Quando cominci pensi al “per sempre”

Una meditazione per l’inizio del nuovo anno pastorale

«Novus è il nome di un caro amico – è un religioso – assegnatogli all’inizio della sua nuova forma di vita. Vorrei augurare a tutti di iniziare con “spirito di novità” l’anno pastorale che si aprirà il prossimo 25 settembre nella Cattedrale di Pennabilli (una provocazione: vorrei incontrare 70.000 Novus in Diocesi!). Non per tutti, ma per molti il mese di settembre segna il ritorno dalle ferie, la ripresa della scuola, il rinnovo di contratti sindacali, il rientro dei giovani e degli adulti impegnati nei vari ambiti e servizi della comunità. Il rientro è prima di tutto un’esperienza festosa: rivedersi, ritrovare un luogo disponibile ed una comunità accogliente, raccontarsi esperienze e scambiarsi novità. Viene da pensare al profumo dei nuovi libri di scuola, quando i computer erano di là da venire. E poi c’è il rientro di ciascuno in se stesso: rimettere ordine nella propria vita e rinnovare propositi.
Il rientro è soprattutto una metafora della vita, una metafora che ha il sapore della speranza, cosa necessaria come il pane. Il rientro è un nuovo inizio. La vita che riprende ha in sé delle chance perché ti rimette nuovamente in relazione, ti fa incontrare voci, situazioni e persone: ti sfida nuovamente. La vita che ricomincia assomiglia tanto ai giochi di fantasia del caleidoscopio. Nell’inizio c’è una certa continuità: normalmente non si parte da zero. E c’è una certa discontinuità: la sorpresa di chi si ritrova davanti a pagine bianche da scrivere e colorare. Anno nuovo – si dice – vita nuova: magari cose già viste, ma da adesso in poi da vedere con occhi diversi.
Rientro, ripresa, rinnovo, ritorno… Tutte parole, si diceva, che hanno a che fare con la speranza. Questa riflessione decolla sull’onda dei ricordi, sulla gioia di rapporti che si riallacciano e rendono il presente ancora una volta sorprendente. Ma lo sguardo si allarga a considerazioni ben più ampie ed alcune drammatiche. Il nuovo inizio sboccia sul proseguire di una guerra con le sue conseguenze di morte e devastazioni, la grave crisi energetica e le ricadute su imprese e famiglie, il concitato dibattito preelettorale in Italia. Tuttavia, la ripresa sollecita creatività e mobilita nuove energie da mettere a disposizione di un’agenda davvero impegnativa che sta davanti a ciascuno di noi, per la sua parte.
Per il credente l’inizio è sempre accompagnato da una grazia particolare. Al credente viene spontaneo collegarlo alle parole che aprono le Sacre Scritture: «Bara’ beresit» (creò in principio). Il verbo usato – bara’ – dice l’iniziativa salvifica di Dio che continua nella storia. C’è il medesimo progetto d’amore, sotteso a tutto l’arco dell’azione divina, dall’inizio alla fine, passando attraverso la storia. È un progetto che si realizza progressivamente sino al compimento ultimo.
Quel verbo – bara’ – non indica soltanto l’azione potente del Creatore sul cosmo, ma l’intera sua presenza che abbraccia la storia. Ci sarà una lunga serie di eventi di creazione, di liberazione, di nuovi inizi che la Bibbia ci fa conoscere per educarci a vedere come Dio sia sempre all’opera nelle nostre esistenze e come ogni inizio sia sotto la sua volontà di benedizione. Di per sé, allora, ogni stagione, ogni giorno, ogni ora partecipa di quell’inizio. Scrivo di novità e di inizio, ma non posso non pensare alla novità e all’inizio perenne sapendo che saranno “per sempre”, pienezza di vita e “giorno senza tramonto”.
Dovremmo aiutarci di più ad avere presente, non per fuga dalla realtà o per esonerarci dall’oggi, il nostro destino ultimo, inizio che non finisce. Tra gli elementi che ci costituiscono nella comunione, insieme alla comune chiamata, alla Parola di Dio e all’Eucaristia, c’è la tensione verso il Regno. In genere si dà poca importanza all’attesa, relegandola al momento liturgico dell’Avvento, eppure è elemento fondamentale. Di fronte al comune sguardo sull’orizzonte, sul futuro e su quello che sarà all’inizio della vera vita, i nostri passi e le nostre volontà si congiungono e le voci cantano: «Vieni, Signore Gesù!». La nostra comunità, dunque, è tale non solo per l’origine, ma anche per l’attesa condivisa, traguardo del cammino, speranza del domani. C’è un proverbio africano che recita più o meno così: «Quando bevi al torrente, pensi alla sorgente». Lo capovolgo: «Quando cominci e ricominci, pensi al per sempre!».

+ Andrea Turazzi, settembre 2022