La strada, luogo dell’incontro (Luglio e Agosto 2016)

Camminare e viaggiare per avvicinarsi al prossimo

Dirigi nel tuo cospetto il mio cammino (Sal 5,9). Reggi i miei passi nei tuoi sentieri, affinchè non vacillino i miei piedi (Sal 16,5).

“La vita è un cammino… Non si può vivere la propria vita stando fermi”: ai pellegrini della Macerata-Loreto (11.06), che attendevano sotto la pioggia la partenza della celebre maratona notturna, il Papa ha ricordato che “anche la pioggia è una grazia. È brutta perché ci dà fastidio, ma è bella perché è come la figura della grazia di Dio che viene su di noi. Anche un po’ di sofferenza sicuro ci sarà, ma questo si supera, con la speranza dell’incontro, domani, con Gesù Eucaristia”. I temi del cammino e della strada, del viaggio e dei suoi imprevisti, risuonano utili e opportuni in queste settimane estive perché le ferie non siano un tempo di black-out della fede e della preghiera, di “desertificazione spirituale” (Comunione mondiale delle Chiese riformate, 10.06), e di oblio rispetto a questo “mondo lacerato da conflitti e desideroso di conforto e speranza” (Armenia, Dichiarazione congiunta Francesco-Karekin II, 26.06). “Tutti noi viviamo sotto lo stesso cielo; e tutti siamo mossi dalla bellezza che si rivela nel cosmo” (Scuola estiva di Astronomia della Specola Vaticana, 11.06): come, dunque, passeggiare o guidare, pedalare o cavalcare godendo della bellezza e del riposo che un viaggio ci offre, senza però “zoppicare sui due piedi?” (Omelia, 09.06) cioè senza fare delle vacanze un idolo, un assoluto che mette in ombra il Signore? Oltre alla partecipazione alla Santa Messa e ai Sacramenti, il Papa ci invita a vivere la “compassione”, termine che ha ripetuto più volte e in diverse occasioni: ai sacerdoti riuniti per il loro Giubileo, in concomitanza con la Solennità del Sacro Cuore di Gesù (1-3 giugno), ad una rappresentanza di medici spagnoli e latinoamericani (09.06), ai partecipanti al Convegno Internazionale dedicato ai malati di lebbra (9-10 giugno), agli ammalati e ai disabili convocati per il Giubileo del 10-12 giugno (tre giorni nei quali si è svolto anche il Congresso eucaristico nazionale del Portogallo, in vista dell’ormai prossimo centenario delle Apparizioni mariane di Fatima), alla Sede del Programma Alimentare Mondiale (13.06)… L’invito dominante è stato quello al patire cum, “sentire con” ovvero “approssimarsi sempre di più”. Non si tratta di un atteggiamento riservato ai preti, alle suore, ai medici o agli operatori umanitari. Nel proprio stato di vita, anche in ferie, si può vivere la “compassione”: con il vicino di ombrellone rumoroso, con i mendicanti al bordo delle strade affollate di turisti, con i miseri che sopravvivono a ridosso di villaggi turistici da sogno, con i fratelli cristiani e non, perseguitati dal fondamentalismo islamico, geograficamente lontani, per i quali si deve continuare a pregare (Angelus, 03.07). L’Udienza generale del 15 giugno è stata dedicata al cieco di Gerico, che grida ai bordi delle strade di una delle città-oasi più floride della Palestina, disturbando l’entusiasmo della folla al passaggio di Gesù. A questa Udienza erano presenti quattro Sorelle della nostra Comunità, accompagnate dall’abruzzese padre Emiliano Antenucci, Missionario della misericordia. Al ritorno ci hanno raccontato i due volti di questa escursione per le strade di Roma: il primo, fatto di incontri nel clima di gioia di Piazza San Pietro, di amicizie con persone mai incontrate prima e provvidenzialmente messe sulla loro strada; il secondo, alla sera, a piazza vuota, camminando a pochi metri dai barboni che si avvolgono nei cartoni sotto il Colonnato del Bernini o che si accovacciano ai bordi delle strade a poche centinaia di metri dal Vaticano. Nelle nostre Sorelle c’è un po’ di timore per “certe facce” poco rassicuranti, ma prevale la compassione perché si sa che dietro ogni volto ci sono un nome, una storia, un passato a volte luminoso, legami interrotti, abbandoni, depressioni… “Perché è così feconda questa tensione fra miseria e dignità, fra distanza e festa? Direi che è feconda perché mantenerla nasce da una decisione libera. Solo la misericordia rende sopportabile quella posizione. Senza di essa o ci crediamo giusti come i farisei o ci allontaniamo come quelli che non si sentono degni. In entrambi i casi ci si indurisce il cuore” (Giubileo Sacerdoti, 03.06): non ci è chiesto, quindi, di rinunciare al meritato riposo, di non godere delle bellezze del mare e dei monti, ma di fare spazio nella nostra vita e nel nostro cuore, di “porre al centro della propria strada colui che ne era escluso”, di passare per le strade imitando Cristo: il Suo «è il “passaggio” della pasqua, l’inizio della liberazione: quando passa Gesù, sempre c’è liberazione, sempre c’è salvezza!» (Udienza, 15.06).

Monache dell’Adorazione Eucaristica – Pietrarubbia