Cristo Crocifisso: centro della storia, centro della mia vita (Dicembre 2017)

Molti potrebbero dire: «Sono un buon cristiano, vado a messa, faccio opere di misericordia, prego, educo bene i miei figli». Ma occorre domandarsi: «sei entrato nel mistero di Gesù Cristo?», quello «che tu non puoi controllare?» (Santa Marta,24.10). Con queste provocanti e salutari parole il Pontefice ci ha invitato a «inabissarsi nel mistero di Cristo». Un mistero « così sovrabbondante, così forte, così generoso, così inspiegabile che non si può capire con argomentazioni». E ha aggiunto «devi inabissarti nel mistero per capire chi è Gesù Cristo per te» (24.10). «Conoscere Dio non è in primo luogo un esercizio teorico della ragione umana, ma un desiderio inestinguibile impresso nel cuore di ogni persona» (Al Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, 11.10). «Per questo motivo – ha sottolineato in occasione del venticinquesimo  anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica – il nostro Catechismo si pone alla luce dell’amore come un’esperienza di conoscenza, di fiducia e di abbandono al mistero» (11.10).
«La vita cristiana è una lotta che non ti dà tranquillità ma ti dà pace. Non ci sono pastiglie per la pace. Soltanto lo Spirito Santo può darla e questa lotta, questo fuoco ti porta quella pace dell’anima che dona fortezza » (Santa Marta, 26.10). Di conseguenza «quello che ci salva dagli incantamenti, dalle seduzioni che il diavolo fa lentamente nella nostra vita per cambiare i criteri e portarci alla mondanità» (Santa Marta, 13.10) è solo «Cristo crocifisso: centro della storia, centro della mia vita»(24.10). Il Pontefice invita poi a «fermarsi davanti a Dio per stare con Lui, dedicarsi semplicemente a Lui. È questa la preghiera più pura: l’adorazione» (Alla Famiglia Vincenziana, 14.10), confessando: «Una volta scoperta, l’adorazione diventa irrinunciabile, perché è pura intimità col Signore, che dà gioia e scioglie gli affanni della vita (14.10). Qui l’ antidoto contro il pericolo più grande: «perdere la capacità di sentirsi amati» (Santa Marta, 7.11). Concludendo il ciclo di catechesi sul tema della Speranza «la virtù più umile, la serva. Ma lì c’è lo Spirito» (Santa Marta, 31.10), il Santo Padre ci invita a cogliere il «mistero di grazia nascosto anche nella monotonia di certi giorni sempre uguali» dove la «dolce e potente memoria di Cristo scaccerà la tentazione di pensare che questa vita è sbagliata» (Udienza generale, 11.10). «Colui che ci ha creato nell’Amore infinito, ci sorprende sempre!» (Per il Giubileo dei 300 anni dal ritrovamento dell’immagine della Vergine Madre Aparecida, 12.10). Richiamando poi al tema della vigilanza e all’ importanza dell’ esame di coscienza giornaliero «Vigilare – ha spiegato – significa capire cosa passa nel mio cuore» (13.10), il Santo Padre ha dato inizio al nuovo ciclo di catechesi sull’ Eucarestia come «cuore della Chiesa» (Udienza Generale, 8.11). «Noi tutti abbiamo bisogno di vedere il Signore, toccarlo per poterlo riconoscere. I Sacramenti vengono incontro a questa esigenza umana»(8.11).  Parlando agli istituti di vita secolare li ha invitati ad essere «attenti al mondo con il cuore immerso in Dio. Portatori, in Cristo e nel suo Spirito, del senso del mondo e della storia». Per sottolineare l’ universalità di tale compito, il Papa ha indetto un Mese missionario straordinario nell’ottobre 2019: «Evangelizzare è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda e paradigma di ogni sua opera». (Lettera per il centenario della promulgazione della “Maximum illud” sull’attività dei missionari nel mondo, 22.10). Nella festa di tutti i Santi ha identificato poi il volto vero della missione: «I santi non sono modellini perfetti, ma persone attraversate da Dio. Possiamo paragonarli alle vetrate delle chiese, che fanno entrare la luce in diverse tonalità di colore. Questo è lo scopo della vita: far passare la luce di Dio.» (Angelus, 1.11)
* Monache dell’Adorazione Eucaristica – Pietrarubbia