“Per tutti” o “per molti”?

Domanda: Può dire una parola sul dibattito intorno alle parole della consacrazione sul corpo “offerto per tutti” oppure “offerto per molti”? (Andrea, Rimini)

Premetto con la certezza di fede che lungo la sua storia la Chiesa non promuove mai le sue riforme per rinnegare o modificare la sua tradizione, meno ancora la sua dottrina. A secondo dei contesti essa prova la necessità di sottolineare un aspetto piuttosto che un altro, per il maggior bene spirituale di tutto il popolo di Dio. Solo così eviteremo quegli atteggiamenti di sterili polemiche e cercheremo di comprendere e vivere realmente e fruttuosamente ciò che la Chiesa ci offre.
La domanda riguarda l’espressione che viene utilizzata durante la consacrazione del Sangue del Signore alla Messa. Si chiede se la traduzione in lingua italiana dell’originale latino pro multis deve essere “per tutti” o “per molti”? Sia la Congr. per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, (Lettera del 17 ottobre 2006 ai Presidenti delle Conferenze Episcopali Nazionali), in accordo con la Congregazione per la Dottrina della Fede e con l’approvazione del Santo Padre, sia Benedetto XVI (Lettera del 14 aprile 2012 al Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca), hanno la stessa posizione.
Entrambi riconoscono la “validità delle Messe celebrate con l’uso di una formula debitamente approvata”, ed entrambe le formule lo sono. “La formula “per tutti” corrisponderebbe indubbiamente a un’interpretazione corretta dell’intenzione del Signore espressa nel testo. È un dogma di fede che Cristo è morto sulla Croce per tutti gli uomini e le donne (cfr. Gv 11,52; 2Cor 5,14-15; Tit 2,11; 1Gv 2,2). Mentre quella “per molti” si riferisce direttamente al racconto dell’Ultima Cena, nel quale si legge: “Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza, che è versato per molti” (Mc 14,24; cfr Mt 26,28). È per fedeltà al testo biblico che «è stato deciso dalla Santa Sede che, l’espressione “pro multis” debba essere tradotta come tale e non insieme già interpretata. Al posto della versione interpretata “per tutti” deve andare la semplice traduzione “per molti”» (Benedetto XVI).
Benedetto XVI, però, consapevole della non immediata comprensione della dimensione universale della salvezza nella formula “per molti”, chiede “che questa traduzione dovesse essere preceduta, nelle singole aree linguistiche, da una catechesi accurata, per mezzo della quale i Vescovi avrebbero dovuto far comprendere concretamente ai loro sacerdoti e, attraverso di loro, a tutti i fedeli, di che cosa si trattasse. Il far precedere la catechesi è la condizione essenziale per l’entrata in vigore della nuova traduzione”. E nella lettera ai Vescovi tedeschi egli suggerisce anche le linee teologiche portanti di una tale catechesi.
Nella traduzione della terza edizione del Messale Romano i Vescovi italiani hanno preferito conservare la formula “per tutti”. Tale scelta potrebbe spiegarsi da una parte con l’immediatezza di comprensione del senso della formula da parte dei fedeli che partecipano alle celebrazioni eucaristiche. E dall’altra con la difficoltà ad organizzare la previa catechesi voluta da Benedetto XVI, che richiederebbe tempi lunghi e comunque rimarrebbe accessibile a pochi fedeli nelle comunità cristiane. Va ricordato che il motu proprio di Papa Francesco Magnum Principium del 3 settembre 2017, ha consentito di evitare la traduzione letterale dal latino, «fatta di un periodare molto faticoso», come l’ha sottolineato il Vescovo Claudio Maniago. E quindi, pur nella sua valenza “di una traduzione contenutistica e non necessariamente letterale del testo di base” voluta dalla Santa Sede in conformità con l’istruzione “Liturgiam authenticam (che aveva suscitato non poche polemiche), l’espressione “per tutti” rimane legittima e valida per la celebrazione.

Don Raymond Nkindji Samuangala, gennaio 2021
Assistente collaboratore Ufficio diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti