Liturgia della Parola – presentazione (Dicembre 2018)

A suo tempo avevamo accennato alla grande rivalorizzazione della liturgia della parola nella celebrazione eucaristica, operata dal Concilio Vaticano II e dalla riforma liturgica. I Praenotanda della seconda edizione dell’Ordinamento delle letture della Messa del 1981 hanno ripreso l’intero materiale, precisandolo e sviluppandolo (cfr. nn. 11-37). È a questo materiale che l’OGMR ha apportato dei ritocchi che vengono qui presentati nei nn. 57-71. Come si sa la liturgia della parola si costruisce attorno all’annuncio della parola di Dio, annuncio fatto di letture bibliche con i canti che le accompagnano, dell’omelia, della professione di fede e della preghiera universale o preghiera dei fedeli che ne costituiscono uno sviluppo. Infatti, “nelle letture che poi vengono spiegate nell’omelia, Dio parla al suo popolo, gli manifesta il mistero della redenzione e della salvezza e offre un nutrimento spirituale; Cristo stesso è presente, per mezzo della sua Parola, tra i fedeli. Il popolo fa propria questa parola divina con i canti e vi aderisce con la professione di fede; così nutrito, prega nell’ orazione universale per le necessità di tutta la Chiesa e per la salvezza del mondo intero” (n. 55). Il complesso rituale appare strettamente unito e organico. Al centro c’è la parola di Dio, ovvero Dio che parla oggi all’assemblea del suo popolo. È atto di culto, è dialogo interpersonale (alla Parola segue l’ascolto e la risposta), è manifestazione del ministero della salvezza e nel contempo annuncio, è nutrimento (“Nelle letture viene preparata ai fedeli la mensa della parola di Dio e vengono loro aperti i tesori della Bibbia”, n. 57, cfr. SC n. 51), è presenza di Cristo stesso, poi è adesione di fede e risposta di preghiera. Non semplice parola verbale, ma parola-evento. È memoria verbale di quanto Dio ha compiuto nella storia, ed è mistagogia, introduzione e ingresso alla liturgia eucaristica a cui offre i contenuti. Le conseguenze pratiche di questa dinamica che scaturisce dalla liturgia della parola sono evidenti. Se è Dio stesso che parla al suo popolo mentre vengono proclamate le Sacre Scritture, l’atteggiamento ordinario e normale del popolo riunito è di “ascoltare” (“Parla Signore, il tuo servo ascolta”), non di leggere il proprio testo. Non possiamo dimenticare che anche questa parte della celebrazione, come l’insieme di essa, ha lo scopo tra l’altro di creare comunione, unità, Corpo di Cristo, Chiesa. Dal suo lato, il ministro che “presta la sua voce a Dio” nel proclamare la sua parola, lo faccia sempre con una duplice attenzione. Da una parte che egli annuncia una parola che non è sua, né sue idee, né che stia leggendo un giornale o un libro qualsiasi. Dall’altra che il popolo, dovendo normalmente “ascoltare”, deve poter capire distintamente e comprendere il messaggio a lui rivolto dal suo Signore. Infine, visto che “nelle letture viene preparata ai fedeli la mensa della parola di Dio e vengono loro aperti i tesori della Bibbia” (n. 57), il popolo è chiamato a mettersi in disposizioni interiori adeguate per “nutrirsi” realmente a questa mensa della Parola, nonché a riconoscere e adorare il Signore Gesù presente nella sua Parola. Più avanti riprenderemo questo ultimo aspetto, dopo che avremo ricuperato le indicazioni dell’OGMR riguardanti le letture nel prossimo numero.
don Raymond Nkindji Samuangala
Assistente collaboratore Ufficio diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti