Gruppo liturgico parrocchiale

Domanda: Come fare perché nasca nella parrocchia il gruppo liturgico? Sentiamo che viene spesso auspicato dall’Ufficio Liturgico diocesano… Ma la liturgia non è affidata alla cura e alla responsabilità del parroco? Che cosa possono e devono fare i laici? Quali potrebbero essere i compiti precisi del gruppo liturgico parrocchiale? Rossella Il gruppo liturgico (GL) è l’emanazione in parrocchia di quella “commissione liturgica” auspicata dal Concilio Vaticano II in ogni Diocesi per “promuovere, sotto la guida del vescovo, l’apostolato liturgico” (SC 45). È un insieme di persone che coordinano le celebrazioni liturgiche per aiutare la comunità a quella “piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia” (SC 14). Naturalmente il GL è coordinato dal parroco, primo responsabile della liturgia nella comunità, o da un altro prete o diacono, o da un/a laico/a competente in liturgia (tale competenza non dipende dall’essere prete o diacono) su incarico del parroco. Oltre ad essere soggetto di coordinamento e dell’animazione liturgica, il GL è luogo di formazione allo spirito della liturgia secondo i dettami della riforma conciliare (“Anche i ministranti, i lettori, i commentatori e i membri della «schola cantorum» svolgono un vero ministero liturgico… Bisogna dunque che tali...

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Candeliere al centro dell’altare?

Non comprendo perché quando il Vescovo celebra in cattedrale – ma ho visto anche in altre chiese – viene aggiunto un candeliere al centro dell’altare. Perché? (Michele) Questa domanda ha senso già che: “La chiesa cattedrale sia dimostrazione esemplare alle altre chiese della diocesi di quanto è prescritto nei documenti e libri liturgici circa la disposizione e l’ornamentazione delle chiese” (Cerimoniale dei Vescovi (CV), n. 46). Il CV parla di “sette (o almeno due) candelieri con le candele accese” (n. 125) da preparare nel sacretarium (locale dove il Vescovo e i concelebranti indossano le vesti liturgiche), per accompagnare la croce durante la processione (cf. n.128). Saranno poi collocati “presso l’altare o sulla credenza o vicino in presbiterio” (n. 129). Il n. 117 dell’OGMR precisa: “In ogni celebrazione, sull’altare o accanto a esso si pongano almeno due candelieri con i ceri accesi, o anche quattro o sei; se celebra il vescovo della diocesi, si usino sette candelieri”. Alcune considerazioni: 1) il numero di candelieri è variabile, secondo la dimensione e la struttura dell’altare e del presbiterio, anche per non ostacolare la vista dell’assemblea, riguardo al n. 307 dell’OGMR: “…non impediscano ai fedeli di vedere comodamente ciò che si compie o viene...

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Papa Francesco e i Ministeri istituiti alle donne

Domanda: Caro don, puoi presentare il Motu proprio di papa Francesco sull’accesso delle donne ai ministeri istituiti? (Andrea) Domenica 10 gennaio 2021 Papa Francesco ha firmato il Motu proprio Spiritus Domini con il quale modifica il can. 230§1 del CIC che disciplina i ministeri istituiti del lettorato e accolitato. Egli ha tolto dal testo iniziale la precisazione “di sesso maschile”. Così propone una lettura inclusiva di questo paragrafo del CIC ed apre i ministeri istituiti anche alle donne in quanto “tali ministeri laicali, essendo basati sul sacramento del Battesimo, possono essere affidati a tutti i fedeli, che risultino idonei, di sesso maschile o femminile, secondo quanto già implicitamente previsto dal can. 230 §2” (Spiritus Domini). Francesco giustifica la sua scelta richiamandosi all’insegnamento neotestamentario sul sacerdozio di tutto il Popolo di Dio (cf. 1 Pt 2,9), al pluriforme sviluppo della ministerialità liturgica nella storia della Chiesa, all’insegnamento del Concilio Vaticano II ed al successivo Magistero dei Papi e dei Sinodi dei Vescovi. (Cf. Lettera al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede circa l’accesso delle donne ai ministeri del Lettorato e dell’Accolitato). Egli recupera il fondamento della ministerialità liturgica dei laici nel sacerdozio battesimale comune a tutti i fedeli dal...

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“Per tutti” o “per molti”?

Domanda: Può dire una parola sul dibattito intorno alle parole della consacrazione sul corpo “offerto per tutti” oppure “offerto per molti”? (Andrea, Rimini) Premetto con la certezza di fede che lungo la sua storia la Chiesa non promuove mai le sue riforme per rinnegare o modificare la sua tradizione, meno ancora la sua dottrina. A secondo dei contesti essa prova la necessità di sottolineare un aspetto piuttosto che un altro, per il maggior bene spirituale di tutto il popolo di Dio. Solo così eviteremo quegli atteggiamenti di sterili polemiche e cercheremo di comprendere e vivere realmente e fruttuosamente ciò che la Chiesa ci offre. La domanda riguarda l’espressione che viene utilizzata durante la consacrazione del Sangue del Signore alla Messa. Si chiede se la traduzione in lingua italiana dell’originale latino pro multis deve essere “per tutti” o “per molti”? Sia la Congr. per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, (Lettera del 17 ottobre 2006 ai Presidenti delle Conferenze Episcopali Nazionali), in accordo con la Congregazione per la Dottrina della Fede e con l’approvazione del Santo Padre, sia Benedetto XVI (Lettera del 14 aprile 2012 al Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca), hanno la stessa posizione. Entrambi riconoscono la “validità...

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La Comunione sotto le due specie

Domanda – Forse nei suoi articoli – che apprezzo tantissimo – avrà già trattato il tema della Comunione sotto le due specie del pane e del vino… Chiedo qualche precisazione: non le sembra che sia più completo il segno con la Comunione nelle due specie? Perché vi si ricorre così di rado? Inoltre, ho visto dei sacerdoti che, nella concelebrazione, non assumevano (neppure per intinzione) il vino consacrato. È lecito? (Francesca, Novafeltria) Francesca dimostra quanto i fedeli laici sono attenti ai dettami della riforma liturgica ed anche ai gesti di noi sacerdoti durante la (con)celebrazione. Perché tali gesti possono essere educativi oppure il contrario! Nella prima parte della domanda la nostra lettrice dimostra di avere già presente che il Concilio raccomanda la Comunione sotto le due specie (cfr. SC, 55), e il Messale Romano ha recepito tale raccomandazione (cfr. OGMR, 281-287). La dottrina nella presenza reale e permanente del Signore Gesù in ognuna delle specie nonché in ogni suo frammento, e l’attenzione all’autentica tradizione della Chiesa (cfr. OGMR, n. 282) portano a determinare certi momenti, che tra l’altro il Vescovo locale può ampliare, in cui la Comunione sotto le due specie è vivamente raccomandata. Perché “la santa Comunione esprime con...

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Quali suggerimenti e pedagogia per i “lettori di fatto”?

Domanda – Quali suggerimenti può dare a noi “lettori” di fatto, chiamati volta per volta a leggere la Parola di Dio nell’assemblea? Quale “pedagogia” suggerisce? (Pina) Il Cerimoniale dei Vescovi afferma che il lettore “viene istituito per il compito che gli è proprio di proclamare nell’assemblea liturgica la parola di Dio. Per questo, nella Messa e nelle altre azioni sacre proclama le letture, eccetto il vangelo; nel caso in cui mancasse il salmista, recita il salmo fra le letture; nel caso in cui mancasse il diacono, annunzia le intenzioni della preghiera universale” (n. 31). Anche il Messale Romano si esprime negli stessi termini (cf. OGMR, nn. 196-198)”. Sono stessi servizi del lettore “di fatto”. Entrambi i documenti parlano di “proclamare”. Infatti, l’azione di far udire la parola di Dio è detta “proclamazione della parola” perché non è solo questione di leggere bene e distintamente (ci vuole anche questo). Si tratta anche di dare testimonianza dei fatti e delle parole annunciate, di impegnarsi per quanto viene affermato, di favorire l’ascolto da parte di coloro che sono chiamati ad accogliere quanto hanno udito. Proclamare equivale a rendere pubblico, acclamare, confessare e rivelare. Per questo colui che proclama deve impegnarsi per farsi udire...

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L’Adorazione eucaristica (parte 3)

Questa terza e ultima parte riguarda la domanda centrale che Lorenzo considera “una riscoperta dell’adorazione eucaristica” che rischierebbe di “fare ombra alla celebrazione” eucaristica. Va detto subito che l’adorazione eucaristica non è mai stata messa in discussione dalla riforma liturgica del Vaticano II, che la raccomanda vivamente insieme ai “pii esercizi” (cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 13). Dalla riforma liturgica è scaturito il Rito della Comunione fuori della Messa e Culto eucaristico che riprende il concilio affermando che “è vivamente raccomandata la devozione sia privata che pubblica verso la santissima Eucaristia, anche fuori della Messa, secondo le norme stabilite dalla legittima autorità” (n. 87). Se l’adorazione eucaristica è ben compresa e ben vissuta, essa non può costituire “un’ombra” alla celebrazione eucaristica. Le due azioni non vanno né contrapposte né semplicemente sovrapposte! Sarebbe gravissimo per un cristiano pensare che l’adorazione eucaristica basti per la vita di fede! Essa rappresenta una professione di fede nella presenza reale e permanente del Signore Gesù nel pane e nel vino consacrati nella celebrazione eucaristica. di fronte a questa presenza il fedele si pone in atteggiamento di venerazione, di adorazione, di contemplazione! Occorre avere la piena consapevolezza che la celebrazione eucaristica “è infatti sorgente e culmine di...

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L’Adorazione eucaristica (parte 2)

La seconda precisazione riguarda l’ultima parte della domanda: “esigenza attuale di interiorità e di maggiore profondità”. Sembrerebbe che la riforma liturgica del Vaticano II avesse portato alla perdita dell’interiorità e della profondità, a favore di una celebrazione razionale e esteriore. Nulla di questo corrisponde all’insegnamento del Concilio. Già nell’affermazione “La liturgia infatti, mediante la quale, soprattutto nel divino sacrificio dell’eucaristia, «si attua l’opera della nostra redenzione», contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e l’autentica natura della vera Chiesa. Questa ha infatti la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di dimensioni invisibili, impegnata nell’azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e tuttavia pellegrina; e tutto questo in modo tale, però, che quanto in essa è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all’invisibile, l’azione alla contemplazione, il presente alla città futura alla quale tendiamo” (SC, n. 2) emerge il primato della contemplazione sull’azione, dell’interiorità sull’esteriorità. Il n. 11 parla esplicitamente della necessità delle disposizioni interiori per ottenere la massima efficacia derivante dalla Liturgia: “Per ottenere però questa piena efficacia, è necessario che i fedeli si accostino alla sacra...

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L’Adorazione eucaristica

Domanda – Vorrei porre qualche domanda sull’adorazione eucaristica dal punto di vista liturgico. C’è una riscoperta dell’Adorazione eucaristica. Tempo fa sembrava considerata una “devozione”. L’altare veniva concepito come un grande trono in cima al quale svettava l’ostensorio. Successivamente lo spostamento dell’altare al centro del presbiterio (verso il popolo) ha messo più in rilievo la dimensione dell’Eucaristia come cena (senza negare la Presenza Reale!). Ma l’Adorazione non rischia così di “fare ombra” alla celebrazione? Questo recupero dell’Adorazione non sarà anche un segno ed una esigenza attuale di interiorità e di maggiore profondità? Lorenzo   Questa domanda ne comprende altre attorno all’Adorazione eucaristica, tutte complesse. Ogni tentativo di risposta sarà obbligatoriamente sintetico. Due precisazioni si impongono. La prima: con la riforma liturgica del Concilio Vaticano II l’altare non è nel centro del presbiterio per mettere “in rilievo la dimensione dell’Eucaristia come cena”. La dottrina cattolica, ribadita dal Vaticano II, ha una visione integrale di questo sacramento: la dimensione sacrificale e quella conviviale sono inseparabili, in quanto due facce della stessa realtà sacramentale. “La Messa è ad un tempo e inseparabilmente il memoriale del sacrificio nel quale si perpetua il sacrificio della Croce, e il sacro banchetto della Comunione al Corpo e al...

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La creatività della liturgia

La creatività è possibile nella liturgia? In che termini? È intangibile? Giovanni La domanda di Giovanni è pertinente e rimane sempre di attualità considerando le reazioni che hanno accompagnato la riforma liturgica del Vaticano II ad oggi: per qualcuno, si era fatto troppo poco, per qualcun altro si era esagerato. Va detto subito che la posizione del Concilio e della Chiesa si trova in mezzo ai due estremi, come lo vedremo dopo. Per rispondere correttamente a questa domanda dobbiamo ricuperare ciò che dice l’Ordinamento Generale del Messale Romano (OGMR) riguardo allo stesso Messale, libro liturgico rappresentativo di tutti gli altri. Nel Proemio, l’OGMR afferma (e lo dimostra) che il Messale Romano scaturito dalla riforma liturgica del concilio Vaticano II, e promulgato da Paolo VI, è un libro espressione della “testimonianza di una fede immutata”, “prova di una tradizione ininterrotta”, e risultato del necessario “adattamento alle nuove condizioni” in cui la Chiesa si trova a vivere e operare. Questa presentazione del Proemio dell’OGMR è da leggere alla luce della Sacrosanctum Concilium n. 21 che afferma – e con ciò dà la posizione equilibrata della Chiesa – che la liturgia “consta di una parte immutabile, perché di istituzione divina, e di parti...

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