I Lezionari e i loro cicli

Una ricchezza tutta da vivere Domanda: Che cosa rappresentano i tre cicli dell’anno liturgico e come fare per sapere se siamo nell’anno A, B o C? Le celebrazioni feriali, invece, quale ordine seguono? (Luigi) La Dei Verbum, la Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Rivelazione Divina, esprime tutta l’importanza della Parola di Dio rimarcando che “La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo” (DV, 21). D’altra parte, il Concilio esorta con ardore sia i sacerdoti, i religiosi che tutti i fedeli “ad apprendere «la sublime scienza di Gesù Cristo» (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture” (DV, 25), giacché «L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo» (S. Girolamo). Riguardo la liturgia, la Sacrosanctum Concilium ha sottolineato che “Nella celebrazione liturgica la sacra Scrittura ha una importanza estrema. Da essa, infatti, si attingono le letture che vengono poi spiegate nell’omelia e i salmi che si cantano; del suo afflato e del suo spirito sono permeate le preghiere, le orazioni e i carmi liturgici; da...

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Canto mariano alla fine della messa

Non prescritto ma consuetudine diffusa Domanda: Al termine della celebrazione eucaristica spesso si effettua un canto alla Madonna: è obbligatorio o consigliato? Perché? (Luigi) L’importanza del canto sacro nella celebrazione eucaristica è un dato certo (cf. SC 112). Così come lo è la norma liturgica di iniziare normalmente la Messa con un canto, detto appunto iniziale o d’ingresso la cui funzione “è quella di dare inizio alla celebrazione, favorire l’unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico o della festività, e accompagnare la processione del sacerdote e dei ministri” (OGMR 47).Alla conclusione della celebrazione, invece, non viene prescritto nessun canto. Infatti, i “Riti di conclusione” prevedono brevi avvisi…; il saluto e la benedizione del sacerdote…; il congedo del popolo da parte del diacono o del sacerdote, “perché ognuno ritorni alle sue opere di bene lodando e benedicendo Dio”; il bacio dell’altare da parte del sacerdote e del diacono e poi l’inchino profondo all’altare da parte del sacerdote, del diacono e degli altri ministri (OGMR 90, 168, 169). Stando a queste norme, non si dovrebbe eseguire al termine della celebrazione eucaristica né un canto mariano né un qualsiasi altro canto. Tuttavia, è una consuetudine ormai diffusa...

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Il linguaggio dei segni

I gesti del celebrante alla preghiera eucaristica Domanda: Premetto che vado spesso a Messa in diversi posti. La mia domanda è questa: se tutti i gesti hanno un significato durante la Messa perché allora voi sacerdoti alzate in modi diversi l’ostia e il vino dopo averli benedetti? È un gesto libero oppure ha un significato preciso? (Anna) In ogni celebrazione anche i gesti del celebrante rientrano nell’insieme del linguaggio liturgico e sono portatori di un preciso significato. Per questo, “I gesti e l’atteggiamento del corpo sia del sacerdote, del diacono e dei ministri, sia del popolo devono tendere a far sì che tutta la celebrazione risplenda per decoro e per nobile semplicità, che si colga il vero e pieno significato delle sue diverse parti e si favorisca la partecipazione di tutti. Si dovrà prestare attenzione affinché le norme, stabilite da questo Ordinamento generale e dalla prassi secolare del Rito romano, contribuiscano al bene spirituale comune del popolo di Dio, più che al gusto personale o all’arbitrio” (OGMR, 42). Il gesto di cui parla la nostra lettrice fa parte di un insieme di tre gesti che il celebrante compie durante la preghiera eucaristica. Le indicazioni del Messale sono così precise che...

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Liturgia della parola e incontro di preghiera

Domanda: Mi capita talvolta di organizzare per il gruppo a cui appartengo una veglia di preghiera. Un mio collega, invece, si è trovato nella chiesa parrocchiale a dover preparare una liturgia della Parola (si dice così?). Ci sono dei criteri da seguire per una e per l’altra celebrazione? L’incontro di preghiera che organizzo per il gruppo e l’incontro di preghiera in chiesa penso sono di diversa natura: ci sono regole e criteri da osservare? Esistono sussidi? Grazie. (Stefania) La distinzione di fondo si fa tra liturgia e ciò che non lo è. Intendendo per “ciò che non lo è” non un nulla o un senza valore, ma un diverso dalla liturgia. Già il concilio Vaticano II parla di “pii esercizi” o “sacri esercizi”, nel loro rapporto con la liturgia (cfr. SC 13).Ad oggi, il documento base di riferimento, che ha raccolto e attuato la norma conciliare è il Direttorio su Pietà Popolare e Liturgia (2022), della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. In esso vengono dati i Principi e orientamenti per disciplinare i nessi che intercorrono tra Liturgia e pietà popolare, riaffermando “il primato della liturgia”. Infatti, “l’eminenza della Liturgia rispetto ad ogni altra possibile e...

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Celebrazioni domenicali in assenza del presbitero

Domanda: Parrocchie sempre più piccole e scarsità di presbiteri. Anche nella nostra Diocesi, per le necessità imposte da nuovi assetti pastorali, ci si chiede se sia opportuno favorire liturgie domenicali senza presbitero, oppure vietarle per convergere in un’unica celebrazione. Nel primo caso si valorizza l’identità della piccola comunità; nel secondo si coltiva l’idea e l’esperienza di una Chiesa più ampia. Che ne pensa? (Francesco) Il Concilio Vaticano II, nell’intento di permettere ai fedeli di attingere più abbondantemente alla fonte della Parola di Dio, prescriveva già: “Si promuova la celebrazione della Parola di Dio, alla vigilia delle feste più solenni, in alcune ferie dell’avvento e della quaresima, nelle domeniche e nelle feste, soprattutto nei luoghi dove manca il sacerdote; nel qual caso diriga la celebrazione un diacono o altra persona delegata dal vescovo” (SC 35). Difronte alla difficoltà o all’impossibilità di celebrare l’eucaristia, dovuta a ragioni da non ridurre solo alla scarsità di presbiteri, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha emanato il Direttorio Christi Ecclesia (1988) per disciplinare queste celebrazioni e dare le norme per la loro organizzazione. Recependo tali norme, la nostra Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna ha elaborato il documento Radunati nel giorno del Signore...

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Linguaggio simbolico e didascalie

Domanda: Si dice che i simboli sono una forma di linguaggio assai forte. Tuttavia, molti segni della liturgia restano oscuri per tante persone. Ci sono preti che li spiegano, spesso con esiti positivi; altre volte le spiegazioni affaticano e sbiadiscono la celebrazione. Che ne pensa delle didascalie del celebrante soprattutto durante la Messa? (Ilaria) L’agire simbolico caratterizza essenzialmente l’atto liturgico. L’ha ricordato papa Francesco nell’ultima lettera apostolica pubblicata il 29 giugno scorso sulla formazione liturgica del Popolo di Dio Desiderio desideravi: “La liturgia è fatta di cose che sono esattamente l’opposto di astrazioni spirituali: pane, vino, olio, acqua, profumo, fuoco, cenere, pietra, stoffa, colori, corpo, parole, suoni, silenzi, gesti, spazio, movimento, azione, ordine, tempo, luce” (Dd 42). Comprendere (non dico capire) tale linguaggio è condizione fondamentale per quella vera “partecipazione attiva, cosciente e fruttuosa” cara al Vaticano II. Infatti, “la conoscenza del mistero di Cristo, questione decisiva per la nostra vita, non consiste in una assimilazione mentale di un’idea, ma in un reale coinvolgimento esistenziale con la sua persona. In tal senso la liturgia non riguarda la “conoscenza” e il suo scopo non è primariamente pedagogico (pur avendo un grande valore pedagogico: cfr. Sacrosanctum Concilium, 33)… La pienezza della nostra...

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Perchè la benedizione al diacono prima della proclamazione del Vangelo?

Domanda: Perché il diacono, essendo ministro ordinato, prima di proclamare il vangelo, deve chiedere la benedizione al vescovo o al sacerdote che presiede l’Eucarestia? Anche i ministri lettori devono chiedere la benedizione al celebrante? (Pierluigi) La richiesta di benedizione prima del Vangelo da parte del diacono è prescritta sia dal Cerimoniale dei Vescovi (CdV 140) sia dal Messale Romano (OGMR, 175). Va precisato però che “non solo il diacono, ma anche il presbitero, anche se concelebra, chiede al vescovo e da lui riceve la benedizione” (CdV 173). Invece il Messale Romano non prevede lo stesso gesto per i ministri che proclamano le altre letture, come avviene in alcuni riti, come il Rito Ambrosiano. In effetti, “il compito di proclamare le letture, secondo la tradizione, non è competenza specifica di colui che presiede, ma di altri ministri. Le letture, quindi, siano proclamate da un lettore, il Vangelo sia invece proclamato dal diacono o, in sua assenza, da un altro sacerdote. Se non è presente un diacono o un altro sacerdote, lo stesso sacerdote celebrante legga il Vangelo; e se manca un lettore idoneo, il sacerdote celebrante proclami anche le altre letture” (OGMR, 59). Tuttavia, sia il CdV, sia il Messale Romano...

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Il Vaticano II e l’altare verso il popolo (seconda parte)

Il dibattito sull’altare verso il popolo nel Concilio Vaticano II va spostato su quanto lo stesso Concilio dice della liturgia, della sua celebrazione e soprattutto del soggetto di tale celebrazione. Il recupero del sacerdozio comune a tutti i fedeli è determinante nella comprensione del soggetto della celebrazione liturgica secondo il Vaticano II. Come già detto, questo concetto è esplicitato meglio negli altri documenti conciliari, come Lumen Gentium (cf. capitolo terzo) e il decreto Apostolicam Actuositatem sull’apostolato dei laici, con il richiamo costante ai tre uffici (sacerdotale, profetico e regale) che ricevono i credenti in Cristo, in virtù del dono del battesimo. Così la liturgia, mediante la quale, specialmente nel divino sacrificio dell’eucaristia, «si attua l’opera della nostra redenzione»” (SC 2), viene considerata dal Concilio “opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa” (n. 7). “Effettivamente per il compimento di quest’opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale l’invoca come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all’eterno Padre” (n. 7). Da qui l’affermazione: “Le azioni liturgiche non sono azioni private ma...

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Il Vaticano II e l’altare verso il popolo (prima parte)

Domanda: Esistono testi del concilio Vaticano II che prescrivono veramente l’altare “versus populum” nelle chiese? (Andrea) Il dibattito postconciliare sviluppatosi attorno alla questione dell’altare “verso il popolo” tutt’ora non si è mai risolto. Le argomentazioni circa il pro e il contro, pur nella loro validità, non sembrano tali da far pendere la bilancia da una parte o dall’altra. Fino adesso, infatti, vengono generalmente utilizzate ragioni d’ordine “pastorale” (celebrazione verso il popolo e vicinanza (fisica) allo stesso popolo riunito, per una visibilità diretta) o a carattere pratico-funzionale (affinché il celebrante vi possa girare attorno), secondo il dettato del Consilium per l’applicazione della costituzione sulla sacra liturgia nell’Istruzione Inter oecumenici, n. 91 per fondare o contestare la posizione dell’altare verso il popolo. A mio parere, la risposta esauriente non può prescindere dalla comprensione teologica di tutta la riforma conciliare, in particolare la comprensione che ha la stessa Chiesa in rapporto a sé stessa, alla sua missione e alla Liturgia. La Chiesa del Vaticano II si ricupera quale “sacramento di salvezza in Cristo” (LG, 1), “corpo mistico di Cristo” (LG, 7), popolo di Dio, che ha per capo Cristo (n. 9), “famiglia di Dio” (n. 32), ecc. È questa unica realtà, costituita dalla...

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Un’assemblea armoniosamente unita

In piedi durante le preghiere presidenziali Domanda: Nella S. Messa ci sono tre orazioni principali: Colletta, Orazione sulle offerte e Orazione dopo la Comunione. Come mai la liturgia prevede che durante tali preghiere i fedeli stiano in piedi? (Elisabetta) Il Messale Romano presenta i vari momenti della celebrazione durante i quali i partecipanti devono essere in piedi, seduti o in ginocchio (cf. OGMR, n. 43). Questi “gesti e atteggiamenti del corpo” hanno un triplice ruolo: essere segno di unità dell’assemblea; esprimere il vero e pieno significato delle diverse parti della celebrazione; e favorire la partecipazione attiva di tutti all’azione liturgica. Tutto questo esige che i fedeli dovrebbero compiere armoniosamente tutti i gesti insieme! Ciò spiega l’affermazione dell’OGMR secondo la quale per ottenere l’uniformità nei gesti e negli atteggiamenti del corpo in una stessa celebrazione, i fedeli seguano le indicazioni che il diacono o un altro ministro laico o lo stesso sacerdote danno secondo le norme stabilite nel Messale (cf. n. 43). L’unità di comportamento manifesta, infatti, l’unità dell’assemblea. “Questa unità appare molto bene dai gesti e dagli atteggiamenti del corpo, che i fedeli compiono tutti insieme” (OGMR, n. 96). La posizione in piedi è prevista dal Messale in questi momenti...

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