“Quaresima, tempo di conversione” (Aprile 2019)

«L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio» (Rm 8,19). «Questa “impazienza”, questa attesa del creato troverà compimento quando si manifesteranno i figli di Dio, cioè quando i cristiani e tutti gli uomini entreranno decisamente in questo “travaglio” che è la conversione. La Quaresima è segno sacramentale di questa conversione, in particolare attraverso il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Digiunare, cioè passare dalla tentazione di “divorare” tutto per saziare la nostra ingordigia, alla capacità di soffrire per amore, che può colmare il vuoto del nostro cuore. Pregare per saper rinunciare all’idolatria e all’autosufficienza del nostro io. Fare elemosina per uscire dalla stoltezza di vivere e accumulare tutto per noi stessi, nell’illusione di assicurarci un futuro che non ci appartiene» (Messaggio per la Quaresima). Queste parole, apertura del cammino quaresimale, sigillano anche l’incontro sulla protezione dei minori nella Chiesa svoltosi in Vaticano dal 21 al 24 febbraio. Il Pontefice ha domandato anzitutto la Grazia affinché «lo Spirito Santo aiuti a trasformare questo male in un’opportunità di consapevolezza e di purificazione» (Vaticano, 24 febbraio). Mettendo in risalto come il primo «teatro di violenze» siano «l’ambiente domestico, quello del quartiere, della scuola, dello sport», sottolinea altresì come «la disumanità del fenomeno diventa ancora più grave nella Chiesa. Il consacrato, scelto da Dio per guidare le anime alla salvezza, si lascia soggiogare dalla propria fragilità umana, o dalla propria malattia, diventando così uno strumento di satana». Ha inoltre segnalato con forza: «Davanti a tanta crudeltà, a tanto sacrificio idolatrico dei bambini al dio potere, le sole spiegazioni empiriche non sono capaci di far capire l’ampiezza e la profondità di tale dramma. Siamo davanti a una manifestazione del male, sfacciata, aggressiva e distruttiva. Dietro e dentro questo c’è lo spirito del male il quale nel suo orgoglio e nella sua superbia si sente il padrone del mondo e pensa di aver vinto.
Così non dobbiamo perdere di vista questa realtà e prendere le misure spirituali che lo stesso Signore ci insegna: umiliazione, accusa di noi stessi, preghiera, penitenza» (24 febbraio). «Siamo chiamati alla felicità, ad essere beati, – ci ha ricordato il Santo Padre – e lo diventiamo fin da ora nella misura in cui ci mettiamo dalla parte di Dio, del suo Regno, dalla parte di ciò che non è effimero ma dura per la vita eterna» (Angelus, 17 febbraio). Il Papa ha messo poi in luce il nostro essere «mendicanti che nel cammino rischiano di non trovare mai completamente quel tesoro che cercano fin dal primo giorno della loro vita: l’amore». Ma nella fame d’amore che tutti sentiamo, non cerchiamo qualcosa che non esiste: essa è invece l’invito a conoscere Dio che è padre “nei cieli”. Questo «non vuole esprimere una lontananza, ma una diversità radicale di amore, un’altra dimensione di amore instancabile, un amore che sempre rimarrà» (Udienza generale, 20 febbraio). Dal 3 al 5 febbraio ha avuto luogo la prima visita del successore di Pietro nella penisola arabica. «E la Provvidenza ha voluto che sia stato un Papa di nome Francesco, 800 anni dopo la visita di san Francesco di Assisi al sultano al-Malik al-Kamil» (Udienza generale, 6 febbraio). In questo contesto è stato firmato un importante documento congiunto nel quale Al-Azhar al-Sharif – con i musulmani d’Oriente e d’Occidente – insieme alla Chiesa Cattolica, dichiarano di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio» condannando come esecrabile ogni forma di terrorismo e di attentato alla dignità della vita umana e della famiglia come «nucleo fondamentale della società e dell’umanità», definendo l’attacco all’istituzione familiare «uno dei mali più pericolosi della nostra epoca» (Documento sulla fratellanza umana, Abu Dabhi, 4 febbraio).
Monache dell’Adorazione eucaristica – Pietrarubbia