L’Allegoria dei sette sacramenti

Girolamo Imparato, Chiesa di Sant’Elia, olio su tela, 1603, Sant’Elia a Pianisi, Campobasso.

Il 25 gennaio 1904, il suolo di Sant’Elia a Pianisi (Campobasso) è calpestato da due piedi santi: padre Pio iniziava proprio in questo luogo gli anni degli studi ginnasiali che lo porteranno ad emettere la Professione tra i frati minori Cappuccini. Proprio 3 secoli prima, all’indomani del Concilio di Trento, nel 1603 in questo piccolo luogo del Molise un certo Francesco Tartaglia originario di Sant’Elia commissionò per la chiesa parrocchiale un dipinto che illustrasse i sette Sacramenti. Il Concilio di Trento, dieci anni prima, aveva fissato definitivamente a sette il numero dei Sacramenti, proclamando anche un anatema contro chiunque avesse modificato tale assetto. Il buon Francesco, preoccupato della sana dottrina, stilò uno schema meticoloso indirizzato al pittore Girolamo Imparato (o Imperato) di origine napoletana, ma operante nel territorio di Cosenza perché città di origine della sua consorte. Le indicazioni, stese nell’italiano tardo della fine del 1500, precisano i dettagli dell’Allegoria dei sette Sacramenti o, ancor meglio, l’Allegoria del Battesimo.
Girolamo Imparato realizzò tutte le indicazioni con grande fedeltà e maestria educando alla fede nei sacramenti generazioni e generazioni fino a giungere al giovane Francesco Forgione e futuro san Pio da Pietrelcina. Dal fonte battesimale, di forma circolare per ricordare la sua funzione di restituirci alla vita eterna perduta col peccato, s’innalza l’albero della Croce. Si tratta della vita cosmica narrata nel Salmo 80:
Hai sradicato una vite dall’Egitto, hai scacciato le genti e l’hai trapiantata.
Le hai preparato il terreno, hai affondato le sue radici ed essa ha riempito la terra.
La sua ombra copriva le montagne e i suoi rami i cedri più alti.
Ha esteso i suoi tralci fino al mare, arrivavano al fiume i suoi germogli.
Proprio sul primo ramo, alla destra del Salvatore, ecco la vergine Madre che, dolente e con le braccia aperte, ci invita a considerare quale grande grazia si riceva dal Sacrificio del suo divin Figlio. La grazia è il dono dello Spirito Santo, mai citato nella pittura ma presente e operante, come afferma la dottrina cattolica, in tutti i Sacramenti. Non a caso a lato della Vergine, il primo Sacramento che incontriamo è quello della Cresima. Qui, un padrino inginocchiato, accompagna il candidato davanti al Vescovo. Questi, che rappresenta la pienezza del Sacerdozio e, con esso, dei Sacramenti, siede sul faldistorio e tiene in mano il pastorale; alle sue spalle l’assistono un sacerdote e un chierico. Con l’altra mano il Vescovo unge il capo del cresimando, confermandolo, appunto, come membro bello e idoneo della Santa Chiesa. La Cresima (accanto al sacramento dell’Ordine, specifico per chi è ritenuto idoneo al Sacerdozio) è l’unico dei Sacramenti dell’iniziazione cristiana ad esigere il Vescovo o un delegato da Lui stesso designato. Questo perché appunto la Cresima ci conferma, grazie all’unzione dello Spirito Santo, nella comunione ecclesiale e ci consolida in quella vocazione particolare che Dio ha pensato per noi e che il vescovo (rappresentante la pienezza del Sacerdozio e la successione apostolica) ratifica e comprova.
A seguire ecco gli altri sacramenti: l’Eucaristia e l’Unzione degli Infermi. Dall’altro lato: il Matrimonio, l’Ordine e, per finire, la Confessione. Questo ministero di grazia e di misericordia è, nella lettura iconografica dell’opera, l’altro sacramento vicinissimo al Battesimo, quello che ci restituisce alla pienezza della grazia. Un tale salutifero effetto è reso, nel girale della Confessione, attraverso la veste candida del Sacerdote che con tanta paternità e misericordia sta assolvendo il penitente inginocchiato. La lettura si risolve proprio nella scena sottostante dove una coppia di padrini, una donna pia e un uomo anziano, simboli di saggezza e di virtù, presentano alla Chiesa, significata nel Ministro di Dio, dodici fanciulli. Essi sono nudi perché innocenti e pronti a ricevere la veste candida del Battesimo. Lo stesso zampillo che scaturisce dalla fonte, derivante dal sangue del Redentore, scende sul capo dei neofiti che, a turno, passano davanti al sacerdote. Sul retro essi escono già “in albis”, ovvero rivestiti della tunica bianca della grazia santificante e vengono accompagnati da un Arcangelo in seno alla Chiesa di Dio. Lo Spirito Santo è presente nell’opera, in quel sangue e acqua che, scaturendo dal Cristo crocifisso, zampilla nella sorgente, un’acqua viva che si contrappone all’acqua stagnante in cui cadono coloro che disprezzano o stravolgono il senso dei sacramenti. Fra i malcapitati vi è anche un frate, probabilmente, lo stesso Lutero che aveva messo in dubbio proprio in quegli anni alcuni elementi della fede, in particolare proprio alcuni aspetti della dimensione sacramentale. In alto, benedicente, Dio Padre, circondato dagli angeli, sembra dire come un tempo sulle acque del Giordano: «Questi è il Figlio mio prediletto, ascoltatelo!».

suor Maria Gloria Riva, aprile 2022