“Bussate alla porta. Bussate alla porta del tabernacolo” (Ottobre 2016)

L’EUCARISTIA, RADICE DELL’UNITÀ NELLA CHIESA E FRA GLI UOMINI

C’è un filo rosso sangue che, a partire dalla crocifissione di Cristo, “il primo Martire, il primo che dà la vita per noi”, attraversa la storia del cristianesimo: è il “filo satanico della persecuzione” che lega i primi martiri cristiani, uccisi perché rifiutavano di rinnegare Dio in favore degli dèi pagani, a quelli che “oggi sono assassinati, torturati, carcerati, sgozzati perché non rinnegano Gesù Cristo. In questa storia, arriviamo al nostro père Jacques: lui fa parte di questa catena di martiri” (Messa di suffragio per p. Hamel, Festa della S. Croce, 14.09). Padre Jacques Hamel, “sgozzato sulla Croce” il 26 luglio scorso, a 85 anni, “proprio mentre celebrava il sacrificio della Croce di Cristo”, era un sacerdote “buono, mite, di fratellanza”, assetato di pace come lo è la Chiesa cattolica che ogni anno, da 30 anni, si riunisce ad Assisi per il meeting interreligioso fra cristiani, ebrei e musulmani (“Sete di pace: religioni e culture in dialogo”, 20.09). «Quanto sarebbe bene che tutte le confessioni religiose dicessero: “Uccidere in nome di Dio è satanico”», insiste per ben due volte in poche battute papa Francesco ricordando padre Jacques che, in faccia ai suoi assassini, intimò con lucidità: “Vattene, Satana!”. Quanto sarebbe bene riconoscere chiaramente e dare un nome al male per poterlo affrontare e risanare con maggior efficacia, con il dono completo di se stessi.
La Chiesa ha indicato nella vita e nelle opere di Madre Teresa di Calcutta, canonizzata il 4 settembre scorso, un’altra via per diffondere il bene laddove sofferenza e dolore deturpano il volto regale dell’uomo, originariamente creato a immagine e somiglianza di Dio (P. Cantalamessa, Giornata mondiale per la cura del creato, 01.09). Spinta dall’amore di Cristo assetato d’anime (cfr. 2Cor 5,14), Madre Teresa non ha percorso la via del martirio cruento: a imitazione del Maestro svuotò se stessa, assumendo una condizione di serva (cfr. Fil 2,6-8). “Tutto il suo essere è stato interpellato e scosso da questo incontro, che le ha – in un certo senso – trafitto il cuore” (Card. Parolin, Messa di ringraziamento per la canonizzazione, 05.09). A servizio dei miserabili di Calcutta “ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini – dinanzi ai crimini! – della povertà creata da loro stessi” (Omelia per la canonizzazione, 04.09). “Difese coraggiosamente la vita nascente, con quella franchezza di parola e linearità d’azione che è il segnale più luminoso della presenza dei Profeti e dei Santi, i quali non si inginocchiano a nessuno tranne che all’Onnipotente”. Spesso si ricorda che l’azione quotidiana delle Missionarie della Carità era preceduta da ore mattutine di preghiera e di adorazione così giustificate dalla Santa Fondatrice: “Le nostre vite devono essere continuamente alimentate dall’Eucaristia, perché, se non fossimo capaci di vedere Cristo sotto le apparenze del pane, non ci sarebbe possibile nemmeno scoprirlo sotto le umili apparenze dei corpi mal ridotti dei poveri” o negli invisibili corpicini dei bimbi appena concepiti. C’è un’analogia fra i bambini non ancora nati e minacciati nella loro esistenza, che la santa albanese considerava “i più poveri tra i poveri”, e il Corpo di Cristo, l’ostia sotto le cui specie Dio è rimasto con noi (08.09): entrambi dipendono dalle cure di qualcuno, i primi dalla madre, il secondo dall’amore di ogni cristiano, sacerdote, religioso o laico. Entrambi si trovano “nelle mani di altri”. La Chiesa cattolica richiama l’attenzione in modo particolare sulla “fonte, la radice propria dell’unità della Chiesa, che è il corpo di Cristo” (12.09), attraverso i Congressi eucaristici nazionali, l’ultimo dei quali, il 26mo in 115 anni di storia dei Congressi eucaristici, si è svolto a Genova, porto di mare aperto all’incontro, allo scambio, all’annuncio (15-18.09). Dagli albori del cristianesimo l’Eucarestia è stata fatta oggetto di eresie e di divisioni, come accadeva a Corinto ai tempi di San Paolo (12.09): il Papa ricorda spesso che il Principe di questo mondo è “contento” di vederci in lite e separati proprio sull’Eucaristia. “Affidarci al Sacramento ci fa creature nuove, capaci non solo di fare cose grandi, ma di vivere in modo grande le piccole cose di ogni giorno; di fare del poco che siamo un dono per gli altri” ha detto il Card. Bagnasco nella Messa di apertura (15.09); e ha aggiunto che la Chiesa si è riunita per “ritrovare una serena ansia apostolica, così da dire ovunque che Gesù è il Signore, senza preferenza di persone e senza equilibrismi di inutile prudenza”. Bussiamo, dunque, alla porta del tabernacolo (Giubileo degli operatori di misericordia, 03.09) senza timore o timidezze, certi di trovare lo stesso alimento che ha nutrito la fede di Santa Teresa Gonhxa Bojaxhiu, di padre Jacques, dei martiri cristiani e di tutti i Santi e Beati della Chiesa di Cristo.

Monache dell’Adorazione Eucaristica – Pietrarubbia