“A Gesù va chiesto tutto!”

Bartimeo e la fede dei Santi

«Il Vangelo narra di Gesù che, uscendo da Gerico, ridona la vista a Bartimeo, un cieco che mendica lungo la strada. La fede di Bartimeo traspare dalla sua preghiera. Alla gente chiede degli spiccioli; a Gesù che può fare tutto, chiede tutto: “Abbi pietà di me, abbi pietà di tutto ciò che sono”. Non chiede una grazia, ma presenta sé stesso: chiede misericordia per la sua persona, per la sua vita. A Gesù, che può tutto, va chiesto tutto!» (Angelus, 24 ottobre).
«Ancora oggi, molti sono alla ricerca di sicurezze religiose prima che del Dio vivo e vero, concentrandosi su rituali e precetti piuttosto che abbracciare con tutto sé stessi il Dio dell’amore. Mettiamoci invece davanti a Cristo Crocifisso, ripartiamo da Lui» (Udienza generale, 27 ottobre).
Guadiamo al suo Cuore. «Esso guarisce la nostra memoria perché la riporta all’affetto fondante. La radica sulla base più solida. Il Cuore di Cristo non è una pia devozione per sentire un po’ di calore dentro, non è un’immaginetta tenera che suscita affetto, no, non è questo. È un cuore appassionato – basta leggere il Vangelo –, un cuore ferito d’amore, squarciato per noi sulla croce» (Policlinico Gemelli, 5 novembre).
E che cosa succede quando incontriamo nella preghiera Gesù Crocifisso? Succede quello che accadde sotto la croce: Gesù consegna lo Spirito, dona cioè la sua stessa vita. E lo Spirito, che scaturisce dalla Pasqua di Gesù, è il principio della vita spirituale. È Lui che cambia il cuore, non le nostre opere. Solo questo Amore possiede la forza di attirare e cambiare il cuore dell’uomo» (27 ottobre).
Così ognuno di noi può diventare una “traduzione” vivente, diversa e originale, dell’unica Parola di amore che Dio ci dona. Questo lo vediamo nella vita dei Santi per esempio: nessuno è uguale all’altro, sono tutti diversi, ma tutti con la stessa Parola di Dio. La Parola di Dio deve risuonare, echeggiare, e riecheggiare dentro di noi. Quando c’è quest’eco interiore che si ripete, significa che il Signore abita il cuore» (Angelus, 31 ottobre).
Nel mese di novembre abbiamo celebrato la solennità di Tutti i Santi e «nella Liturgia risuona il messaggio “programmatico” di Gesù, cioè le Beatitudini. Gesù comincia con la parola “Beati”: la beatitudine, la santità non è un programma di vita fatto solo di sforzi e rinunce, ma è anzitutto la gioiosa scoperta di essere figli amati da Dio. I santi, anche tra molte tribolazioni, hanno vissuto questa gioia e l’hanno testimoniata» (Angelus, 1 novembre).
Ne abbiamo un esempio nella nuova Beata riminese Sandra Sabattini, «ragazza gioiosa, animata da grande carità e dalla preghiera quotidiana, che si dedicò con entusiasmo al servizio dei più deboli nel solco del carisma del Servo di Dio Don Oreste Benzi» (Angelus, 24 ottobre).
Le Beatitudini, allora, sono la profezia di un’umanità nuova, di un modo nuovo di vivere: farsi piccoli e affidarsi a Dio, invece di emergere sugli altri; essere miti, invece che cercare di imporsi; praticare la misericordia, anziché pensare solo a sé stessi; impegnarsi per la giustizia e la pace, invece che alimentare, anche con la connivenza, ingiustizie e disuguaglianze. La santità è accogliere e mettere in pratica, con l’aiuto di Dio, questa profezia che rivoluziona il mondo (1 novembre).
Lo Spirito è la guida di questo cammino sulla via di Cristo, un cammino stupendo ma anche faticoso, che comincia nel Battesimo e dura per tutta la vita. Il santo arriva a comprendere la bellezza di fidarsi del Signore, il quale non viene mai meno alle sue promesse. «Cari fratelli e sorelle – esorta il Papa – com’è importante imparare l’arte di attendere il Signore! Aspettarlo docilmente, fiduciosamente, scacciando fantasmi, fanatismi e clamori; custodendo, soprattutto nei periodi di prova, un silenzio carico di speranza. È così che ci si prepara all’ultima e più grande prova della vita, la morte. Saper attendere in silenzio la salvezza del Signore è un’arte, sulla strada della santità. Coltiviamola». Così «ciò che sembra un castigo, si rivelerà una grazia» (S. Messa, 4 novembre).

Monache dell’Adorazione Perpetua
Pietrarubbia, dicembre 2021