Ci viene tolto molto, ma non tutto: l’essenziale è intatto

Chi può prevedere quanto accadrà? Come arriveremo a Natale? Mentre scrivo suona l’allarme per il ritorno dell’epidemia. Alla tv continuano a scorrere i numeri dell’infezione. Dal computer scarico Dpcm inquietanti e intanto, sulle piazze, si scatena la protesta. La stanchezza pesa su tutti come una cappa. «Quando lo spirito immondo esce da un uomo se ne va per luoghi aridi, poi dice: ritornerò alla mia abitazione, da cui sono uscito… Prende altri sette spiriti peggiori ed entra a prenderci dimora; e la nuova condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima». Qui il Vangelo (Mt 12,43-45) parla di tutt’altro, ma è inevitabile il collegamento con la situazione attuale: vi leggo un monito. È un virus cattivo che ritorna con alleati peggiori: né superficialità, né allarmismo, ma prudenza e solidarietà, a partire da quella che ci siamo proposti all’inizio di questo anno pastorale, un suggerimento alla portata di tutti, da impegnare in ogni relazione: «Farsi speranza in un mondo ferito». Ci sono categorie provate più di altre, al limite della sopravvivenza, ci sono disperazioni che paralizzano e sofferenze che, se ti sono risparmiate, lambiscono comunque qualcuno di casa tua. «Non dimentichiamo che il nemico di tutti è il virus», dice Sergio Mattarella. E fa un appello all’unità, alla collaborazione e alla responsabilità che deve impegnare tutti. «Abbiamo fiducia – continua Mattarella – perché pensiamo di poter contare su obiettivi comuni». Siamo chiamati a neutralizzare virus altrettanto pericolosi. Il virus dell’individualismo che colpisce chi è convinto che, se sta bene lui, stanno bene tutti. Il virus dell’egoismo che contagia chi vuole tutto per sé, subito e ad ogni costo, e impone i propri interessi senza curarsi delle conseguenze. Il virus della divisione che taglia trasversalmente tutti gli ambiti, nella politica e nella vita ecclesiale. È normale vi siano punti di vista diversi, ma nell’emergenza a tutti è chiesto uno spirito di discernimento e uno spirito collaborativo. Del vaccino per il Covid-19 si stanno occupando la scienza e la migliore politica sanitaria. Un soccorso importante per neutralizzare gli effetti del Covid-19 sono l’impegno di validi e preparati professionisti e la generosità di tanti volontari. C’è il ruolo decisivo della famiglia, gran paracadute: presenza, affetti, piccoli ma indispensabili interventi, gratuità… Arma decisiva in questa battaglia è la preghiera: invocazione a Dio, soluzione in cui si coltiva la fraternità, sguardo aperto sul Mistero che ci avvolge. La preghiera è “arma totale” contro i virus che danneggiano il cuore e intaccano la nostra umanità. Tra le preghiere una in particolare ha fatto breccia nei momenti di interiorità: «I miei occhi grondano lacrime notte e giorno, senza cessare, perché da grande calamità è stata colpita la figlia del mio popolo da una ferita mortale. Se esco in aperta campagna ecco i trafitti di spada; se percorro la città ecco gli orrori della fame. Anche il profeta e il sacerdote si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare» (Ger 14,18-20). Grazie al cielo non mancano né profeti né sacerdoti che, con la vita e le parole, indicano un senso a quanto sta accadendo. Dicono parole di fede, antiche e sempre nuove, agganciate ad un cardine solidissimo: la risurrezione di Gesù. Sono parole di speranza: affiorano sull’esperienza, certo dolorosa, del “sabato santo”, giorno dell’attesa e del silenzio, ma con la certezza dell’aurora. Sono parole di carità: ci viene tolto molto, ma non tutto. L’essenziale resta intatto! Possiamo affidarci all’amore di Dio ora più di prima. Possiamo tenere il cuore aperto sul prossimo. Ecco l’essenziale: un unico precetto, «amerai»! Un verbo declinato al futuro non per un rinvio, ma per indicare un’azione mai conclusa, che durerà quanto il tempo: «Quando dici basta, sei finito»! (Sant’Agostino). Madre Teresa di Calcutta faceva mettere una scritta su tutte le porte delle cappelle delle sue suore: «Ho sete». E spiegava: «È la sete di Gesù che vive nei poveri». E, sulla cappella di casa sua, Teresa ha aggiunto: «Ed io ti disseterò».

+ Andrea Turazzi, novembre 2020