Preparare il cuore all’incontro

Arcabas, ciclo sui discepoli di Emmaus. Preparativi 1994

Il ciclo sulla vicenda di Emmaus subisce un arresto e del resto è così nel Vangelo. Che accade dietro quella porta della locanda? Dopo che i due discepoli chiesero all’amico misterioso di rimanere con loro, di parlare ancora al loro cuore, che accade? Arcabas con grande intuito inserisce un pannello apparentemente inutile, astratto, senza forme di senso compiuto, ma con un ritmico susseguirsi di sagome e colori. L’attesa del pasto nella locanda è accompagnata dall’affaccendarsi dell’oste in cucina, dai colori del crepuscolo e si riempie del dialogo fra i tre: parole di necessità, ma anche parole profonde che portano a compimento i discorsi, fatti sulla strada.
Questo ci dà modo di riflettere su una dimensione tanto necessaria alla maturazione e tanto difficile da accettare oggi: il tempo. Ogni evento importante nella vita è preparato: la nascita è preparata da un tempo di gestazione e di attesa; la maturità dell’individuo è preparata da un tempo di educazione e di esperienze; la professionalità si raggiunge dopo un tempo di formazione; il matrimonio è preparato da un tempo di fidanzamento e conoscenza; la vita religiosa o sacerdotale è preparata da un tempo di discernimento; l’attività sportiva e agonistica è preparata da un tempo di allenamenti ed esercizi; persino la morte, non di rado, è preparata da un tempo di malattia o di agonia più o meno breve.
Così la missione richiede un tempo di preparazione, un tempo in cui apparentemente non si raccoglie alcun frutto, un tempo di semina e di attesa, un tempo di quotidianità. All’oscurità della terra che accoglie il seme dorato della Parola fa seguito questo pannello dai molti colori, tanti quanti sono i toni dei passi biblici importanti e formativi, quelli che cita il Risorto, facendo ricorso, come scrive Luca, alla Legge ai profeti e ai salmi.
Mi piace assimilare questi rombi multicolori alle vetrate di una chiesa, luogo dove ancora oggi il Cristo parla attraverso la liturgia preparando il cuore dei suoi all’accoglienza delle verità del Vangelo. In questo dialogo con Gesù dentro la locanda, i due sono alla mensa della Parola, ed essi imparano da Lui ad essere Chiesa. Egli li prepara così a ricevere il dono della sua presenza per mezzo dell’ausilio della Parola. Giovanni il Battista, del resto (come ricorda anche il documento che abbiamo tenuto sullo sfondo di queste nostre meditazioni Redemptoris Missio) preparava la via a Cristo, «predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati». Dunque, mentre il Cristo parlava, lo Spirito preparava il cuore dei due discepoli a ricevere il dono della sua Presenza nello spezzare il Pane. Come avviene nella Messa e come ricorda anche il sopra citato documento rispetto ai lontani: “Quanto lo Spirito opera nel cuore degli uomini e nella storia dei popoli, nelle culture e religioni, assume un ruolo di preparazione evangelica e non può non avere riferimento a Cristo, Verbo fatto carne per l’azione dello Spirito, «per operare lui, l’Uomo perfetto, la salvezza di tutti e la ricapitolazione universale». L’azione universale dello Spirito non va poi separata dall’azione peculiare, che egli svolge nel corpo di Cristo che è la Chiesa (RM 29.47-48)”
Il susseguirsi verticale dei rombi suggerisce il cammino interiore dei due protagonisti: dall’oro dei Misteri, all’arancio dell’amore di Dio, il quale non ha esitato a darci il Figlio suo Diletto; dai neri e dai grigi, che esprimono il darsi del Figlio nella passione, fino ai verdi della speranza e agli azzurri della vita eterna. Là, in fondo, si intravede, quasi, la porta della locanda da dove sono entrati, un passaggio che rimanda alla Pasqua, per mezzo della quale si riceve l’intelligenza della fede e delle Scritture.
Quelle forme quasi a fungo, così frequenti in Arcabas, evocano la vigilanza del cuore, capace di ardere al risuonare della voce di Dio. Questo è il compito della Chiesa in mezzo agli uomini. Oggi si ha un certo timore a parlare d’evangelizzazione, ma il Vangelo, la Parola di Dio, nulla tolgono all’uomo anzi, promuovono la sua dignità e la sua realizzazione. Così la predicazione dovrebbe affondare sempre più profondamente nella radice, anche ebraica, della Parola per far conoscere e amare sempre più il Verbo del Padre e spingere ogni uomo all’incontro con lui.
A proposito della predicazione così si esprime il documento Redemptoris Missio: “Parlare con il cuore implica mantenerlo non solo ardente, ma illuminato dall’integrità della Rivelazione e dal cammino che la Parola di Dio ha percorso nel cuore della Chiesa e del nostro popolo fedele lungo il corso della storia. L’identità cristiana, che è quell’abbraccio battesimale che ci ha dato da piccoli il Padre, ci fa anelare, come figli prodighi – e prediletti in Maria –, all’altro abbraccio, quello del Padre misericordioso che ci attende nella gloria. Far sì che il nostro popolo si senta come in mezzo tra questi due abbracci, è il compito difficile ma bello di chi predica il Vangelo”.

suor Maria Gloria Riva, febbraio 2021