzo di pane e proprio per questo occorre un cuore grande per poterlo riconoscere, adorare, accogliere. Invece se il nostro cuore, più che a una grande sala, somiglia a un ripostiglio dove conserviamo con rimpianto le cose vecchie; a una soffitta dove abbiamo riposto da tempo il nostro entusiasmo e i nostri sogni; a una stanza buia perché viviamo solo di noi stessi, dei nostri problemi e delle nostre amarezze, allora sarà impossibile riconoscere questa silenziosa e umile presenza di Dio.
Se manca lo stupore e l’adorazione, non c’è strada che ci porti al Signore» (Santa Messa nella Solennità del Corpus Domini, 6 giugno). È invece la preghiera quella forza che spalanca le porte, «una preghiera che, a poco a poco, si adatta al ritmo del respiro e si estende a tutta la giornata. Essa è infatti il respiro della vita. Un po’ come quel fuoco sacro che si custodiva nei templi antichi, che ardeva senza interruzione e che i sacerdoti avevano il compito di tenere alimentato. Ecco: ci deve essere un fuoco sacro anche in noi, che arda in continuazione e che nulla possa spegnere» (Udienza generale, 9 giugno).
Lancia infine, nel mese dedicato al Sacro Cuore, un accorato appello di preghiera per il Myanmar, dove migliaia di persone stanno morendo di fame, affinché «il Cuore di Cristo tocchi i cuori di tutti portando pace nel Myanmar» e nel mondo intero (Angelus, 20 giugno).

Monache dell’Adorazione Eucaristica – Pietrarubbia, luglio-agosto 2021