Celebrazioni domenicali in assenza del presbitero

Domanda: Parrocchie sempre più piccole e scarsità di presbiteri. Anche nella nostra Diocesi, per le necessità imposte da nuovi assetti pastorali, ci si chiede se sia opportuno favorire liturgie domenicali senza presbitero, oppure vietarle per convergere in un’unica celebrazione. Nel primo caso si valorizza l’identità della piccola comunità; nel secondo si coltiva l’idea e l’esperienza di una Chiesa più ampia. Che ne pensa? (Francesco)

Il Concilio Vaticano II, nell’intento di permettere ai fedeli di attingere più abbondantemente alla fonte della Parola di Dio, prescriveva già: “Si promuova la celebrazione della Parola di Dio, alla vigilia delle feste più solenni, in alcune ferie dell’avvento e della quaresima, nelle domeniche e nelle feste, soprattutto nei luoghi dove manca il sacerdote; nel qual caso diriga la celebrazione un diacono o altra persona delegata dal vescovo” (SC 35). Difronte alla difficoltà o all’impossibilità di celebrare l’eucaristia, dovuta a ragioni da non ridurre solo alla scarsità di presbiteri, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha emanato il Direttorio Christi Ecclesia (1988) per disciplinare queste celebrazioni e dare le norme per la loro organizzazione. Recependo tali norme, la nostra Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna ha elaborato il documento Radunati nel giorno del Signore nel quale dà gli orientamenti pastorali per questo tipo di celebrazioni. In tutti i casi, vanno considerate alcune condizioni essenziali (cf. Christi Ecclesia). Si consideri anzitutto se i fedeli non possano recarsi alla chiesa di un luogo vicino. La soluzione è da raccomandare (n. 18). Quando ciò non è possibile, è bene che non manchi ai fedeli il nutrimento della Parola di Dio, per cui è molto raccomandata la celebrazione della Parola, a cui può seguire la Santa Comunione (n. 20), o la celebrazione della liturgia delle ore. Occorre che i fedeli percepiscano chiaramente che tali celebrazioni hanno carattere di supplenza e non possono essere fatte per “comodità”. Non si possono fare là dove la sera precedente si è celebrata l’eucarestia (n. 21). Si eviti, quindi, ogni confusione tra queste celebrazioni e la S. Messa; esse non devono togliere ma aumentare nei fedeli il desiderio della S. Messa (n. 22). Pertanto, c’è necessità di pregare «affinché (il Signore) moltiplichi i dispensatori dei suoi misteri e li renda perseveranti nel suo amore» (n. 23). Per dirigere queste riunioni domenicali siano chiamati i diaconi, gli unici che possono proclamare il Vangelo, tenere l’omelia e distribuire l’eucaristia (n. 29). In loro assenza, possono essere scelti i ministri istituiti per la guida della preghiera. Altrimenti, possono essere designati altri laici preparati, uomini e donne, ad esercitare questo incarico a tempo determinato (cf. n. 30). In sintesi, queste celebrazioni servono là dove risulti l’impossibilità di celebrare l’eucaristia. Tuttavia, esse non si possono sostituire alla S. Messa, da preferire sempre. Pertanto, viene incoraggiato chi può a convergere nel luogo vicino dove viene celebrata l’eucaristia.

di don Raymond Nkindji Samuangala, dicembre 2022
Assistente collaboratore Ufficio diocesano
per la Liturgia e i Ministri Istituiti