“Memoria e gratitudine” (Settembre 2019)

In occasione del 160° anniversario della morte del santo Curato d’Ars il Pontefice ha indirizzato una Lettera a tutti i Sacerdoti, attraverso la quale «come fratello maggiore e padre» desidera «ringraziare a nome del santo Popolo fedele di Dio per tutto ciò che riceve» dai suoi pastori (Lettera ai sacerdoti, 4 agosto). Sottolineando come siano «innumerevoli i sacerdoti che fanno della loro vita un’opera di misericordia in regioni o situazioni spesso inospitali, lontane o abbandonate anche a rischio della propria», davanti ai «tempi della purificazione ecclesiale che stiamo vivendo», il Papa invita a non scoraggiarsi poiché «il Signore sta purificando la sua Sposa». «La memoria deuteronomica della vocazione» sia sempre ciò che permette di ritornare «a quel punto incandescente in cui la Grazia di Dio mi ha toccato all’inizio del cammino. È da quella scintilla che posso accendere il fuoco per l’oggi, per ogni giorno, e portare calore e luce ai miei fratelli e alle mie sorelle. La gratitudine poi» per tutto cioè che ci è stato donato «è sempre un’arma potente». «Grazie – ha scritto quindi il Papa – per la gioia con cui avete saputo donare la vostra vita, mostrando un cuore quotidianamente allargato dall’amore di Dio e del suo popolo; grazie perché celebrate quotidianamente l’Eucaristia e pascete con misericordia nel sacramento della riconciliazione, senza rigorismi né lassismi, facendovi carico delle persone e accompagnandole nel cammino della conversione verso la nuova vita che il Signore dona a tutti noi» (4 agosto). Esprimendo il desiderio di accompagnare il rinnovamento del «coraggio sacerdotale, frutto soprattutto dell’azione dello Spirito Santo nelle nostre vite», ha sottolineato come «per mantenere il cuore coraggioso è necessario non trascurare questi due legami costitutivi della nostra identità: il primo, con Gesù». Infatti «ogni volta che ci sleghiamo da Gesù o trascuriamo la nostra relazione con Lui, a poco a poco il nostro impegno si inaridisce e le nostre lampade rimangono senza l’olio in grado di illuminare la vita. L’altro legame costitutivo: aumentate e nutrite il vincolo con il vostro popolo». «Fratelli – ha fatto appello il Papa – il dolore di tante vittime, il dolore del Popolo di Dio, non può andare perduto! È Gesù stesso che porta tutto questo peso sulla sua croce». Infine invita a guardare a Maria che «come vera madre, cammina con noi, combatte con noi, ed effonde incessantemente la vicinanza dell’amore di Dio» (4 agosto). Nel discorso in occasione del Forum dei Giovani ha ricordato «l’episodio dei discepoli di Emmaus come un testo paradigmatico, ossia un modello, per comprendere la missione ecclesiale in relazione alle giovani generazioni». «Voi, cari giovani, come i discepoli di Emmaus, siete chiamati ad essere la luce nella notte di tanti vostri coetanei che ancora non conoscono la gioia della vita nuova in Gesù» (Forum dei giovani, 22 giugno). Ha messo poi in guardia come «il suo Corpo risorto non sia un tesoro da imprigionare, ma un Mistero da condividere: il fuoco, infatti, per non spegnersi, deve espandersi, per non diventare cenere, deve propagarsi. Perciò alimentate e diffondete il fuoco di Cristo che è in voi!» (22 giugno). Solo in questo modo «lo straordinario si fa ordinario e la quotidianità diventa lo spazio della manifestazione di Cristo vivo» (Udienza generale, 26 giugno), e solo allora vivremo con Gesù una esperienza di preghiera autentica, che ci metta «direttamente in comunicazione col Padre, suscitando in noi una nostalgia per una relazione personale con Dio, con il Padre. Sta qui infatti la novità della preghiera cristiana!» (Angelus, 28 luglio). Come i discepoli di Emmaus «dopo aver incontrato Gesù, sentirono il bisogno vitale di stare con la loro comunità» (22 giugno) così «la grazia del battesimo rivela l’intimo legame tra i fratelli in Cristo che sono chiamati a condividere, a immedesimarsi con gli altri e a dare secondo il bisogno di ciascuno» (Udienza generale, 26 giugno).
Monache dell’Adorazione eucaristica – Pietrarubbia