L’Adorazione eucaristica (parte 3)

Questa terza e ultima parte riguarda la domanda centrale che Lorenzo considera “una riscoperta dell’adorazione eucaristica” che rischierebbe di “fare ombra alla celebrazione” eucaristica. Va detto subito che l’adorazione eucaristica non è mai stata messa in discussione dalla riforma liturgica del Vaticano II, che la raccomanda vivamente insieme ai “pii esercizi” (cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 13). Dalla riforma liturgica è scaturito il Rito della Comunione fuori della Messa e Culto eucaristico che riprende il concilio affermando che “è vivamente raccomandata la devozione sia privata che pubblica verso la santissima Eucaristia, anche fuori della Messa, secondo le norme stabilite dalla legittima autorità” (n. 87). Se l’adorazione eucaristica è ben compresa e ben vissuta, essa non può costituire “un’ombra” alla celebrazione eucaristica. Le due azioni non vanno né contrapposte né semplicemente sovrapposte! Sarebbe gravissimo per un cristiano pensare che l’adorazione eucaristica basti per la vita di fede! Essa rappresenta una professione di fede nella presenza reale e permanente del Signore Gesù nel pane e nel vino consacrati nella celebrazione eucaristica. di fronte a questa presenza il fedele si pone in atteggiamento di venerazione, di adorazione, di contemplazione! Occorre avere la piena consapevolezza che la celebrazione eucaristica “è infatti sorgente e culmine di tutta la vita cristiana” (LG, n. 11; Rito, n. 87). Perciò, bisogna che i pii esercizi “siano regolati tenendo conto dei tempi liturgici e in modo da armonizzarsi con la liturgia; derivino in qualche modo da essa e ad essa introducano il popolo, dal momento che la liturgia è per natura sua di gran lunga superiore ai pii esercizi” (Sacrosanctum Concilium, n. 13). Ciò significa che neanche l’adorazione eucaristica può superare in efficacia la celebrazione eucaristica. Infatti “nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa” (PO, n. 5). Il culto eucaristico ha nella celebrazione la sua origine e il suo fine. Lo afferma il Rito: “scopo primario e originario”, per cui viene conservata l’Eucaristia dopo la Messa, è l’amministrazione del Viatico; mentre “scopi secondari sono la distribuzione della comunione e l’adorazione di nostro Signore Gesù Cristo, presente nel sacramento” (n. 5). Pertanto, “i fedeli, quando venerano Cristo presente nel sacramento, ricordino che questa presenza deriva dal sacrificio e tende alla comunione, sacramentale e spirituale. La pietà, dunque, che spinge i fedeli a prostrarsi in adorazione dinanzi alla santa Eucaristia, li attrae a partecipare più profondamente al mistero pasquale […]. Essi intensificano così le disposizioni necessarie per celebrare con la debita devozione il memoriale del Signore e ricevere frequentemente quel pane che ci è dato dal Padre” (Rito, n. 88). Quindi, l’adorazione eucaristica scaturisce dalla celebrazione eucaristica, ne rappresenta in qualche modo un prolungamento adorante e costituisce una preparazione ad essa.

don Raymond Nkindji Samuangala, ottobre 2020
Assistente collaboratore Ufficio diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti