«Polvere e cenere» ma amati perdutamente da Dio

Papa Francesco avanza solo. Silenzio. In quella piazza milioni e milioni di persone attonite: non le vedi, ma le percepisci. Senti il fiato e il grido muto. Preghi: le parole non servono. È il tempo della preghiera totale, quella del cuore. Siamo tutti sintonizzati e rappresentati in lui. A confermarlo sono anche amici di altra cultura e di altra convinzione. Francesco sale verso il Crocifisso: l’uomo-Dio conciato peggio di noi, ma che può dare salvezza a chi crede.
Un fiume di domande ingrossa nei cuori, sale una raffica di “perché?” Gli scienziati rispondono con lo studio dei virus, i sociologi con l’analisi delle interazioni, gli ambientalisti con la deriva ecologica. E l’uomo di fede come risponde? Il Papa bacia il Cristo crocifisso. Un sussurro, come gli Ebrei a Mosè: «Parlaci tu con Lui…». E se fosse Dio a farci domande? Ad Adamo – ma è a me e a te – ha chiesto: «Dove sei? Perché stai nascosto? Chi ti ha fatto sapere che eri nudo?». A Caino – ma è a me e a te –: «Dov’è tuo fratello? Che ne hai fatto?». A Giobbe – ma è a me e a te –: «Dov’eri tu quando io ponevo le fondamenta della terra?».
Sono domande alle quali l’uomo non sa rispondere, perché non può. È con le spalle al muro. Solo Dio conosce il segreto del creato. Allora l’uomo scopre che le domande che Dio gli rivolge hanno il fine di farlo incontrare con lui, avvolto nel suo mistero. Queste domande che riguardano il dolore, la giustizia, il senso della vita, colgono non tanto il perché delle cose, ma lo scopo ultimo dell’avventura umana. Dio parla con l’uomo e lo porta gradualmente alla conoscenza di sé e di lui, attraverso le esperienze della vita. L’uomo comprende, allora, che è creatura di «polvere e cenere», ma amata perdutamente da Dio. Adamo è ricondotto dal limite e dalla fragilità alla sua altissima vocazione.
A Caino, «ramingo e fuggiasco», è dato un segno che lo difende e diventa costruttore di civiltà. E Giobbe confessa al culmine della sua tragedia: «Ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono». Ecco l’uomo, nudo davanti a Dio, con la sua miseria e la sua grandezza.
«L’uomo è solo una canna, la più fragile della natura, ma una canna che pensa. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo; un vapore, una goccia d’acqua bastano ad ucciderlo, ma quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe comunque più nobile di quel che lo uccide, perché sa di morire, e la superiorità che l’universo ha su di lui; mentre l’universo non ne sa nulla (B. Pascal, Pensieri, 186).

+ Andrea Turazzi, maggio 2020