«Gesù indica la strada della fraternità»

Sinodo, vita, società

Abbiamo cambiato vita? 

«Gesù è alle porte, cambiate vita!». È il grido del Battista che il Vescovo Andrea ha riproposto con forza a due settimane dal Natale, «un invito a rivedere la nostra vita di fede». Parla proprio a noi! «Può capitare anche a noi – confida – di sentirci a posto e di pensare che siano gli altri a doversi convertire». A distanza di qualche settimana viene da chiedersi: abbiamo cambiato vita? Occorre prima intendersi su cosa sia effettivamente la conversione. Negli strati più antichi della Bibbia (la Bibbia non è stata scritta di seguito, ma si è formata attraverso secoli di esperienze di ascolto del Signore), «quando si parla di conversione, si invita a compiere atti di culto: fare digiuni, ascoltare il rimorso e placarlo compiendo devozioni e penitenze». La conversione è intesa, dunque, «come una pratica». «Negli strati più recenti – spiega mons. Andrea – la conversione viene indicata come cambio di mentalità». «Con la sua predicazione – aggiunge – Giovanni Battista invita alla conversione chiedendo un cambio di prospettiva, precisamente di voltarsi verso Gesù». «La conversione è possibile, il mondo è salvabile – dirà –, perché se si accoglie Gesù, si riceverà il suo battesimo in “spirito santo e fuoco”».
«A salvare – conclude – non sono i fatti spettacolari (e Gesù ne compie), ma la fede in Lui». Mons. Vescovo sottolinea che il Signore Gesù sa accogliere anche il dubbio dei discepoli (e di ognuno di noi): «I dubbi che Giovanni Battista avrà – “sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” –  non costituiscono un motivo di minore stima». «La pedagogia che Gesù adopera» è racchiusa nei verbi: udire e vedere. «Gesù indica la strada della fraternità: ci sono ciechi, storpi, lebbrosi, poveri, prigionieri, che chiedono guarigione e liberazione. È da qui che bisogna partire». Gesù dirà un giorno che i discepoli «faranno cose più grandi di quelle che ha fatto lui» (cfr. Gv 14,12). «Ma occorrono occhi – afferma mons. Andrea – che sanno vedere il “sogno di Dio” e mani operose disposte al lavoro come quelle di un contadino».

Insieme non solo per camminare, ma per costruire

«È una grazia che vi raggiunge mentre vi rivolgo, umilmente ma con coraggio, questo invito a partecipare. Tocca a voi corrispondere. Siamo qui a servizio della comunità cristiana». Con queste parole il Vescovo Andrea si è rivolto ai referenti parrocchiali convocati in Diocesi per la seconda fase del Cammino Sinodale.
Il Vescovo ha ricordato l’atteggiamento che si viveva in occasione dei Sinodi passati: «In parrocchia si pregava il Rosario per raccomandare alla Madonna il Santo Padre e i Vescovi… Ma noi stavamo a casa e attendevamo, l’anno successivo, i documenti finali, preziosi frutti del lavoro sinodale». Nel 2015 uno scatto in avanti. Mons. Andrea scriveva sul “Montefeltro”: «Entriamo in Sinodo». Con queste parole non invitava a recarsi a Roma, ma a sentire “nostro” il Sinodo, ad informarsi, a leggere le cronache delle giornate di consultazione, ad «entrare dentro col cuore». Il tema del Sinodo era “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo” e, come segno concreto di partecipazione, l’équipe del Servizio di pastorale familiare ha inviato alla Segreteria del Sinodo un contributo da parte della Diocesi.
«Ora – osserva – non solo si prega per il Sinodo, non solo si entra metaforicamente nel Sinodo, ma siamo chiamati a fare questa bellissima esperienza come popolo insieme, partecipando». A chi pensa che la propria voce non arriverà mai a Roma risponde: «La voce del Vescovo insieme alla vostra, la nostra insieme a quella delle diocesi vicine e lontane si uniranno, si fonderanno insieme e offriranno un contributo per tutti». Lo scorso anno ha partecipato ad almeno una seduta sinodale il 3,4% della popolazione della Diocesi. Molti riferiscono di averne un bel ricordo. Si sono sentiti chiamati per essere ascoltati! Non è poco… «Quando si parla di Sinodo (Concilio di Gerusalemme) negli “Atti degli Apostoli” – commenta mons. Andrea – non si intende solo il camminare insieme (syn-odos), ma anche il prendere decisioni». «È il momento di costruire», conclude. Ecco perché, sulla copertina del quaderno del Programma Pastorale 2022/23 appare l’immagine di un cantiere, «dove tutti sono sul posto, ognuno al suo posto», precisa con uno slogan a lui caro.  

Una Veglia di preghiera… sinodale!

È stata vissuta come incontro sinodale, all’inizio dell’Avvento, la Veglia per la Vita Nascente. Con queste parole il Vescovo ha accolto i presenti: «Lo scopo di questa serata di riflessione e di preghiera è dire grazie e fare festa per il dono della vita. E questo proprio nei giorni che preparano il Natale del Signore. Anche lui, Verbo Eterno, ha voluto entrare nel mondo così!». Dopo la preghiera e la meditazione di letture bibliche e testi scelti dagli Scout di San Marino, l’assemblea si è divisa in piccoli gruppi per il confronto e la condivisione. «L’arrivo di un bimbo – osserva mons. Andrea – è un dono ed una benedizione non solo per i genitori, ma per tutta la comunità». Inoltre, «ogni creatura che sboccia ci tocca, ci riguarda, ci interpella anzitutto sul piano esistenziale e culturale, sul piano delle politiche famigliari, sul piano della cura, dell’assistenza e dell’educazione». E conclude con una esortazione: «La vita stessa ha in sé le sue ragioni; il Vangelo di Gesù le purifica, le esalta e le moltiplica. Lo dobbiamo testimoniare e dire a chi, per i più svariati motivi, è stanco, sfiduciato, demotivato».

Paola Galvani, gennaio 2023