Questo è il Paradiso: essere “con” ed essere “per” Gesù

Il cristiano nel mondo “fa speranza”

«Cristiano, ci sei? Questi giorni oscuri e di sangue hanno bisogno di te». Con queste parole il Vescovo Andrea inizia il suo messaggio per la Pasqua. «A volte – osserva – vivere da cristiani autentici resta al livello dei buoni propositi, anziché commisurarsi alla realtà, alle relazioni, agli avvenimenti». Non si può non notare «lo smarrimento della fede, il distacco della fede dalla vita e l’indifferenza». Sono «belli i canti che hanno cominciato a risuonare nelle nostre chiese dopo mesi e mesi di silenzi, ma più bella ancora la testimonianza del cristiano che non scappa dalla complessità del presente: in una corsia di ospedale, dai banchi di una scuola, dal laboratorio di un’azienda “fa speranza”!». Allora, ribadisce: «Cristiano, che tu sia consapevole o meno, che tu ti senta peccatore o meno, con la tua sola presenza sei nel mondo portatore di speranza». Come compiere questa missione? «C’è tanto Vangelo vissuto attorno a noi – fa notare mons. Andrea – mettiamolo in evidenza: la missione è vedere Dio all’opera» (Messaggio per la Pasqua).
Nei racconti pasquali ci aspetteremmo che Gesù desse informazioni sull’aldilà, visto che «sull’oltre la fantasia e l’intuito dei poeti si sono sbizzarriti; sull’immortalità dell’anima hanno indagato e scritto i filosofi ed i sapienti». Ebbene, «Gesù Risorto non va a raggiungerli nei loro areopaghi, non va neppure a prendersi la rivincita col sinedrio e i capi del popolo…». Che cosa gli sta a cuore? «Più di tutto – sottolinea il Vescovo – gli sta a cuore incontrare gli amici, ristabilire relazioni, riavviare rapporti». Infatti, «compie gesti concreti: viene di persona, si ferma nel mezzo, saluta, parla, mostra le ferite, si fa toccare…». Addirittura, nell’incontro con l’apostolo Tommaso, «vuole che dita e mano entrino a contatto con l’umidità delle sue piaghe…». «Dal contesto comprendiamo – precisa – che non sono esibite come rimprovero, per dire “che cosa mi avete fatto!”, ma come vertice a cui è arrivato l’amore» (Omelia nella II domenica di Pasqua, Pennabilli, 24.4.2022).
Su quello che sarà il “paradiso” Gesù dà un’unica indicazione al “buon ladrone” sulla croce accanto a lui, che, «con preghiera umile, gli chiede di ricordarsi di lui allorché ritornerà nella sua regalità, in tutto lo splendore e la potenza». «Oggi sarai con me», risponde Gesù. Mons. Andrea spiega che nella lingua in cui è scritto il Vangelo la preposizione semplice “con” può essere detta mediante due preposizioni diverse. «L’evangelista Luca sceglie la preposizione che ha una sfumatura più dinamica: “in” e “per” me, ad indicare una relazione, non una semplice “compagnia”, quasi una compenetrazione». «Quel ladrone – conclude – è il primo che entra in paradiso. Paradiso: essere “con” ed essere “in” e “per” Gesù» (Omelia nella Domenica delle Palme, Pennabilli, 10.4.2022).
In occasione della Messa crismale il Vescovo invita i sacerdoti a vivere, con la vicinanza del Signore, altre tre “vicinanze”. La vicinanza al vescovo. «Il vescovo, chiunque egli sia, rimane per ogni presbitero e per ogni Chiesa particolare, un legame che aiuta a discernere la volontà di Dio». «Ma anche il vescovo – aggiunge – deve mettersi in ascolto della realtà dei suoi presbiteri, dei suoi diaconi e del popolo santo di Dio, che gli sono affidati». A partire dalla comunione sacramentale col vescovo si apre la vicinanza fra i sacerdoti. «Impariamo la pazienza – esorta –, suo contrario è l’indifferenza. Cresciamo nella benevolenza: giovani e anziani, ognuno con le proprie caratteristiche, capaci di gioire del bene che c’è nell’altro, il contrario dell’invidia. Non dobbiamo permettere che si creda che l’amore fraterno sia un’utopia, tanto meno un luogo comune. Tutti sappiamo quanto può essere difficile vivere in comunità o nel presbiterio. Eppure, l’amore fraterno è la grande profezia in questa società». Il Vescovo richiama, inoltre, la necessità di valorizzare le occasioni istituzionali di incontro, da «rivitalizzare, preparare, curare» per evitare «il paradosso di non conoscerci neppure, mentre siamo ingaggiati nella stessa squadra». La vicinanza al popolo, «per ciascuno di noi prima che un dovere, una grazia». «Il popolo di Dio non pretende imprenditori della pastorale, impeccabili funzionari, ma un fratello che sprema dal tesoro del suo cuore parole di Vangelo». Un’esperienza di vicinanza col vescovo, fra i presbiteri e col popolo è il Cammino Sinodale. «Si cammina insieme docili allo Spirito – precisa mons. Andrea –; si offrono esperienze, ispirazioni, propositi e i pastori accoglieranno tutto come un dono, frutto di un lavoro vissuto in spirito di serenità e di libertà». «Laici e pastori in dialogo e più vicini: unico Popolo di Dio!». Commentando il cammino percorso sin qui, il Vescovo lo definisce come «un “lavoro orante”». «Nella preghiera costante allo Spirito Santo – fa notare – abbiamo vivificato il metodo fatto di ascolto, risonanze, raccolta di criticità e… perle». Alla domanda se il Cammino Sinodale sia ormai concluso, precisa che «a questa fase del cammino – detta anche “narrativa” – ne seguirà una successiva di studio e discernimento con l’indicazione di priorità per la vita e la missione della Chiesa» (Omelia nella S. Messa crismale, Pennabilli, 14.4.2022). Il cammino continua…

Paola Galvani, maggio 2022