A quindici anni dal Grande Giubileo del 2000, presieduto da San Giovanni Paolo II, la cerimonia della “smuratura”, che precede l’apertura delle Porte Sante delle Basiliche romane maggiori, ripropone ai fedeli il gesto con il quale Mosè, battendo il bastone sulla roccia, fece sgorgare acqua per ristorare il popolo nel deserto: anche Papa Francesco, con i tradizionali tre colpi di martello, ha aperto per noi le Porte Sante della Misericordia perché scaturisca per noi non più solo acqua, ma “ la luce vera” che “viene a rischiarare la nostra esistenza, spesso rinchiusa nell’ombra del peccato” (Omelia della Notte di Natale).
La “grande luce” (Is 9 ,1) della nascita del Figlio di Dio nella carne, offerto dalla Vergine “come principio di vita nuova”, come “via della vera liberazione e del riscatto perenne” , illumina la Chiesa che, dice Sant’Ambrogio, rifulge non della propria luce, ma di quella di Cristo e, come la luna, trae il proprio splendore dal Sole di giustizia. “Da questo Bambino, che porta impressi nel suo volto i tratti della bontà, della misericordia e dell’amore di Dio Padre, scaturisce per tutti noi suoi discepoli, come insegna l’apostolo Paolo, l’impegno a «rinnegare l’empietà» e la ricchezza del mondo, per vivere «con sobrietà, con giustizia e con pietà» (Tt 2,12)”. Questo Giubileo è il riflesso, offerto dalla Chiesa, del desiderio struggente del Padre di rinvigorire la fede nei battezzati e di farne dei veri apostoli: per questo il Papa ha ricordato, nel corso delle feste natalizie, quali sono le possibilità e i doni inestimabili che un Giubileo offre alle nostre anime. “La Parola è la luce, eppure gli uomini hanno preferito le tenebre. Hanno chiuso la porta in faccia al Figlio di Dio” (Angelus 3 gennaio).
L’antidoto al buio interiore del peccato personale e a quello causato dagli eventi esterni, è il perdono di Dio ricevuto nel sacramento della Riconciliazione, e il perdono offerto, secondo quanto indica una delle opere di misericordia corporale, a chi ci ha offeso. Maestri di perdono sono Cristo, Maria e Santo Stefano.
“C’è un aspetto particolare che avvicina santo Stefano al Signore. È il suo perdono prima di mori re lapidato. Ma a che cosa serve perdonare? Troviamo una risposta proprio nel martirio di Stefano. Tra quelli per i quali egli implorò il perdono c’era un giovane di nome Saulo; costui perseguitava la Chiesa e cercava di distruggerla (cfr At 8,3). Saulo divenne poco dopo Paolo, il grande santo, l’apostolo delle genti. Aveva ricevuto il perdono di Stefano. Possiamo dire che Paolo nasce dalla grazia di Dio e dal perdono di Stefano” (Omelia per la Festa di S. Stefano).
Al primo martire del cristianesimo somigliano tanti martiri di oggi che, in tanti paesi ricordati uno ad uno dal Papa nella benedizione Urbi et Orbi, sono morti invocando il nome di Gesù e perdonando i loro uccisori. La fonte del perdono, che è cosa “sempre molto difficile”, è la preghiera, e preghiera, perdono, meditazione e assimilazione della vita evangelica si apprendono e vanno praticati innanzitutto in famiglia, piccola “luna” domestica. Nel giorno della Festa della Santa Famiglia il Papa ha invitato i genitori a riprendere l’abitudine di benedire i figli tracciando loro un segno di croce sulla fronte e, ricordando che il pellegrinaggio a Roma o verso una delle numerose Porte Sante aperte in tutte le cattedrali del mondo, è un impegno del Giubileo, si è augurato che intere famiglie vivano insieme questo gesto come fecero Elkanà e Anna, genitori di Samuele, e Giuseppe e Maria. “Papà, mamma e figli, insieme, si recano alla casa del Signore per santificare la festa con la preghiera… possiamo dire che la vita della famiglia è un insieme di piccoli e grandi pellegrinaggi”.
Come i Magi, la cui vita fu cambiata da un’unica stella, “diversa, nuova, che per loro brillava molto di più”, le famiglie e tutta la Chiesa sono invitate dal Papa a “dimenticare gli interessi quotidiani” e a mettersi “subito in cammino”, ad assecondare la voce dello Spirito che ci guida verso una delle Porte Sante aperte nella Capitale o nella nostra Diocesi, per lasciarsi trasfigurare dalla grazia del perdono.
Monache Adorazione Perpetua – Pietrarubbia