Riti di Comunione: “Comunione eucaristica”

Prima della Comunione (nn. 84-88) il sacerdote si prepara con una delle due preghiere da recitare a bassa voce, così pure i fedeli si preparano interiormente. Dopo la presentazione del pane eucaristico ai fedeli “sulla patena o sul calice” (n. 84), che comprende l’invito al banchetto, con l’espressione di sentimenti di umiltà e di fede, viene distribuita la Comunione. Perché sia vera partecipazione al sacrificio in atto, dovrebbe avvenire con le ostie consacrate nella stessa celebrazione e, quando è consentito, anche al calice (cfr. n. 85). Così il segno è completo. La Comunione può essere ricevuta sulla lingua, secondo la tradizione del secondo millennio in Occidente, oppure sulla mano secondo la comune tradizione del primo millennio ripristinata anche in Italia dall’episcopato con il Decreto del 19 luglio 1989. Il fedele che desidera ricevere la Comunione sulla mano presenta al ministro entrambe le mani, una sull’altra, rispondendo «Amen» alle parole «Il corpo di Cristo», e facendo un leggero inchino, e non con il silenzio o con l’insignificante “grazie”. Quindi davanti al ministro, o appena spostato a lato per far avanzare il fedele che segue, mette in bocca l’ostia prendendola con le dita dal palmo della mano, facendo attenzione a non lasciar cadere nessun frammento. Se la Comunione avviene sotto le due specie e distribuita per intinzione, si seguirà l’uso della Comunione sulla lingua e mai sulla mano; se ci si comunica al calice sarà il ministro a porgere il calice. Non è mai consentito ai fedeli di prendere da soli il pane eucaristico di rettamente dalla patena, di intingerlo nel calice del vino, di passare le specie eucaristiche da una mano all’altra. Non è neanche permesso agli sposi, durante la celebrazione del matrimonio, di darsi reciprocamente la Comunione. L’antica catechesi eucaristica spiegava il gesto di recarsi all’altare per ricevere il corpo del Signore come un andare lento, dignitoso, con lo sguardo abbassato, con le mani pulite e tese, a sottolineare la grandezza del dono che si sta per ricevere. «Ricevi il dono di Cristo dicendo Amen. Prendilo e fai attenzione a non perderne nulla. Dopo esserti comunicato al corpo di Cristo, avvicinati anche al calice del suo sangue. Poi rendi grazie a Dio che ti ha stimato degno di così grandi misteri» (S. Cirillo di Gerusalemme). Non è quindi il momento di andare ad accendere la candela alla Madonna né di salutare l’amico/a che non si è visto/a prima!
Il rito di Comunione è accompagnato da un canto: «con esso si esprime, mediante l’accordo delle voci, l’unione spirituale di coloro che si comunicano, si manifesta la gioia del cuore e si pone maggiormente in luce il carattere “comunitario” della processione di coloro che si accostano a ricevere l’Eucaristia» (n. 86). Al posto del canto, l’antifona di Comunione viene recitata prima della Comunione. Dopo la Comunione sono previsti una pausa di silenzio o un canto di tutta l’assemblea (n. 88) e la «orazione dopo la Comunione» (n. 89), pronunciata dal sacerdote e ratificata dal popolo, nella quale si chiedono i frutti del mistero celebrato. Con questa orazione si concludono i riti di Comunione.

don Raymond Nkindji Samuangala, gennaio 2020
Assistente collaboratore Ufficio diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti