“Che sarà di noi?”

L’annuncio del Vangelo: c’è speranza, c’è futuro, c’è domani.

«Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta» (Lc 21,6). Nella liturgia riecheggia il tema della “fine del mondo”. «Anche Gesù ha provato la struggente esperienza della “fine”», svela mons. Vescovo. «Senza pensare alla fine totale – prosegue – molti di noi, nella vita, hanno vissuto episodi che sono come la “fine del mondo”; basti pensare ai genitori che hanno l’impressione di aver fallito nel dare un’educazione ai loro figli o alla condizione di chi rimane solo col suo amore ferito, infranto». «Gesù, tuttavia – conclude – ci ha insegnato che Dio resta fedele alla sua alleanza e dà compimento alle sue promesse nel modo più corrispondente, addirittura sovrabbondante, che possiamo immaginare». Come vivere, allora, la nostra “fine del mondo”? «Scegliendo Gesù come roccia che non crolla mai», risponde il Vescovo Andrea (Omelia nella XXXIII domenica del Tempo Ordinario, San Leo, 17 novembre 2019).

«Sette miliardi di persone sulla faccia della terra si interrogano su questo: “Che sarà della nostra vita? Che sarà del nostro futuro?”». Con queste parole il Vescovo interpella la platea di giovani dell’Azione Cattolica diocesana, riunita a Pennabilli per una giornata di spiritualità. «Tenete presente – continua nella provocazione – che la stragrande maggioranza dell’umanità (non considerando noi europei) muore molto giovane (l’età media nel Kivu è di venticinque anni…). Quando si dice che Gesù ci salva, non vi sembri inattuale, perché è risposta alla domanda fondamentale che ciascuno di noi ha nel cuore: “Che sarà di me?”». A che cosa serve la Chiesa per l’umanità? A dare risposta a questa inquietudine. «L’annuncio del Vangelo è che c’è speranza, c’è futuro, c’è domani. La relazione con Gesù, che dice al “buon ladrone”: “Oggi sarai con me in paradiso”, porta a dire che c’è salvezza nella morte e nel presente. Il paradiso esiste ed è essere con lui, anzi per lui: “Oggi sarai per me, vivrai per me e io vivrò per te e vivremo sempre così”». «Se siamo in relazione con Gesù – conclude – siamo già con un piede di qua e con un piede di là…» (Omelia nella XXXIV domenica del Tempo Ordinario, Pennabilli, 24 novembre 2019).

Questa consapevolezza di essere destinati al Regno non distoglie dal vivere il presente, anzi dal vivere con impegno e fedeltà ogni attimo della vita. Per questo, come pastore, il Vescovo Andrea interviene, prima dell’inizio della campagna elettorale per le elezioni politiche nella Repubblica di San Marino, per invitare ogni persona a dare il proprio contributo al servizio del bene comune. «Tutti siamo chiamati ad una grande responsabilità: la crisi economica è solo un aspetto, più drammatica quella valoriale che attraversa relazioni, famiglie, giustizia e coscienze». Il Vescovo invita a superare la sfiducia e la diffidenza nei confronti della politica, quasi svuotata della sua alta missione: «L’esempio di chi scende in campo incoraggia ad uscire da ogni forma di chiusura e indifferenza. Politica è anche confronto, scontro, passione. Peggio è l’egoismo, secondo la celebre frase di don Lorenzo Milani: “Affrontare i problemi da soli è l’egoismo, sortirne insieme è la politica”. Se confronto, scontro e passione devono esserci, non scadano mai in mancanza di rispetto, chiusura nella trincea del proprio interesse, o inimicizia. Avversari sì, nemici mai!». Le proposte che il Vescovo sente come più urgenti, riguardano la famiglia, la vita, l’educazione, la scuola, l’università. «Siano prioritarie – auspica mons. Turazzi – le scelte in favore dei più deboli, di chi ha bisogno di solidarietà, di lavoro e di assistenza sociale». Un appuntamento unitario per la Diocesi, ormai da diversi anni, è la Veglia di preghiera per la vita nascente. «È una promessa che abbiamo fatto a papa Benedetto XVI: avere in considerazione, rispetto, onore, la vita nascente. È nostro compito sensibilizzare il nostro popolo alla sua generosa accoglienza». Con queste parole mons. Vescovo invita le comunità religiose e parrocchiali, gli operatori pastorali, i membri di gruppi, associazioni e movimenti a partecipare alla Veglia, celebrata in contemporanea nei tre vicariati. Invitate speciali le mamme in “dolce attesa” insieme ai futuri papà. La preghiera è stata articolata sulle tre parole: grazie, perdono, eccomi. «Grazie – precisa – per tutte quelle persone, donne e uomini, che vivono maternità e paternità in modo sorprendente, spendendosi, mettendosi a servizio dei fratelli, dei più piccoli, impegnandosi per la causa del Vangelo, per il servizio alla Chiesa, facendosi braccia, mani e cuore del Signore». «Perdono per l’olocausto di una moltitudine di bambini e di bambine a cui non è permesso di nascere, perché indesiderati o perché malati». E conclude: «Rinnoviamo il nostro impegno per scelte, progetti, testimonianze in favore della vita. Che il Signore ci dia il coraggio e il proponimento del buon samaritano che sa chinarsi sulle difficoltà e, sorretti dal suo aiuto, diciamo: “Eccomi”» (Omelia nella Veglia per la vita nascente, Dogana, 9 dicembre 2019).

Il tema della vita viene festeggiato in Diocesi nei primi giorni dell’Avvento perché ha un legame particolare con il Natale. «Dobbiamo ammetterlo, davanti al Natale rimaniamo senza parole», proclama il Vescovo durante la celebrazione eucaristica con i dirigenti e i lavoratori della “Valpharma” di Serravalle. «Intuiamo che qui batte il palpito di quello che noi chiamiamo il cristianesimo – prosegue –; in tutte le altre religioni Iddio è sempre accompagnato da teofanie, opere spettacolari… Invece noi contempliamo un Dio che si fa bambino, che nasce nella paglia. Dio si mette nelle mie mani, nelle vostre mani. Dio rimpicciolisce per farci crescere con la fiducia che lui ha in noi». E conclude: «Di fronte a questo non viene tanto da chiedermi se credo in Dio, ma piuttosto: “Fino a che punto Dio crede in me?”». Buon Natale! (Omelia nella S. Messa alla Valpharma, Serravalle, 10 dicembre 2019).

Paola Galvani, gennaio 2020