Il linguaggio dei segni

I gesti del celebrante alla preghiera eucaristica

Domanda: Premetto che vado spesso a Messa in diversi posti. La mia domanda è questa: se tutti i gesti hanno un significato durante la Messa perché allora voi sacerdoti alzate in modi diversi l’ostia e il vino dopo averli benedetti? È un gesto libero oppure ha un significato preciso? (Anna)

In ogni celebrazione anche i gesti del celebrante rientrano nell’insieme del linguaggio liturgico e sono portatori di un preciso significato. Per questo, “I gesti e l’atteggiamento del corpo sia del sacerdote, del diacono e dei ministri, sia del popolo devono tendere a far sì che tutta la celebrazione risplenda per decoro e per nobile semplicità, che si colga il vero e pieno significato delle sue diverse parti e si favorisca la partecipazione di tutti. Si dovrà prestare attenzione affinché le norme, stabilite da questo Ordinamento generale e dalla prassi secolare del Rito romano, contribuiscano al bene spirituale comune del popolo di Dio, più che al gusto personale o all’arbitrio” (OGMR, 42). Il gesto di cui parla la nostra lettrice fa parte di un insieme di tre gesti che il celebrante compie durante la preghiera eucaristica. Le indicazioni del Messale sono così precise che dovrebbe risultarne una uniformità di esecuzione.  
Il primo viene prescritto alla “presentazione dei doni”. È un gesto rivolto a Dio con l’intento di presentargli appunto il pane e il vino, che non sono ancora diventati Corpo e Sangue di Cristo. Pertanto, il gesto che li accompagna non va enfatizzato. È un gesto semplice e sobrio di “presentazione”, per invocare la potenza di Dio che li possa trasformare in sacrificio di Cristo. Il Messale prescrive: Il sacerdote, stando all’altare, prende la patena con il pane e, tenendola con entrambe le mani un po’ sollevata sull’altare, dice sottovoce… Il sacerdote prende il calice e, tenendolo con entrambe le mani un po’ sollevato sull’altare, dice sottovoce… Da notare, la patena con il pane e il calice del vino vanno tenuti con entrambe le mani. Andrebbe quindi evitata la banalizzazione dei gesti o il farli con una sola mano.
Il secondo gesto riguarda il pane e il vino diventati Corpo e Sangue di Cristo, mediante l’invocazione dello Spirito Santo su di essi. È un gesto di presentazione rivolto non a Dio ma al suo popolo riunito, che vi riconosce e vi adora quella presenza reale, vera e permanente del Signore Gesù. Questo gesto, quindi, è diverso dal primo, per il suo destinatario, e va fatto diversamente: con le specie eucaristiche sollevate dall’altare e allungate verso l’assemblea. Il Messale Romano prescrive, in effetti, che il celebrante presenta al popolo l’ostia consacrata, la depone sulla patena e genuflette in adorazione. Poi, presenta al popolo il calice, lo depone sul corporale e genuflette in adorazione. Da notare la genuflessione per adorare il Signore presente nel Santissimo, gesto assente nel primo caso. Alla stessa adorazione è invitato il popolo al quale vengono presentati sia l’ostia che il vino consacrati. Perciò, se non si è in ginocchio ma in piedi si dovrebbe fare un inchino di adorazione mentre il sacerdote genuflette, e tutti dovrebbero guardare le specie eucaristiche mentre sono presentate.
Il terzo gesto si chiama dossologia,in quanto rappresenta la grande conclusione della preghiera eucaristica, che dà “ogni onore e gloria” a Dio Padre onnipotente nell’unità dello Spirito Santo, per/con/in Cristo. È il gesto culmine, che andrebbe sottolineato possibilmente con il canto e nella modalità di esecuzione, che presenta al Padre più in alto possibile il Corpo e il Sangue di Cristo, “Uomo Vivente” per eccellenza che dà gloria al Padre con il suo sacrificio. Nel Messale questo gesto di elevazione non è più limitato, ma si dice semplicemente che il celebrante prende sia la patena con l’ostia sia il calice ed elevandoli insieme canta o dice la dossologia.
Dunque, esiste una progressione nell’esecuzione dei tre gesti, secondo il significato intrinseco a ciascuno di loro e in funzione del loro destinatario.

don Raymond Nkindji Samuangala, febbraio 2023
Assistente collaboratore Ufficio diocesano
per la Liturgia e i Ministri Istituiti