“Malati di umanità… ma fatti per il cielo”

La preghiera: segno di responsabilità, solidarietà e di partecipazione

«Sulla strada che sale al Vescovado si è reso necessario il taglio di alcuni alberi. Qualche giorno dopo, guardando dalla finestra, i tronchi tagliati apparivano velati da una rugiada luccicante. Era la linfa che le radici continuavano a far salire dalla profondità. Mi è stato anticipato che, tra poco, spunteranno attorno germogli e virgulti… Per me è stata una metafora del mistero pasquale: amando fino al dono di sé, fiorisce attorno la vita» (Lettera ai presbiteri per la Pasqua, 10.4.2020). Il Vescovo Andrea esprime con questa immagine la potenza della Risurrezione, quest’anno celebrata dalla maggior parte delle persone nelle proprie case, in famiglia, anziché attorno all’altare. Quando andrà in stampa il “Montefeltro” sarà iniziata da qualche giorno la cosiddetta “fase 2”: «Tempo di ascolto, di condivisione e di proposte educative». insieme al risveglio della natura, rifiorisce la vita nelle relazioni e nelle attività. «Fase rischiosissima. Ma noi, per la carità e l’amore reciproco, cercheremo di osservare tutte le precauzioni: «Purificare le relazioni prossime per guadagnare il senso profondo delle relazioni universali». Il Vescovo invita, in più occasioni, ad «osare la speranza». Dopo mesi di “digiuno eucaristico” finalmente è possibile partecipare – seppure in numero contingentato – alle celebrazioni. Non solo tempo di protocolli e regolamenti: il Vescovo vuole accompagnare la comunicazione con riflessioni e contenuti. «“La Chiesa fa l’Eucaristia e l’Eucaristia fa la Chiesa”: un richiamo utile, necessario e bello per la nostra meditazione ed anche per le scelte pastorali a cui siamo chiamati». Con queste parole si rivolge ai presbiteri della diocesi di san Marino-Montefeltro. «Unico è il corpo di Cristo – continua –: corpo eucaristico e corpo mistico. Impensabile la comunità dei discepoli del signore senza l’Eucaristia; impensabile la celebrazione dell’Eucaristia a prescindere dalla comunità». Immancabile il collegamento al sacramento del Battesimo: «L’Eucaristia compie l’opera che il Battesimo ha iniziato: “Fummo battezzati in un solo spirito per formare un solo corpo” (1cor 12,13)». Mons. Vescovo sottolinea anche gli altri effetti del sacramento dell’Eucaristia: «L’Eucaristia aumenta la carità verso Dio e verso il prossimo, custodisce e accresce la grazia, purifica dal peccato, dà forza nella lotta per il bene, prepara il nostro corpo al suo destino di resurrezione…». «Gesù viene in mezzo ai suoi – prosegue – si fa Egli stesso alimento ed ognuno unendosi a lui si trova per ciò stesso unito a tutti coloro che, come lui, lo ricevono. Il capo fa l’unità del corpo» (Lettera a presbiteri, religiosi e diaconi per la ripresa delle celebrazioni con la presenza dei fedeli, 5.5.2020). Se il santo Padre telefonasse al nostro Vescovo per chiedere come vede, in questo periodo, la diocesi a lui affidata, le sue prime parole sarebbero: «Santo Padre, la mia diocesi è inginocchiata… c’è molta preghiera; pregano i piccoli e gli adulti, pregano i consacrati e i laici, pregano gli affezionati e le persone che non sono solite andare in chiesa». «Dovrei anche dirgli – aggiunge – che c’è chi chiede: “Prego tanto, ma dov’è il miracolo? Dov’è la fine di questo momento così tribolato?”». Mons. Andrea risponde a tali domande con una provocazione: «E se fosse Dio a farci domande in quello che sta accadendo?». «Sono domande alle quali l’uomo non sa rispondere, perché non può», constata con franchezza. «L’uomo è con le spalle al muro. Solo dio conosce il segreto del creato». E conclude: «allora l’uomo scopre che le domande che Dio gli rivolge hanno il fine di farlo incontrare con lui, avvolto nel suo mistero. Dio parla con l’uomo e lo porta gradualmente alla conoscenza di sé e di lui, attraverso le esperienze della vita» (Editoriale maggio 2020). In sintesi: «La preghiera ci mette nella verità, nella nostra condizione di creature, segnata dal limite, dalla fragilità, per cui siamo malati di umanità. Umanità richiama “umiltà”, dalla parola “humus”, cioè terra: siamo fatti di terra». Inoltre, «la preghiera ci mette davanti a Dio – continua –, al suo grande mistero, e ci fa sentire il battito della vita nuova che dischiude l’involucro che la tiene prigioniera». Infine, «la preghiera ci fa pensare al paradiso, al cielo. Siamo “terra plasmata” per il dono della “vita nuova”: siamo fatti per il cielo» (Omelia nella II domenica di Pasqua, san Marino città, 19.4.2020). In diocesi si è soliti celebrare la festa del Lavoro con il rito della s. Messa in diverse aziende. Quest’anno così particolare si è scelto di celebrarla in una ditta un po’ speciale, la Radio Televisione sammarinese (RTV), necessariamente attiva anche nei giorni della pandemia. Il Vescovo ha aperto la celebrazione con una riflessione sul lavoro: «il lavoro, benché costi fatica e sudore, ancorché debba misurarsi con la resistenza che gli fa la natura, nonostante l’attrito della materia che non si lascia piegare facilmente, è per l’uomo possibilità di trasformazione del mondo, di modificazione della realtà, di esplorazione in ogni campo». «Dio disse – così le parole della Genesi – facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla faccia della terra». «Sì, nel lavoro, nell’iniziativa, nell’impresa – commenta mons. Vescovo –, l’uomo esprime uno dei profili che lo rendono “a somiglianza di Dio”, gran lavoratore!». «Festa del Lavoro, sì – conclude – ma anche di intensa preghiera. L’intensità della preghiera è segno di responsabilità, solidarietà e partecipazione» (Omelia nella celebrazione per la Festa del Lavoro, san Marino città, 1.5.2020).

Paola Galvani, giugno 2020