La risurrezione di Gesù: il big bang della fede cristiana

Il Vescovo Andrea apre il mese di settembre con la lode «al Signore per il dono della “casa comune” che è la terra» ed il ringraziamento «agli “uomini di buona volontà”, che si impegnano a custodirla, a farla vivere, a promuovere progetti di studio e di tutela degli ecosistemi», parole pronunciate nella cornice del Castello di Montegiardino (13a Giornata per la Custodia del Creato, 1° settembre).
Il Vescovo ha parlato di «una vera e propria “alleanza con la terra”, di un patto fra gli umani, così fragili, e la terra, tanto grande ed esigente nei suoi tempi e nei suoi spazi». Perché fare alleanza? «Perché si ha bisogno di un sostegno reciproco e della consapevolezza dell’inevitabile interdipendenza». Sua Eccellenza ha evidenziato tre caratteristiche dell’alleanza fra gli umani e la terra: l’unità, l’indissolubilità e la fecondità. Questo il compimento: «Unità, indissolubilità e fecondità sono state pensate dal Creatore, perché l’uomo, coltivando la terra, la indirizzi ad un futuro di risurrezione». Proprio la risurrezione è stata indicata da Mons. Vescovo come centro del programma pastorale diocesano 2018/19: «Riguardo al contenuto, sentiamo di doverci riproporre il cuore stesso del Vangelo, cioè il mistero pasquale: Gesù morto e risorto. […] Si tratta di rendere questo messaggio concreto ed esperienziale: “Come vivi Gesù morto e risorto? Che cosa c’entra con la tua vita?”» (Noi siamo di quelli che il rientro entusiasma, Montefeltro n.9/18). Da notare che il Vescovo usa la prima persona plurale nell’annunciare il tema del nuovo programma. Il cammino della Diocesi, infatti, si propone di essere sinodale (dal greco syn odos: fare cammino insieme) «nel metodo e nello stile: si incoraggia la creatività e l’originalità di ogni comunità, tenendo conto della specificità e dei carismi di ogni associazione, gruppo e movimento» (Noi siamo di quelli che il rientro entusiasma, Montefeltro n.9/18). Perché camminare tutti insieme? Per quattro motivi: «Insieme, perché si è più incisivi sulla realtà. Insieme, perché siamo un solo popolo che ha per legge il comandamento dell’amore, per statuto la libertà e la dignità dei figli di Dio, per fine il Regno di Dio. Insieme, perché ci si aiuta, se si cade c’è chi rialza, se si è infreddoliti ci si scalda… (cfr. Qo 4,9-12). Insieme, perché Gesù in persona ha assicurato di essere presente fra due o più uniti nel suo nome (cfr. Mt 18,20)» (Veglia con i giovani per San Marino, 2 settembre).
«La risurrezione di Gesù è il big bang della fede cristiana: nei primi istanti ha messo in moto poche persone, ma una quantità enorme di energia. I primi testimoni capivano che era successo qualcosa di incredibile. Poi, di anno in anno, di secolo in secolo fino ad oggi, tante persone sono state coinvolte in questo annuncio di fede. La risurrezione di Gesù è un messaggio in espansione, è una notizia che vuole raggiungere tutti». E ai giovani riuniti nella Basilica di San Marino nella Veglia per la festa del Santo rivela con fierezza che «il luogo “normale” dell’incontro con Gesù Risorto è la Chiesa. La Chiesa ha alcuni segni ai quali Gesù ha consegnato la sua forza – li chiamiamo sacramenti – in cui lui opera. […] La risurrezione di Gesù sfocia nelle acque del Battesimo. Nel Battesimo la potenza della risurrezione di Gesù ci avvolge, ci pervade e ci fa nuovi».

Nella solennità di San Marino, il 3 settembre, il Vescovo Andrea si è rivolto così ai sammarinesi convenuti nella Basilica, insieme agli Ecc.mi Capitani Reggenti e a molte autorità civili e militari, per la celebrazione eucaristica: «Noi amiamo la nostra Repubblica. Ed è l’amore che ci spinge a conoscerla più profondamente, ad interpretare le diverse realtà in essa presenti e a denunciarne le debolezze. Tutti siamo responsabilmente coinvolti e consapevoli che diritti e doveri sono i mattoni della comune cittadinanza». «Abbiamo presenti – prosegue il Vescovo – le questioni più delicate della nostra epoca, quelle legate alle migrazioni, al diritto per tutti ai beni della terra, alla subordinazione della finanza alla dignità della persona, alla permanente minaccia della guerra… Questioni che investono chi svolge l’alto servizio della politica, ma che toccano le nostre coscienze, questioni da affrontare guardando al domani con generosità e spirito di collaborazione». Tra le fragilità umane che riguardano tutti, Mons. Vescovo si è soffermato sull’invidia, «inevitabile tentazione in una comunità piccola, dove ci si conosce tutti e si fanno confronti. […] L’invidia, se non viene ridimensionata per tempo, può diventare sorgente di decisioni cattive. Oggi ci sono mezzi di comunicazione che possono diventare feroci tanto sono incontrollabili». Per sconfiggere nel cuore questo sentimento occorre «convincersi che formiamo insieme un solo corpo e siamo membra gli uni degli altri. Se un membro del corpo “fa bene”, ha buoni pensieri, è un vantaggio per tutti e per la causa che ci vede tutti schierati» (Omelia nella Solennità di San Marino, 3 settembre).

Nella lettura breve proclamata durante la solenne apertura dell’anno pastorale Maria di Magdala si reca alla tomba «alle prime luci dell’alba», ma non vede il Signore. «Qualcuno pensa che la nostra condizione rispetto a quella dei primi discepoli sia di svantaggio – precisa il Vescovo –, poiché loro hanno visto il Risorto. In realtà, nei racconti pasquali c’è un dato ricorrente: i discepoli non riconoscono Gesù. Sarà la parola pronunciata da Gesù ad aprire i loro occhi. […] Non è diverso il nostro punto di partenza: anche noi riconosciamo il Risorto quando ascoltiamo e viviamo la sua Parola» (Omelia in occasione del Mandato agli operatori pastorali, 23 settembre).
Il Vescovo Andrea confida il sogno che porta in cuore: «All’inizio di questo nuovo anno pastorale darei a tutti il biglietto per andare a Gerusalemme, perché vorrei salissimo insieme al sepolcro, dove era deposto Gesù, per rivivere lo stupore e la gioia delle donne e dei primi discepoli e per sentir risuonare, come la prima volta, l’annuncio: “Gesù è risorto. Non è qui. È vivo!” (Omelia in occasione del Mandato agli operatori pastorali, 23 settembre).

Paola Galvani, ottobre 2018