Le nozze battesimali della donna di Samaria

Manuel Panselinos (pittore bizantino), La Samaritana al pozzo (Saint Photini), Scuola macedone del XIV sec., Monte Athos
L’episodio tra Gesù e la Samaritana raccontato nel Vangelo di Giovanni rappresenta uno dei più antichi simboli battesimali. La donna di Samaria, eretica per gli ebrei, incontra Gesù al pozzo, luogo dell’amore e simbolo di unione sponsale. Lo Sposo Cristo incontra l’umanità Chiesa, immersa nell’oscurità del peccato e le offre la luce della sua «ora», cioè della sua croce. il riferimento alla passione è, infatti, implicitamente contenuto nella menzione del mezzogiorno, ora nella quale il Salvatore affisso sulla croce dirà: «ho sete». Qui al pozzo di Giacobbe, secondo i padri della Chiesa, Cristo ebbe sete della fede della Samaritana, ovvero dell’Umanità-Sposa. Un’antica testimonianza di questa rilettura del Vangelo la troviamo già nel IV secolo nella Cattedrale Panagia Ekatontapyliani (ovvero: 100 porte) in Paroikia sull’isola di Paros. il battistero, che nei secoli ha assunto varie forme, ha qui, la forma della croce. La vasca della purificazione e della sepoltura con Cristo si carica del simbolo veterotestamentario dei quattro fiumi che, uscendo dal centro del Giardino (dall’Eden) santificano la terra. i quattro fiumi, sigillati nell’Eden dopo il peccato di adamo ed Eva, ricompaiono sulla croce significati nelle piaghe del Salvatore. Per questo motivo (quello di una rilettura battesimale) gli ortodossi chiamano l’anonima donna di Samaria la Santa Fotina (Aghia Photina) ovvero la Santa illuminata. Così infatti erano chiamati i neo battezzati: illuminati. il simbolo, nell’arte, ha una lunga storia perché, dal IV secolo, lo ritroviamo intatto nel XII secolo a Venezia nei mosaici della Cattedrale di San Marco. Qui, immersa nell’oro, la Samaritana dialoga con Cristo: fra loro sta un pozzo quadrilobato (la croce più il cerchio simbolo di eternità) dietro al quale si innalza un albero (quello della vita) con tre rami, simbolo della Trinità. anche sul Monte Athos, un affresco del XIII secolo ci regala il ritratto di Santa Fotina (dal greco photos, luce appunto). La santa, nel buio della sua esistenza, scopre una luce diversa da quella del mezzogiorno con il sole allo zenit, scopre la Vera Luce che siede sul bordo del pozzo, punto più profondo e opposto al sole, quindi il nadir, luogo di oscurità. La Samaritana è, per così dire, la donna post-contemporanea cui Gesù affida sorprendentemente se stesso e il suo Mistero. infatti, dopo l’episodio del battesimo, questa è la prima rivelazione di Cristo del Mistero Trinitario: né in Gerusalemme né su questo monte si adora il Padre. I veri adoratori lo adoreranno in spirito e verità. Nell’affresco del Monte Athos, Cristo – seduto sul monte degli antichi padri – elenca con le dita il numero delle persone divine tenendo però le dita bene compatte significando così il Mistero delle tre persone nell’unica sostanza divina. Questa verità è, insieme al kerigma, il breve credo dei catecumeni. Tra il monte e Gerusalemme ecco il pozzo con la forma della croce. È la fonte dalla quale sgorgherà l’acqua viva che, fin d’ora, è in grado di illuminare lo sguardo della Samaritana. Questa donna scelta da Gesù per una grande rivelazione nonostante il suo vissuto chiacchierato, rappresenta l’Umanità-Sposa, la quale per quanto immeritevole di amore riceve gratuitamen te l’acqua della vita. Si rivela così un’altra caratteristica del Battesimo quella della Sponsalità. Unita a Cristo sposo la nostra Umanità partecipa della divinità dello Sposo: diventando uno con Cristo nella sua morte, ella risorge a vita nuova nella grazia della vita trinitaria. La Samaritana poi, risanata dall’acqua viva del Cristo corre all’annuncio, lascia la sua brocca stanca e diventa testimone della sorgente viva del battesimo, frutto della croce.

Suor Gloria Riva, aprile 2020