Il rito del Battesimo in Pietro Longhi

Pietro Longhi, Il battesimo, olio su tela, cm 60×49, Pinacoteca Querini Stampalia, Venezia
Siamo attorno al 1750 ed entriamo indisturbati in una chiesa dove si sta celebrando un battesimo. Pietro Longhi ci ha regalato immagini stupende dei sette sacramenti che permettono di scoprire come fossero celebrati più di due secoli fa. Non è cambiato molto, la sostanza resta sempre la stessa, mentre cambiano usi e costumi. Ciò aiuta a riflettere sul modo con cui la Chiesa si rinnova. I cambiamenti sono necessari: mutano i tempi, i modi espressivi e, dunque, cambiano anche le modalità espressive del rito, tuttavia resta integro il dato di fede, integra la materia con la quale si somministrano i sacramenti, integro il simbolo, che per la Chiesa è sempre verità. Insomma, nella Chiesa, forma e contenuto coincidono, per questo, mutando le forme espressive si deve porre attenzione a non mutare il contenuto. L’opera del Longhi ci offre un esempio. Un battistero, rivestito solennemente, è al centro della tela. Una colonna ci avverte che, più in là, l’edificio continua e che, come vuole la liturgia, il fonte battesimale è al di fuori dell’aula assembleare, prima dell’inizio della navata della chiesa. Ove le chiese lo permettono è ancora così, benché oggi, non di rado, si usi collocare il fonte battesimale sull’altare maggiore e lì celebrare tutto il rito. Se questo agevola la partecipazione dei familiari dei battezzandi, spesso numerosi, si perde però il significato simbolico della posizione del battistero. Quando erano per lo più persone adulte a chiedere il battesimo, nel percorso catechetico partecipavano sì alla messa, ma uscivano all’inizio della liturgia eucaristica: non avendo, infatti, ancora ricevuto il battesimo non potevano accedere agli altri sacramenti. Il Battistero, dunque, collocato all’inizio della navata in un’aula a parte, stava a significare il passaggio da catecumeni a neofiti. I catecumeni, ovvero coloro che si preparavano a diventare cristiani, dopo aver attraversato il fonte battesimale diventavano neofiti, potevano accedere alla navata e ricevere l’Eucaristia. Un tempo, come avviene ancora nella Chiesa ortodossa (e nel rito cattolico per il battesimo degli adulti), battesimo, comunione e cresima erano somministrati insieme nel rito battesimale. Accanto al battistero il Longhi ritrae il sacerdote con cotta e stola e abito talare, elementi liturgici tuttora esistenti, anche il piccolo chierico indossa un abito con la cotta. Egli è l’unico che ci guarda mentre solleva la candela. L’elemento della luce, accanto all’acqua, è simbolo indispensabile nel battesimo. Abbiamo già avuto modo di ricordare in queste pagine come i battezzati erano detti illuminati. La candela (retta dal padre quando il catecumeno è piccolo o, come in questo caso, dal ministrante), è accesa direttamente al cero pasquale e significa la realtà stessa dell’evento. Col battesimo, infatti, siamo rivestiti di luce: passando nell’acqua della morte e sepoltura di Cristo, siamo da Lui illuminati (=cero pasquale) con la grazia della sua risurrezione. A questa Verità essenziale allude lo sguardo del chierichetto del Longhi.
L’acqua versata sul capo è un uso antico e frequente sebbene, oggi come ieri, in molte parti si celebri il battesimo con l’immersione completa del catecumeno nel fonte. In tal caso la differenza della forma non cambia la sostanza del contenuto: si tratta sempre del segno della sepoltura con Cristo nella morte e dell’emersione con Lui nella risurrezione. Stupisce forse agli occhi moderni vedere che sia un uomo, e precisamente il padrino, a presentare la bambina al fonte. La donna accanto a lui non è la madre ma la madrina, mentre un terzo personaggio, giovane, reca l’olio per l’unzione. L’olio è il terzo simbolo importante nel battesimo (un tempo si usava anche il sale) il termine cristiano, del resto, significa unto. Con l’olio si riceve già, nel battesimo quell’unzione dello spirito che la Cresima conferma e perfeziona. Ma dov’è la madre della bimba qui battezzata? Pietro Longhi la ritrae dietro la colonna. seguendo i dettami del Primo Testamento, la donna dopo il parto risultava impura e necessitava di un rito di purificazione. In ambito cristiano la purificazione della madre avveniva dopo la riconsegna del bimbo alla madre, a battesimo avvenuto. Così questa nobildonna riccamente abbigliata resta come in attesa di essere lei pure, in certo senso, reintegrata a pieno titolo nella comunità cristiana dopo aver ricevuto fra le braccia la sua bimba santificata dalle acque. Una simile procedura risulta strana a noi moderni e la positività con cui oggi si guarda alle donne partorienti è certamente una conquista da non perdere, tuttavia l’usanza che il Longhi ci racconta aveva il pregio di legare indissolubilmente la santità del bambino con quella della madre, sigillando vita umana e vita eterna entro il rapporto fra madre naturale e madre Chiesa.

suor Maria Gloria Riva, settembre 2020