È ancora viva la tua gioia?

Vademecum per il Tempo pasquale

Il mondo non lo sa… Eppure, è notizia che lo riguarda da vicino, anzi, lo tocca nell’intimo stesso dell’essere. Di questa notizia il mondo ne ha una qualche percezione nella forma del desiderio e dell’invocazione. Qualcosa hanno intuito i poeti e i profeti: è l’annuncio della Risurrezione. È avvenuta un’esplosione di vita che ha investito Gesù di Nazaret e lo ha collocato nella Gloria-Presenza luminosa dell’Eterno; simultaneamente la stessa esplosione di vita ha investito tutta l’umanità: un fatto, non un sentimento! È un nuovo inizio in cui l’oscurità, il male, è vinto alla radice. «La Risurrezione è un evento dentro la storia – scriveva Joseph Ratzinger nel suo “Gesù di Nazaret” (II volume) – che, tuttavia, infrange l’ambito della storia e va al di là di essa… Avviene un radicale salto di qualità in cui si dischiude una nuova dimensione della vita, dell’essere uomini. La stessa materia viene trasformata in un nuovo genere di realtà. La Risurrezione di Gesù va al di là della storia, ma ha lasciato una sua impronta nella storia. È nel mistero di Dio agire in modo sommesso. È lo stile divino non sopraffare con la potenza esteriore, ma dare libertà, donare e suscitare amore».
Stupisce che tutto sia accaduto in un attimo, senza spettatori e cronisti se non dopo l’ispezione al sepolcro vuoto e i successivi incontri col Risorto. Eppure – per i suoi effetti dirompenti – è la più decisiva notizia a disposizione dell’umanità, consegnata ad un gruppo di donne e di uomini “plebei illetterati” (At 4,13) e accompagnata da una forza misteriosa. La parola che più di tutte esprime l’accaduto è “grazia”. La “grazia” è Dio che agisce nella storia, il dono che fa di se stesso nella sua sovrana libertà. Siamo soliti declinare la parola “grazia” in vari modi ognuno con una sua pregnanza. Essere toccati dalla grazia: per significare la sorpresa dell’iniziativa divina che fa irruzione – «entra a porte chiuse» – e tuttavia non fa violenza, semmai accarezza. Secondo la grazia di Dio: Dio agisce nell’uomo, ma non senza di lui. Consegna la sua più straordinaria opera – quella della nuova creazione – ai pescatori di Galilea, gente umile e povera, perché risplenda la sua potenza. La grazia è volontà, desiderio e progetto di Dio, ma non sostituisce la parte dell’uomo, che viene chiamato alla corresponsabilità. La grazia è dono: non è una tautologia; l’espressione allude alla stima e alla fiducia di Dio per l’uomo, che colma dei suoi doni. Nel dono è racchiuso in qualche modo il Donatore: è lui stesso che rimane nel dono ricevuto e contamina di luce colui che lo riceve. Tutto è grazia: è facile riconoscere Dio nella benedizione. Ma, prima della Risurrezione, ci fu la croce. Che dire quando la sofferenza bussa alla porta? Un’errata interpretazione potrebbe far pensare che la sofferenza è mandata da Dio. In verità Dio fa del cammino di sofferenza un cammino di vita, perché si fa compagno di strada. La grazia è là quando le forze vengono meno, quando la prova fa vacillare. La grazia vince la morte. Rendere grazie: la grazia innesca un dialogo fra Dio e la sua creatura, suscitando reciprocità. Il dono più grande è saper riconoscere Dio all’opera, il suo amore incondizionato, e avere la possibilità di esprimere gratitudine. I giorni trascorrono veloci. L’eco dell’annuncio pasquale, con la sua carica di gioia, può farsi più flebile. Una domanda per il lettore: è ancora viva la tua gioia? Col tempo dovrebbe stagionare e diventare più gustosa, seppure meno frizzante: una riserva necessaria per questi giorni pericolosi. Il cristiano legge ogni volta con emozione le parole del Vangelo che fissano nel ritmo del tempo gli appuntamenti del Risorto con i suoi: «Otto giorni dopo…». Così per infinite volte, tante domeniche quante ne contiene il calendario, la stessa sorpresa, la stessa grazia, la stessa gioia. C’è chi si è appuntato suggerimenti per conservare la gioia; primo: custodirla e proteggerla perché non svapori nella routine o non se la porti via qualche cattivo maestro; secondo: non perdere la connessione con la sorgente e la radice della gioia; terzo: tenersi legati ben stretti a chi cammina con la stessa gioia.

+ Andrea Turazzi, aprile 2023