Non siamo in liquidazione (Giugno 2019)

Verso l’Assemblea diocesana di verifica. Immagina un ragazzo che sogna di fare teatro… Ma alla grande. Studia. Si prepara. Frequenta l’accademia. È apprezzato. Ha l’incoraggiamento dei maestri. Cova un desiderio: recitare il monologo di “Amleto” di Shakespeare. Prima di lui ci hanno provato in tanti. Ce la farà il nostro giovane amico a raggiungere l’obiettivo della sua vita? Riuscirà a prestare la voce e a mettere a disposizione di Shakespeare la sua gestualità? Ce la farà ad impegnare il cuore in quel monologo? Il traguardo si avvicina: viene scelto tra tanti aspiranti concorrenti. L’impresario lo convoca e gli affida quella parte. Finalmente! Immagina l’entusiasmo, anzi la gioia di calcare la scena nei panni di Amleto. Via alla preparazione prossima: trucco, costume, prova della voce, momento di meditazione… È ora. Si alza il sipario: in sala c’è soltanto un gruppo di anziane signore con il cappellino. Delusione totale! Balbetta. Recita, ma senza cuore. Cala il sipario su una deludente e delusa performance. È una metafora, d’accordo, ma assomiglia a tanti di noi presunti evangelizzatori. Abbiamo l’annuncio più bello, più decisivo, più nuovo, ma la scarsità, la freddezza, l’indifferenza degli interlocutori tolgono voce ed entusiasmo. Insinuo: davvero quell’annuncio ha rapito il cuore nonostante tutto? L’innamorato di Shakespeare – leggi l’innamorato del Vangelo – sa che vale la pena annunciarlo senza reticenze? Il suo valore non viene dalla platea. I tempi non sono facili, ma quando mai lo sono stati? Chiese che si svuotano; calo di vocazioni; controtestimonianze clamorose del clero; disorientamento in tante coscienze. Di fronte a questo scenario c’è la sterilità di chi s’attarda a confrontare il passato che non c’è più col presente e se ne lagna. C’è la frustrazione di chi si rinchiude nelle sue pratiche, alla fine poco rassicuranti. C’è lo scetticismo di chi sta a guardare e prende le distanze dai tentativi e dalle iniziative di chi si propone generosamente. Pensare che il cristianesimo sia in liquidazione, in svendita o peggio, sia giunto al fallimento non corrisponde alla realtà. Allarghiamo lo sguardo oltre la vecchia Europa. Raccogliamo i segni di un cattolicesimo vitale e giovane anche da noi, ma soprattutto non stacchiamo la connessione dall’energia pasquale che in tanti modi e in tante situazioni è ardente e propulsiva, come ai primi giorni. Non facciamo torto al Risorto che ha garantito la sua presenza tra i suoi. Chi è consapevole di questa presenza non si lascia abbattere. I cristiani che fanno spazio a questa presenza guardano al futuro con fiducia, esprimono il meglio di sé, sono più umili, cercano giustizia e verità e vivono da fratelli. Gesù ha incontrato sulla sua strada folle prive di speranza, stanche e avvilite. Come succede oggi. Ma la situazione più disperata è la base di partenza per il suo annuncio. Ce ne parla come di un campo di grano pieno di spighe, gravido di futuro, di Regno di Dio. A noi, invece, succede di inciampare nel pessimismo, nella crescente disaffezione della gente alla pratica religiosa e nell’incertezza di una società in crisi. Gesù ci insegna a vedere oltre: a vedere molto grano che cresce e matura, a vedere che il seme è buono.
Conviene prendere atto della situazione, rinnovare la fede, domandarsi che cosa il Signore chieda per questo tempo e aprire gli occhi sull’azione dello Spirito. Qualche anno fa si è condivisa la meditazione diocesana sul libro degli Atti degli Apostoli. Fu una grande lezione sul come vivere la missione. Non è venuta meno la forza del Vangelo: risorsa infinita! Con questi pensieri ci prepariamo a vivere l’Assemblea diocesana di verifica sul grande orizzonte progettuale dell’Evangelii Gaudium. Quest’anno le aree tematiche saranno più dettagliate e su ambiti particolari, non scelti arbitrariamente, ma segnalati a più riprese e in modo convergente da tanti soggetti pastorali. In concreto, come abbiamo provato a dare volto pasquale alle comunità? Sappiamo vivere la corresponsabilità e i luoghi della partecipazione? Come abbiamo saputo valorizzare gli itinerari formativi con gli adulti nell’ambito della iniziazione cristiana? Una Chiesa in uscita è una Chiesa che non si accontenta e non si rassegna a rifare come ha sempre fatto, ma cerca vie nuove. Da noi la frontiera della missione attraversa la vita delle famiglie e i luoghi di lavoro. Con la gioia del Vangelo!
+ Andrea Turazzi