Il Movimento liturgico – Parte seconda (Dicembre 2017)

L’ultima volta ci siamo chiesti qual è stata la posizione del Magistero nei confronti del movimento liturgico. Va detto subito che Lambert Beauduin non ha solo ricuperato l’ecclesiologia di Tubinga per sviluppare la sua opera liturgica, ma l’ha fondata su un documento magisteriale precedente: il motu proprio Tra le sollecitudini di San Pio X. In questo documento il Papa esprime la visione della liturgia come fonte della vita e della missione della Chiesa. L’oggetto principale del documento è la musica sacra. Tuttavia, esso incoraggia anche la partecipazione attiva alla liturgia, descrivendola come la più importante e indispensabile fonte della Chiesa: “Poiché abbiamo moltissimo a cuore che il vero spirito cristiano possa rivivere in ogni possibile modo e venga mantenuto tra i fedeli, è soprattutto necessario guardare alla santità e dignità dei  luoghi sacri, precisamente dove il fedele partecipa per attingere a questo spirito come a sua fonte primaria e indispensabile, cioè all’attiva partecipazione ai sacri misteri e alla preghiera pubblica e solenne della Chiesa”.
La bolla Divini cultus di Pio XI affermava nel 1928 che “è molto importante che, quando il fedele assiste alle sacre cerimonie … non sia soltanto spettatore distaccato e silente”. Il movimento liturgico trova una svolta magisteriale decisiva con la Mediator Dei di Pio XII, la prima enciclica dedicata interamente alla liturgia (1947) e teologicamente fondata sulla precedente enciclica dello stesso Papa, Mystici Corporis (1943) sulla Chiesa intesa come corpo mistico di Cristo. “Lette insieme, le due encicliche di Pio XII affermano la fondamentale verità di Cristo, capo della Chiesa e capo liturgo, quale centro dell’azione liturgica e dei membri della Chiesa gerarchicamente ordinati come partecipanti all’interno della medesima azione liturgica” (Keith F. Pecklers). È soprattutto seguito alla  Mediator Dei che sorgono molti Istituti liturgici in diversi paesi, si moltiplicano congressi liturgici nazionali e incontri internazionali di studio. Una particolare importanza ha avuto il congresso di liturgia pastorale di Assisi nel 1956. In un saluto ai partecipanti Pio XII afferma: “il movimento liturgico è in tal modo apparso come un segno delle disposizioni provvidenziali di Dio riguardo al tempo presente, come un passaggio dello Spirito Santo nella sua Chiesa, miranti ad avvicinare sempre più gli uomini ai misteri della fede e alle ricchezze della grazia, che hanno la loro sorgente nella partecipazione attiva dei fedeli alla vita liturgica”.
Se all’inizio il movimento liturgico puntava alla rinnovata partecipazione dei fedeli alla liturgia tridentina esistente, verso la metà del XX secolo si fa sempre più strada la necessità di riforma e di rinnovamento della stessa liturgia. È questo anelito che verrà accolto e reso concreto dalla riforma liturgica del Concilio Vaticano II sulla quale ci concentreremo d’ora in poi nelle nostre sintetiche presentazioni.
Don Raymond Nkindji Samuangala