“Uniti si fa più luce”

L’interdipendenza della famiglia umana

«È una Pasqua diversa, celebrata a porte chiuse, senza il concorso dei fedeli e in tono dimesso. Per la celebrazione più laica è una Pasqua senza lo scambio di abbracci e strette di mano, senza grigliate sulla spiaggia e gite fuori porta. Si celebra nella propria casa, trincerati a dispetto di una primavera che non si è mai vista così scintillante. Per quasi tutti, una Pasqua senza Messa, senza poter nutrirsi dell’Eucaristia» (Omelia nella Veglia Pasquale, Pennabilli, 11.4.2020). Con queste parole il Vescovo Andrea apre la Veglia pasquale, momento culminante dell’anno liturgico e pastorale, in una cattedrale vuota di popolo ma piena della luce del Signore Risorto.
Nei difficili giorni della Quaresima mons. Andrea è tornato più volte sul tema del “digiuno eucaristico”. Un digiuno imposto e che fa soffrire, ma purtroppo «una triste necessità in tante regioni del mondo in cui mancano i sacerdoti o non vi sono le condizioni per celebrare la Messa»; «penso sommessamente – confida – anche ai cristiani che, per la loro condizione di vita familiare, non possono ricevere l’Eucaristia, pur desiderandola fino alle lacrime». Quasi sempre questa richiesta esprime un desiderio che è frutto di una vita spirituale intensa. Ma il Vescovo invita la comunità cristiana a considerare le altre vie per adorare Dio «in spirito e verità» e per esprimere fraternità solidale. «il signore è realmente presente con il suo spirito – precisa – tra coloro che sono riuniti nel suo Nome: “dove due o più sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). È presente nella Parola e nutre costantemente chi la legge e la medita. Il Signore vivo – continua – si fa prossimo nel povero: “avevo fame, mi hai dato da mangiare…” (cfr. Mt 25,31-46), ha la sua dimora in chi osserva i suoi comandamenti ed è presente nel desiderio stesso dei sacramenti» (Omelia nella Solennità del Venerdì Bello, Pennabilli, 20.3.2020).
Durante la celebrazione del Giovedì santo, in cui si celebra l’istituzione dell’Eucaristia, mons. Vescovo ha parlato dei tre elementi che valorizzano il pio esercizio della comunione spirituale. «La comunione spirituale è una professione di fede nell’Eucaristia. Con essa si esprime un desiderio che è già una forma della presenza del signore, perché è lui che lo suscita. in essa c’è lo spazio per il colloquio “a tu per tu” con il Signore». «Siamo un popolo che si raduna in santa assemblea, la Chiesa – rimarca –; siamo una famiglia che si riunisce allo spezzare del pane, ma siamo anche l’amico che si intrattiene con l’amico, lo sposo che incontra la sposa». E conclude: «La presenza del Signore è un dono, non un diritto. Forse questo digiuno, che fa tanto soffrire, ce lo ricorda». E invita a prepararsi al momento in cui si potrà finalmente accorrere all’Eucaristia: «sarà come fare la Prima comunione!» (Omelia nella S. Messa “in Coena Domini”, Pennabilli, 9.4.2020).
Pur in forma ridotta, si è svolta regolarmente la cerimonia per l’insediamento nella Repubblica di san Marino dei nuovi capitani Reggenti. Mons. Vescovo ha consegnato loro la metafora del “rotolo di pergamena sigillato” che viene passato, come in una staffetta, dai capitani Reggenti uscenti ai nuovi. Una chiamata “al buio”, «a svolgere un altro segmento dello stesso rotolo senza sapere cosa contiene». «Chi è costituito in autorità – continua il Vescovo nel suo discorso a Palazzo Pubblico – diviene punto di riferimento: a lui si chiede anzitutto di essere presente, reperibile, disponibile. Poi, di essere luce: brillare, non tanto di luce propria, ma della luce delle nostre tradizioni civili, giuridiche, ideali. inoltre, all’autorità si chiede di dare sicurezza». Riferendosi all’attuale emergenza sanitaria, mons. Vescovo esprime la richiesta di una “fattiva collaborazione”: «scienza, politica, economia e chiesa sono chiamate a misurarsi, ciascuno per la sua parte, con il dramma presente nel rispetto dei propri ambiti e nella ricerca del vero bene di ogni persona». «L’anima del nostro popolo sammarinese e le sue radici – prosegue – sono una sintesi, forse unica, sicuramente originale, di come la dimensione religiosa e la dimensione civile possano coesistere, dando vita ad una comunità capace di esprimere, in forza di questa sintesi, il massimo di rispetto della persona e di democrazia». E conclude con una raccomandazione: «Pensare, decidere, agire sempre secondo coscienza, illuminata, retta e serena» (Discorso all’insediamento dei Capitani Reggenti, San Marino, 1.4.2020).
Nel cammino della Quaresima, il Vescovo Andrea ha esteso a tutti l’invito ad avere una mentalità di luce: «Gesù ci ha illuminati: è accaduto nel Battesimo». «In virtù del Battesimo siamo sorgenti di luce». Rivolge, poi, una proposta per questi giorni: «Vorrei fossimo uniti tra noi: uniti facciamo più luce, con le parole dell’amicizia, dell’incoraggiamento, della speranza» (Omelia nella IV domenica di Quaresima, san Marino, 22.3.2020).
Durante la riflessione sul Vangelo della domenica di Pasqua mons. Andrea ha approfondito il significato che si dà al termine “vita eterna”. Spesso la si riduce da un punto di vista “quantitativo”, pensando al prolungamento della vita nell’aldilà. In verità, nella scelta della parola greca per dire “vita” (zoe), prevale la connotazione “qualitativa”: «La vita eterna è la vita che ha le qualità di Dio, senza termine di tempo, ma soprattutto piena e ricca di senso, anche quando deve attraversare l’oscurità, la sofferenza, la croce». In questo tempo, abbiamo sperimentato sulla nostra pelle «l’interdipendenza della famiglia umana, di tutti i popoli. E Gesù è qui con noi. Questa è la vita eterna, la vita nella risurrezione. Chiamiamola “vita nuova”» (Omelia nella domenica di Pasqua, San Marino 12.4.2020).

Paola Galvani, maggio 2020