“Con la potenza della Risurrezione”

La relazione. La sofferenza. La fecondità

Nei primi mesi dell’anno il Vescovo Andrea ha vissuto l’ultima parte della sua prima Visita Pastorale. Nell’incontro con i gruppi parrocchiali spesso ha rivolto ad ognuno la domanda: «Qual è per te il versetto più bello del Vangelo, quello che ti ha colpito di più?». «È stato molto bello vedere come ognuno avesse una parola che è diventata il leit motive della sua vita. Una parola da ricordare, ma soprattutto da vivere» (Omelia nella S. Messa di chiusura della Visita Pastorale, Monte Grimano Terme, 3 febbraio 2019).

Più volte nelle parrocchie è ritornato l’invito ad aver cura dei rapporti: «Vorrei che ciascuno di voi si prendesse cura di un “grappolo” di persone. Non contano le parole, conta il cuore. Circondiamo il nostro “grappolo” di persone con atti d’amore, abbiamone cura, preghiamo ogni giorno per le persone che ci sono affidate» (Omelia nella S. Messa di chiusura della Visita Pastorale, Fratte, 10 febbraio 2019).

Ad aver cura della relazione si impara da Gesù: «Gesù vive la relazione trinitaria: Dio è amore perché relazione di tre Persone che vivono l’una per l’altra, anzi trovano la pienezza del loro essere nell’altro» (Omelia nella S. Messa di chiusura della Visita Pastorale, Monte Cerignone, 3 marzo 2019).

Per vivere bene i rapporti esiste una “regola d’oro” che è trasversale a tutte le religioni: «Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te». «Nel Vangelo di Luca è detta in un modo diverso – sottolinea mons. Vescovo – sorprendente, perché detto in positivo: “Quello che tu desideri sia fatto a te, fallo agli altri”. È rivoluzionario! Viene introdotto il desiderio come fondamento dell’etica. Quello che tu desideri per te, fallo per l’altro: dignità del desiderio, del sogno» (Omelia al Convegno diocesano Giovani AC, Domagnano, 24 febbraio 2019).

Nel Vangelo di Giovanni c’è una frase che stupisce ancora di più: «Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi» (Gv 13,34). «Gesù non ha detto, come sarebbe stato logico pensare secondo una reciprocità verticale: “Amatemi, come io ho amato voi”, ma “Amatevi…”. Strana grammatica!» (Omelia nella S. Messa di chiusura della Visita Pastorale, Monte Cerignone, 3 marzo 2019).

«Amare, come lo intende Gesù, non è da confondere con le reazioni istintive e incontrollabili che ci abitano, che noi chiamiamo sentimenti, emozioni, inclinazioni», dice il Vescovo Andrea ai giovani riuniti al Convegno diocesano promosso dall’Azione Cattolica. «Quando Gesù dice “amate”, propone una scelta. Dentro di noi possiamo avvertire sentimento e scelta come opposti e perfino sollevare la questione della sincerità. C’è più sincerità nei sentimenti o nella scelta?». Domanda per andare in profondità. «Credo che la posizione di Gesù – risponde mons. Turazzi – sia per la scelta. È con la decisione che noi possiamo cambiare le cose. Ciò non significa che i sentimenti non siano importanti. Questo accade, ad esempio, nel fidanzamento. C’è la scintilla iniziale, che è l’innamoramento, poi si arriva ad una scelta che si rinnova, sostenuta dal sentimento. E la scelta viene sempre più in rilievo, ma cresce anche il sentimento». «La parola diventa difficile quando si rivolge a voi e a tutti quelli che sono visitati dalla sofferenza». Con queste parole il Vescovo apre il messaggio per gli ammalati, consegnato all’USTAL-UNITALSI e all’Ufficio diocesano per la Pastorale Sanitaria, nella festa della Madonna di Lourdes, l’11 febbraio. Ne ha incontrati molti durante la Visita Pastorale, accompagnato dai parroci nelle case. «Voglio, anzitutto, dirvi – prosegue – il “grazie” della nostra comunità diocesana. Noi viviamo della preghiera e dell’offerta della vostra sofferenza unita a quella di Gesù». «Gesù non ha soppresso la sofferenza – precisa il Vescovo –, non ne ha neppur svelato interamente il mistero: l’ha presa su di sé ed in questo ci ha donato la certezza che essa ha un senso e può essere offerta per amore. Questa è la scienza cristiana della sofferenza, la sola che doni pace» (Messaggio per la Giornata Mondiale del malato, 11 febbraio 2019).

Il 6 marzo, nel solenne ingresso nella Quaresima, il Vescovo Andrea invita a credere «con tutte le forze, con tutta la persuasione che viene dall’essere comunità, che la potenza della risurrezione sta operando dentro di noi, come un lievito, per rinnovarci e trasformarci». E conclude la celebrazione dando l’appuntamento alla Veglia pasquale, «il momento più alto e significativo per il nostro cammino come comunità cristiana». Da alcuni anni in Diocesi si vive con particolare attenzione la preparazione alla Giornata Internazionale della donna con una Veglia di riflessione e di preghiera. Questo momento viene organizzato dall’Ufficio diocesano di Pastorale Sociale con la collaborazione di una comunità religiosa femminile. Quest’anno la celebrazione si è svolta a Serravalle con il contributo delle Suore Francescane Missionarie d’Assisi. «Questa sera abbiamo voluto prolungare il grido di gioia di Adamo quando fu posto di fronte ad Eva: “Questa volta sì, essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa” (cfr. Gen 2,23)». Con queste parole il Vescovo ha portato il suo saluto alla comunità diocesana in preghiera. «Le Scritture sono piene di buone notizie che provengono dalla donna – prosegue – basti pensare quando, “alle prime di luci dell’alba”, le donne sono state le prime messaggere, le prime che hanno avuto il coraggio di tornare al sepolcro e hanno potuto constatare la sorpresa: “È risorto!” (Mc 16,6)». La Giornata Internazionale della donna ha anche una valenza penitenziale, «perché il mondo non ha sempre riconosciuto e rispettato la donna. Spesso la donna è stata discriminata, oggetto di abusi, vittima di una cultura che l’ha resa subalterna al potere dell’uomo». Mons. Vescovo invita anche alla preghiera «perché le famiglie siano coraggiose e sempre più aperte alla vita». Il tema scelto dall’Ufficio per il 2019, “Quale fecondità?”, provoca tutti, donne e uomini, laici e consacrati, coppie e “single”. Come Maria invitati a dire il proprio “eccomi”. «Quando saremo davanti al Signore – conclude mons. Turazzi – e metteremo davanti a lui le nostre mani, non si scandalizzerà se saranno un po’ sporche, ma sarà severo se troverà le nostre mani vuote, se non avranno imparato ad allargarsi, ad essere feconde» (Discorso alla Veglia per la Giornata Internazionale della donna, Serravalle, 7 marzo 2019).

Paola Galvani, aprile 2019