“Gente di Pasqua”

In cammino, sulle strade dell’esodo Suono di campane che riempie le valli del Montefeltro: è Pasqua… Mi sovviene una pagina del Manzoni, dai Promessi Sposi, nella quale egli guarda, con gli occhi dell’Innominato, la gente che accorre verso la chiesa: « stette attento e riconobbe uno scampanare a festa lontano; “che allegria c’è? Cos’hanno di bello tutti costoro?”. Al chiarore che andava poco a poco crescendo si distingueva, nella strada in fondo alla valle, gente che passava, altra che usciva dalle case e s’avviava, tutti dalla stessa parte… tutti col vestito delle feste e con un’alacrità straordinaria». Dalle vallate lombarde alle nostre valli, dove c’è un popolo in movimento, “gente di Pasqua”! Non festeggia “qualcosa” e neppure si mobilita per un giorno segnato in rosso sul calendario, piuttosto è un popolo che, in questo particolare momento, vuole riconsegnarsi a “Qualcuno”. È una volontà espressa in tanti modi, intimi o manifesti, personali o comunitari, con segni che esprimono il fascino dell’antico e la creatività del presente. I riti della Settimana Santa sono per molti un’esperienza forte. A dire il vero la partecipazione della gente è più sbilanciata sulla festa del Natale, con le chiese stracolme per la Messa di Mezzanotte. Eppure, la Pasqua è il centro teologico e temporale della fede cristiana. La Veglia pasquale, in particolare, è il momento più alto e significativo per il cammino della comunità. È la grande notte nella quale ci si connette con la travolgente epica dell’esodo: liberazione dalla schiavitù, passaggio del Mar Rosso, cammino...

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